Sarà vincente la prossima stagione del Nuovo Teatro San Paolo

Presentato il cartellone 2019/2020 del Nuovo Teatro San Paolo di Roma

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Nuovo Teatro San Paolo

Nuovo Teatro San PaoloNella tarda mattinata di sabato 28 settembre 2019 presso i locali del Nuovo Teatro San Paolo si è svolta la manifestazione che inaugura la nuova stagione 2019-2020.

Sarà un cartellone inedito, il primo, all’insegna della nuova drammaturgia.

Un’ avventura singolare e necessaria che di fatto celebra la maggiore età di un teatro di pionieri. Ripudiati canoni scontati e triti di chi si ostina con supponenza a raschiare il barile al di qua del muro, ha saputo rompere gli indugi guardando altrove. Il proposito fondante è di offrire spazio ed occasione a testi di nuova drammaturgia meritevoli di attenzione, rinnovandosi ogni anno prescindendo da pregiudizi, senza rincorrere l’effimero, con umile propensione e furore dionisiaco. Originalità e sperimentazione coniugate a metodo e disciplina fanno sistema, confortano le attese e consolidano il risultato. Frutto di una passione indomita e di un lavoro corale dispendioso e per questo appagante, la stagione che verrà prevede l’allestimento di otto testi scritti da altrettanti più o meno giovani autori risultati vincitori di un concorso denominato Belli lunghi, dopo una selezione di ben 400 opere provenienti da ogni parte d’Italia.

Tutto ha avuto inizio quattro anni fa con il primo bando dedicato a corti e monologhi teatrali, Belli corti, appunto, e la naturale evoluzione non poteva che estendersi a delle opere naturalmente più complesse, diversamente articolate per intreccio e struttura oltreché per durata. L’idea, pur ambiziosa, poteva bastare, ma quando i progetti rimangono favole, si può continuare a sognare; se poi le visioni si condividono con i predestinati, c’è più gusto, le idee si confrontano e la qualità se ne avvale. Alea iacta est, e non si torna indietro.

Nuovo Teatro San PaoloMadrina dell’evento, come ormai consuetudine per le occasioni speciali, ancora una volta è Lisa Recchia, attrice nonché regista, fervente pasionaria sempre allo sbaraglio quando la postazione avanzata serve ad abbattere diffidenze e timori da quarta parete.

La scena iniziale è per Warios, l’artista seguace del Caligraffiti, ibrida forma d’arte d’importazione che combina calligrafia e graffiti. E’ lui che realizza le locandine del San Paolo e inaugura la kermesse esibendosi live painting con una performance di oltre un’ora.

Andrea Monti, Ferruccio Ferrante, Lorenzo De Liberato e Maurizio Faraoni sono i quattro moschettieri responsabili della sfida. Coadiuvati da gregari di lusso come Francesco Nicolai, Matelda Sabatiello, Giorgia Valeri, Umberto Papadia, Mary Di Tommaso e dalla stessa infaticabile Lisa Recchia.

Il direttore artistico Andrea Monti e Ferruccio Ferrante introducono gli ospiti secondo l’ordine di allestimento degli spettacoli.

Sono i vincitori del concorso, sconosciuti al vasto pubblico e schierati sul palco per la presentazione della stagione 2019-2020, tutta loro. Avranno il privilegio di assistere ai rispettivi lavori da protagonisti nel cartellone d’esordio della breve storia del Nuovo San Paolo. Un riconoscimento incoraggiante, un’intuizione felice. Gli allievi registi ed attori dell’Accademia del teatro dovranno mettere in scena gli otto copioni prescelti. Un susseguirsi di opportunità da cogliere che infonde valore aggiunto ad una produzione tutta interna.

Sono sei i vincitori presenti: Maury Incen (Fritz und Thea, auf wiedersehen), Michela Tilli (Shakespeare in war), Antonio Casto (La fauna batterica), Luca Aiello (L’attesa), Luigi Salerno (Le due stanze del colloquio), Ciro Ciancio (Le storie sono un antidolorifico naturale). Inviano messaggi vocali Gerardo Caputo (L’ospite) e Giancarlo Loffarelli (Erinni), impossibilitati a presenziare.

Nuovo Teatro San PaoloLa programmazione, che avrà inizio ad ottobre con L’ospite, può essere idealmente suddivisa in due parti. Si inizierà con testi la cui narrazione, logica e consequenziale, è più convenzionale, discorsiva e decifrabile. Si passerà quindi a copioni più impervi, cerebrali ed ermetici, tra crisi di identità e incomunicabilità, in cui si colgono influenze tra avanguardia e teatro dell’assurdo.

Ne L’ospite Gerardo Caputo tratteggia con implacabile ironia l’amoralità aberrante, i rozzi formalismi e le ipocrisie perverse che nutrono i rapporti interpersonali di un ambito parentale squallido, solo apparentemente perbene. Si descrive l’atmosfera greve ed inquietante di un interno di famiglia che precede il ritorno a casa del figliol prodigo la cui colpa provocherà una decisione condivisa a dir poco agghiacciante…

Fritz und Thea, auf wiedersehen di Maury Incen immagina l’ultima notte tra il regista Fritz Lang e la moglie Thea von Harbou, inquietante scrittrice oltreché regista suggestionata da atmosfere cupe e morbose. Lui si rifugerà in Francia e poi negli Stati Uniti. Lei aderirà al partito nazionalsocialista dopo la fine della relazione con Lang.

Shakespeare in war vuole essere l’omaggio di Michela Tilli ad un popolo che non ha mai conosciuto la pace e a Rifaat, insegnante palestinese della Striscia di Gaza che con i suoi ragazzi si affida al teatro del grande drammaturgo e la figura di Shylock de Il Mercante di Veneziasarà il pretesto più verosimile e coinvolgente per allontanarli in parte dalle brutture di una guerra fratricida e assaporare insieme l’illusione di normalità.

Antonio Casto ne La fauna batterica descrive con toni grotteschi e a volte macabri l’ossessione e la dipendenza da cibo, sotto qualsiasi forma ed aspetto, compreso quello ambientale, i condizionamenti estremi del metabolismo e del mercato globale, i risvolti tragicomici.

Erinni di Gianfranco Loffarelli evoca una oscura nemesi cha alligna nell’universo come nel cuore dell’uomo. È ambientata in una trattoria di Trastevere e copre l’arco temporale di oltre mezzo secolo Tra dialoghi serrati, imprevisti e colpi di scena, in un crescendo di emozioni a tinte forti, è un crudo atto di accusa contro ogni discriminazione e ogni sentimento di vendetta.

L’attesa di Luca Aiello è un testo introspettivo, di non semplice fruizione, tra una realtà apparente e sfuggente e l’immaginazione lacerante. È la crisi di una coppia non più giovane alle prese con una presunta gravidanza di lei che farà saltare gli equilibri e scoperchierà una realtà imbarazzante scatenando la dissociazione tipica dei conflitti irrisolti. Le incertezze e la precarietà delle stagioni che passano, se non accettate, inducono instabilità e confusione e perpetuano l’inadeguatezza del vivere.

Le due stanze del colloquio di Luigi Salerno è l’incontro fortuito di tre personaggi che si ritrovano nell’ anticamera di un ambulatorio specialistico mentre aspettano una visita fissata incautamente alla medesima ora. Tra confidenze e cautele, paure e speranze, riveleranno le loro contrastanti personalità, in un tourbillon di sollecitazioni e labili equilibri. Mutevole gioco di specchi, di gestualità e raffinatezze espressive che si perfeziona arricchendosi quando i tre verranno convocati nella seconda stanza. Viene quindi ricordato  dai giurati in sala che Luigi Salerno è entrato fra i venti finalisti di Belli lunghi anche con La promessa di matrimonio.

Infine Le storie sono un antidolorifico naturale di Ciro Ciancio è la surreale analisi di quegli atteggiamenti che adottiamo di fronte ad ogni verità scomoda e compromettente, addomesticata a piacimento secondo  convenienza per non esserne travolti e sopravvivere  meglio. Il concetto di verità che assumiamo è distorsivo, è sempre parziale e comunque mediato e riduttivo. Ognuno lo orienta secondo il proprio microcosmo ideologico e gli stati d’animo. Lo spunto è uno stravagante regalo di compleanno, a dir poco demenziale oltreché raccapricciante. Tutto ruota intorno ad un bimbo morto o presunto tale. Il lavoro è stato preferito ad un altro dello stesso giovanissimo, disinvolto autore entrato tra i venti finalisti, L’amore coprirà una moltitudine di peccati, per motivi di opportunità e autocensura, dato il tema e le immagini adombrate ma non per questo meno esplicite, come chiarisce con rispettosa ironia il direttore artistico Andrea Monti. Il teatro è pur sempre un corpo autonomo ma non estraneo all’interno di un istituto religioso!

Oltre ai bandi Belli lunghi e Belli corti, il Nuovo Teatro San Paolo nel 2019 ha istituito il premio Belli passi teso alla scoperta e valorizzazione di nuovi coreografi. Svolge da dieci anni attività di laboratorio teatrale e dal 2014 è operativa un’accademia musicale; insieme garantiscono oltre trenta differenti proposte formative rivolte ad ogni fascia di età.

Dal 2015 Ciao mamma, vado a teatroè un fantasmagorico contenitore di spettacoli per bambini che anche quest’anno, da ottobre e fino all’epifania, farà felici i più piccoli.

Infine le note dolenti di Andrea Monti che riguardano la stragrande maggioranza dei teatri italiani, la mancanza di finanziamenti e la necessità di far fronte a spese di gestione e di produzione davvero consistenti che gli abbonamenti non sono in grado di soddisfare. Il consuntivo delle attività fin qui svolte e l’accorato appello del direttore artistico affinché il pubblico vada a teatro. A seguire le domande di spettatori e stampa. L’elogio infine rivolto agli autori.
L’auspicio di ritrovarsi fra un anno qui dopo aver aperto le porte anche alle compagnie esterne è il messaggio di fiducia che chiude un matinée pieno di significati e lascia il segno. Legittimerà lo straordinario lavoro fin qui svolto e consacrerà il rigore e l’entusiasmo temerario di un manipolo di valorosi eletti. Là dove osano le aquile.

Tanti auguri al Nuovo Teatro San Paolo e…ad maiora!