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“Taddrarite” ovvero verità nascoste in una Sicilia patriarcale

Andato in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano nell'ambito di Tramedautore Festival 2020

TaddrariteTaddrarite ha ricevuto il Premio Roma Fringe Festival 2014 per la migliore drammaturgia, la migliore attrice e il miglior spettacolo. In questi giorni è stato protagonista di una delle giornate di TRAMEDAUTORE 2020, Festival Internazionale delle Drammaturgie ormai giunto alla sua XXesima edizione al Piccolo Teatro di Milano.

Un quadretto siciliano dal gusto macabro e dai toni grotteschi Taddrarite, mette in scena tre sorelle vestite di nero intorno alla bara del marito della sorella minore durante l’ultima notte prima della sepoltura. Maria, Rosa e Franca sono state tenute nascoste come ombre o come pipistrelli (“Taddrarite” in dialetto siciliano), vittime di violenze fisiche e psicologiche. Dopo anni di soprusi, adesso, sono libere di essere e sentirsi Donne dai tratti fortemente caratterizzati e con la facoltà di scelta.

Scritto e diretto da Luana Rondinelli (2011), Taddrarite accosta lo spettacolo sia a un tipo di teatro sociale che pone la lente di ingrandimento sulla indipendenza e sul ruolo della donna, come accade in alcuni drammi borghesi di Ibsen, sia a tematiche quanto mai attuali e vicine ai nostri giorni.

TaddrariteLe tre sorelle, interpretate da Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza, Antonia Truppo, sono rimaste vedove (per fortuna!) e a quanto pare sono intenzionate a restarci (ormai “allergiche alli masculi”). Il momento della veglia funebre diventa l’occasione per sentirsi vicine nel dolore e per sentirsi più forti nella condivisione. Un racconto scorrevole, diretto e senza troppi fronzoli, a tratti commovente, a tratti portatore di un umorismo dalle note stridenti. La recitazione dai ritmi coinvolgenti e di forte carica espressiva, alterna a momenti di dialogo e confronto tra le sorelle, momenti di “teatro nel teatro” con accattivanti flashback nel passato delle tre donne. Le parole e i ricordi sono espedienti per scacciare via la paura, il senso di soffocamento e di strangolamento taciuti per anni. L’Ave Maria recitato diventa il leitmotiv dello spettacolo, il quale viene puntualmente interrotto da quadretti di memorie di atroce violenza (come l’essere prese a legnate, come l’essere abbracciate così forte da sentirsi senza respiro, come l’essere picchiate nella notte e non poterne parlare con nessuno).

Il sogno di un amore mancato e da sempre desiderato, diventando un incubo, ma coronato dall’aver partorito tre figlie femmine per cui si sogna un futuro migliore. L’intento e il messaggio ripetuto è quello di “rompere la catena”, ovvero rompere questo subire, cominciare di nuovo a vivere.

Lo spettacolo mostra la condizione della donna in una Sicilia patriarcale, una donna ancora fragile, ma pronta a rialzarsi. Taddrarite è una perla di ironia su una tematica seria, che schernisce la morte e beffeggia la sorte: “il destino ha scelto anche la sorte dei loro violenti mariti”.

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