Ci sono due certezze nella vita: la prima è la morte e la seconda è che, anche quelli che si dicono duri e puri, integerrimi nel rinnegare il festival della canzone italiana, in realtà una sbirciatina gliela danno sempre. E uno di questi esemplari di diffamatori della musica leggera e del baraccone dell’Ariston che fa dello zapping segreto su Rai 1, vive in casa con me…
Perché, alla fine, Sanremo è Sanremo. Magari, di canzoni decenti ce ne sono tre, a volte l’intrattenimento è brillante come un film muto dei primi del ‘900 e ogni serata ha una durata complessiva della somma di tutte le puntate di “Beautiful”, ma ci sono dei momenti indimenticabili, che valgono un’intera edizione.
E quando parlo di momenti indimenticabili mi riferisco alle scene più imbarazzanti e trash che in questi 69 anni hanno dato luce e splendore al Festival.
Ecco qua la mia personale top 5:
1- Ornella Vanoni che non capisce che premio ha vinto (2018)
La mitica Ornellona (o forse era Virginia Raffaele?) nel 2018, ad un orario da after in un rave party, viene premiata con la targa come miglior interprete da Claudio Baglioni. In evidente stato confusionale la sua reazione è quella di chiedere: “È il premio di?”, ovvero “Ma che mi state dando?”. Replicherà l’episodio di sonnambulismo nel programma “Ora o mai più”, condotto da Amadeus, andato in onda pochi giorni fa.
2 – Brian Molko dei Placebo che pensa di essere a Woodstock (2001)
Nel 2001, durante il Festival condotto da Raffaella Carrà con Megan Gale, Enrico Papi e Massimo Ceccherini, fra gli ospiti internazionali ci sono i Placebo, molto adatti per il pubblico frizzantino dell’Ariston. Brian Molko si presenta in completo di pelle e occhiali scuri cantando “Special K”, che non è un inno ai croccanti cereali Kellogg’s ma un riferimento alla ketamina. Finisce l’esibizione spaccando la chitarra su un amplificatore. Il pubblico gradisce molto e lo accompagna all’uscita dal palco al grido di “Scemo, scemo, …”
3 – Le canzoni da Radio Maria e da decreto Pillon di Nek e Povia (1993 e 2009)
26 anni fa, Nek non aveva i capelli brizzolati, i tatuaggi, non era fashion e ancora Laura non era andata via. Poi, ha sentito che cantava “In te (Il figlio che non vuoi)” e si è levata di mezzo. Era il 1993 e Nek presentò questa canzone antiabortista al festival, una strappastoria lacrime che faceva così: “Lui vive in te, si muove in te, con mani cucciole, è in te…”
Un’altra bella canzone clericale e, questa volta anti-gender, che immagino Pillon e Fontana abbiamo su Spotify, è “Luca era gay (ma adesso sta con lei)” di Giuseppe Povia. Non era il 1250 ma il 2009 e il cantante toscano si presentò con questa moderna canzone da santone guaritore di omosessuali…
4 – Il podio del Festival del 2010
È uno dei punti più bassi del Festival con un podio (eccetto Marco Mengoni) di canzoni così terrificanti al cui confronto “Fiumi di parole” dei Jalisse è da Grammy Awards. Il vincitore fu sua maestà “belli capelli” Valerio Scanu con la canzone “Per tutte le volte che”, che noi ricordiamo però semplicemente con “In tutti i laghi, in tutti i luoghi” e il secondo posto (rabbrividiamo) andò a Pupo, Emanuele Filiberto e un tenore preso a caso, con la canzone “Italia amore mio”. Risultato: nel momento in cui Antonellina Clerici nominò gli esclusi dai primi tre posti, fra cui Malika Ayane e Noemi, l’orchestra iniziò a fischiare e lanciare gli spartiti.
5- Pippo Baudo che salva un aspirante suicida (1995)
Pippo Baudo non solo ha condotto tredici Festival ma ha anche salvato vite umane. Era il 1995 e un quarantenne, tale Pino Pagano, voleva uccidersi buttandosi da una balconata. Pippo si mise il mantello da SupePippo, salì dall’uomo e lo convinse a scendere con la bravura di un esperto analista. Pagano ha poi rivelato che l’intera scena era stata combinata con la Rai ma che Baudo era davvero ignaro di tutto.