martedì, Marzo 19, 2024

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Odaka Yoga, l'”onda” danzante di Charlotte Lazzari

Ecco una bella intervista a Charlotte Lazzari, ballerina professionista italo-francese e moglie di Kledi Kadiu

Charlotte Lazzari Le origini dello Yoga.

Con il sostantivo maschile sanscrito Yoga, nella terminologia delle religioni originarie dell’India, si indicano le pratiche ascetiche e meditative. In particolare e nello specifico delle tradizioni Hindu, lo Yoga è sempre stato inteso come mezzo e tramite per la salvezza spirituale e per questo disciplinato a seconda delle scuole di provenienza.

Lo stile Odaka Yoga nasce da un’idea di Roberto Milletti e Francesca Cassia, il cui significato deriva dall’acrostico del nome giapponese di Roberto, già Maestro di Arti Marziali, poi convertito allo Yoga. In particolare, questo metodo si propone come “modo” di fluire come onde, come per assonanza l’acqua fluisce nelle varie situazioni della vita. Il suo comportamento, forte, non si ribella, non combatte ma si adatta e trova la via nel pensiero filosofico simbolico dell’elemento. Anche per questo, lo stile Odaka Yoga si propone adatto a tutti, anche per persone con problematiche fisiche complesse.

Charlotte Lazzari è una ballerina professionista italo-francese, deliziosa nel suo incedere semplice e naturale, a prima vista priva di quell’alone di rilievo che, una giovane donna nella sua posizione, spesso ricopre il ruolo privilegiato nel mondo dello spettacolo mediatico. Alla ribalta della cronaca per essere convolata a nozze con il noto ballerino albanese Kledi Kadiu, scongiurando i 18 anni di distanza anagrafica che li separano, Charlotte diventa la mamma di Léa, amplificando la bellezza interiore del suo karma.

La Lazzari inizia i suoi studi all’età di 13 anni a Cannes, presso l’Ecole Supérieure de Danse di Rosella Hightower, ESDC, per poi diplomarsi presso l’Accademia di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Nel suo percorso professionale lavora presso la Compagnia dello Junior Balletto di Toscana, per poi trasferirsi in Germania e danzare presso lo Staatsoper di Hannover con ruoli anche in qualità di solista. La sua permanenza in questa Compagnia le permette di conoscere lo Yoga, praticandolo come disciplina terapeutica e di sostegno alla danza. La versatilità dello stile Odaka Yoga diventa il suo motore di ricerca, per divulgarne l’etica e la pratica.

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Quali sono le differenze o similitudini che Charlotte Lazzari ha incontrato nello studio della danza, in Francia e in Italia?

Le differenze sostanziali sono prettamente di riconoscimento Istituzionale. Sono francese da parte di madre e italiana da parte di padre. Negli anni della mia prima adolescenza ho studiato in Francia e, come è noto, il Paese è strutturato con Conservatori per lo studio della danza e della musica che danno l’accesso con esami e provini ad entrare nelle Compagnie presenti sul territorio nazionale, in quanto le materie della danza e della musica, in tutti gli ordini di grado scolastico (elementare, medie e superiori), sono inserite nel piano dell’offerta formativa scolastica P.O.F.

Ho frequentato tre anni presso la prestigiosa scuola di Rosella Higthower, per poi arrivare in Italia dove mi sono diplomata presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala a Milano, diretta da Frédéric Olivieri, ma il mio cuore rimane ancorato agli anni in cui in Francia ho studiato, poiché la disciplina della danza e lo studio di tutte le altre materie erano paritetiche, al fine della promozione, per cui lo stimolo di crescere culturalmente era all’ordine del giorno. Ad esempio, pur essendo bilingue, la grammatica francese e la scrittura ho potuto perfezionarla seguendo a scuola lezioni specifiche per migliorarmi, di cui ho apprezzato molto la loro efficacia.

In Italia ho rimpianto questo programma di studi integrato, che solo negli ultimi anni si sta delineando con l’avvento dei Licei Coreutici.

Charlotte Lazzari è più incline allo stile della danza classica o contemporanea?

Pensavo di avere una predisposizione alla danza classica, ma studiando mi sono resa conto di sentirmi più incline allo stile del neoclassico e contemporaneo, anche se il rigore della danza classica è un insieme di regole importanti e necessarie per regolare la preparazione e la disciplina mente e corpo del ballerino.

Charlotte Lazzari Quando è nato l’interesse per la disciplina e la filosofia dello Yoga, in particolare per lo stile Odaka?

Ho iniziato a seguire un corso di Yoga quando mi trovavo a lavorare in Compagnia ad Hannover, in Germania, una pratica che il direttore aveva affiancato a noi danzatori con una valenza terapeutica e di supporto allo studio e lavoro di tante ore di prove spettacolo, per lasciare defluire le tensioni dal corpo. Ricordo nelle prime lezioni, mentre praticavo, aumentare le tensioni nel fisico, ma nello stesso tempo ampliare le vedute sul movimento corporeo. Ho cominciato a leggere e ricercare quale stile di Yoga fosse più adatto a me e si è aperto un mondo, fatto di un ventaglio di molteplici stili, adatti per ogni tipologia di persona. Non ho uno spirito competitivo, e dopo aver scoperto la pratica dello yoga, anche la mia attitudine alla danza è cambiata. Ho vissuto un anno di transizione, e la scelta coraggiosa di licenziarmi dalla Compagnia mi ha portata poi in Italia a lavorare al Balletto di Roma, dove il destino mi ha fatto incontrare Kledi, il mio attuale compagno e marito.

Quali impegni sul fronte dello Yoga per i festeggiamenti della Giornata Mondiale indetta il 21 giugno?

Grazie anche al brand Freddy per il supporto all’evento, a Milano nel giorno del Solstizio d’Estate, il 21 giugno per lo Yogafestival International Day, si terrà una sessione di Yoga e meditazione condotta da Ram Rattan Singh, medico chirurgo e insegnante di Yoga, autore del progetto Yoga e Salute, la cui partecipazione è gratuita, previa iscrizione a www.yogafestival.it/international

In cosa consiste l’Odaka Yoga?

Mi trovavo già a Roma quando non a caso, passeggiando, mi sono imbattuta in una via in un Centro Yoga. Hho iniziato a frequentarlo da cliente, iscrivendomi ad un corso, ed ho scoperto lo stile Odaka dello Yoga, molto vicino alle mie corde. Il metodo e la filosofia è: il cuore e la tradizione portano alle regole. In generale chi vuole avvicinarsi a queste pratiche abbraccia uno stile di vita che comprende un’alimentazione vegetariana, anche molto rigida. Lo stile Odaka non lo impone, per questo motivo è adatto a tutti. Si basa sulla biomeccanica funzionale. Un’“onda” che corre e fluisce per arrivare all’”alta marea” (cingolo scapolo omerale) e alla “bassa marea” (bacino). Godersi ogni attimo del viaggio per arrivare alla meta. Una pratica che cerco di portare nel mio quotidiano con una forma più avanzata da eseguire, mentre impartendo la lezione, mi attengo al codice che include un saluto al sole con le onde. Un flusso, il Ki Flow, che equivale al Prana.

Quali sono le peculiarità della pratica Odaka Yoga Prenatal?

Questa pratica, molto più emozionale ed evocativa, varia con i trimestri della gravidanza. Si partecipa condividendo il pianto con la voce, il respiro e i Mantra, per collegarsi profondamente con l’atto creativo della gestazione. Purtroppo quando ho dato alla luce la nostra bambina, Léa, con cui ho un forte legame simbiotico, non avevo ancora applicato questo stile, ma inconsciamente, nel momento del travaglio, io ondeggiavo con il bacino, un preludio a quello, che poi ho iniziato ad insegnare alle gestanti.

Charlotte Lazzari Nello spettacolo “L’Angelo bugiardo”, in memoria di Lucio Dalla, che emozione è stata ballare a fianco di Kledi Kadiu, tuo partner artistico e nella vita?

Era la prima volta che abbiamo ballato insieme. In realtà il nostro passo a due, coreografato da entrambi, era un video proiettato nel contesto della drammaturgia dello spettacolo, in memoria di Lucio Dalla. Nato un po’ per caso, è un cammeo che mi resterà come un bel ricordo, se non capitasse più di ballare con lui.

Quali sono gli impegni prossimi sul fronte artistico della danza e/o dello Yoga?

Mi piacerebbe aprire un Centro di Yoga qui a Rimini, pur lasciando lo spazio di arricchirmi viaggiando in Italia e all’estero per divulgare il metodo. I fondatori mi hanno inserita, infatti, nel team di Formazione per andare in Oriente, in Malesia e Giappone, per continuare a trasformare attraverso la pratica, lo stile. Con un pizzico di ironia, mi piacerebbe “convertire” Kledi alla pratica, coinvolgendolo ulteriormente.

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