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Toccare, The White Dance

Pensieri in movimento e armonie archetipiche. La performance-concerto è andata in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano e apre il festival di danza contemporanea MilanOltre 2020

Toccare, The White Dance
Foto di Andrea Macchia

Giunto alla 34esima edizione il Festival MILANoLTRE 2020 al Teatro Elfo Puccini di Milano si colloca a conclusione di un triennio che ha gettato lo sguardo verso Oriente e che proprio quest’anno avrebbe voluto concretizzarsi nel disegno di un ponte ideale tra il Bacino del Mediterraneo e la Via della Seta. Il progetto sarà realizzato interamente a due riprese tra le due stagioni 2020 e 2021. Il Festival ha aperto i battenti in grande stile con lo spettacolo Toccare, The White Dance, nuova produzione di Cristina Kristal Rizzo, a cui seguiranno sino al 10 ottobre ospiti molto interessanti della scena della danza contemporanea come Fabrizio Favale, Simona Bertozzi, Michele Di Stefano, Roberto Zappalà e molti altri nomi di spicco.

Toccare verbo e azione diventati ormai quasi un tabù nel quotidiano, è il titolo del nuovo spettacolo di Cristina Kristal Rizzo, coreografa e danzatrice toscana formatasi alla Martha Graham School of York, al Cunningham Studio e alla Trisha Brown Dance company. Le sue coreografie sono puri concetti in movimento libero che assumono consistenza (ma sono pur sempre inafferrabili) in corpi fluttuanti e leggeri in cerca di sè stessi che,come monadi pitagoriche, tornano all’ἀρχή (principio) dell’universo. Siamo all’insegna di meticolosità cinetica eppure naturale e di una eufonia totalizzante, di quella armonia musicale tanto cara al musicista francese Jean Philippe Rameau. Secondo Rameau, noto filosofo della musica e musicista tra Seicentro e Settecento, la musica sa esprimere, attraverso l’armonia, il divino ordine universale, ossia la natura stessa.

Lo spettacolo è una performance-concerto dove i corpi diventano partiture musicali che prendono vita sui brani di Rameau. Tratti da Les Pièces de clavecin, i brani del musicista francese vengono qui curati interamente con adattamento, direzione musicale e clavicembalo da Ruggero Laganà.

Sul palco a tracciare equilibri e disequilibri ci sono 4 danzatori: Annamaria AjmoneJari Boldrini, Sara Sguotti, Kenji Paisley-Hortensia. Perfezione delle linee e ritmi accattivanti assumono un andamento incalzante identificandosi con gli accenti di un flauto ipnotico dal suono di evocazioni ferine (di Antonella Bini).

Toccare, The White Dance
Foto di Andrea Macchia

L’ingresso elegante e misterioso di una raffinata Cristina Rizzo avvolta da un abito dark luccicante, introduce e enfatizza un lavoro incentrato su precisione analitica esecutiva del tratto gestuale, che rende questo spettacolo una partituta coreutica di distanze-vicinanze concettuali, di spazi mentali che diventano scatole apribili e aperte. Nella prima parte i corpi non si toccano mai, come in un percorso in cui rirovare sè stessi per ritrovare l’altro. Le atmosfere diventano oniriche e quasi arcaiche e rituali, i volti esprimono nostalgiche memorie, i moti diventano vortici di anime che fuoriescono dall’involucro del corpo per innalzarsi (si susseguono camminate in punta di piedi) per restare sospesi e per poi raggiungere il tocco, il toccarsi appunto, delle anime.

Siamo davanti a un percorso graduale e infallibile dal concreto all’astratto, dal terreno al divino.

Un senso di sospensione raggiunge l’apice quando i corpi danzanti salgono su superfici sopraelevate, i suoni si fanno più dark e concreti. Accessori come guanti luccicanti illuminano una scena più buia. I corpi e i movimenti da precisi e reiterati, subiscono una metamorfosi erotica (da Ἔρως, amore): ondeggianti e liberi, sono in simbiosi con le melodie orientaleggianti di Rameu, ne hanno seguito l’evoluzione dall’inizio alla fine. La scelta del numero 4 (4 danzatori) non è casuale, considerando che questo numero è manifestazione di ciò che è concreto, del moto, dell’infinito, della completezza e della forma geometrica del quadrato.

Le notevoli percussioni di Elio Marchesini contribuiscono sino alla fine a dare una nota ritmica originale, di forte impatto immaginifico e di coinvolgimento verso un desiderio di evasione.

The White Dance lascia il senso del toccarsi come sfiorarsi restando sospesi, come un sentirsi reciproco in un’armonia ritrovata e da tempo persa. Rizzo lascia così l’idea di una nuova “poetica del conoscersi”, in un periodo in cui ri-conoscersi è difficile.

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