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Al Teatro San Ferdinando di Napoli il debutto dello spettacolo HOSPES, -ĬTIS

martedì 12 ottobre alle 21.00, con repliche fino a domenica 17

Al Teatro San Ferdinando di Napoli

l’anteprima di Stagione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale

con il debutto dello spettacolo

HOSPES, -ĬTIS 

il testo di Fabio Pisano vincitore Premio Hystrio-scritture di scena 2019

sul tema della “cura” con la regia di Davide Iodice

al teatro di Piazza Eduardo De Filippo dal 12 al 17 ottobre

Il pubblico verrà accolto in teatro dall’opera scultorea in “argilla fresca”

Impermanenza di Michelangelo Fornaro allestita nel foyer del teatro.

 

E’ affidata allo spettacolo Hospes, -ĭtis l’anteprima di apertura della nuova Stagione del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò, prevista al Teatro San Ferdinando martedì 12 ottobre alle 21.00, con repliche fino a domenica 17 secondo il calendario di orari sotto indicato.

Scritto da Fabio Pisano – vincitore del Premio Hystrio-scritture di scena 2019 – con la regia di Davide Iodice, lo spettacolo è interpretato da Angelica Bifano, Carolina Cametti, Antimo Casertano, Orlando Cinque, Daniel Dwerryhouse, Noemi Francesca, Damiano Rossi, Giulia Salvarani, Ilaria Scarano, Sebastiano Sicurezza, Aida Talliente, Emilio Vacca, Francesco Vitale.

Le scene dello spettacolo sono di Tiziano Fario; i costumi di Daniela Salernitano; le luci di Loïc Francois Hamelin; i video di Michelangelo Fornaro; training e studi sul movimento di Chiara Alborino. La produzioneè del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale.

Hospes, –ĭtis racconta le vicende di un gruppo di persone, pazienti e personale di una struttura che accoglie malati con patologie rare in stato avanzato e terminale, per accompagnarli alla morte, senza forzature, senza aiuti. Non si pratica l’eutanasia, i pazienti aspettano di morire «con la barba sempre fatta, sempre lavati, puliti. Sempre con dignità». All’interno della struttura si alternano le vicende dei pazienti, chiamati col nome delle proprie patologie, e del personale, dal direttore al factotum.

«Rileggo Hospes – hospitīs, annota il regista Davide Iodice, in questo tempo distopico in cui la pandemia ci ha confinato, e al fremito che sempre la poesia provoca, si aggiunge lo scuotimento per un presente che supera ogni metafora. Di certo Fabio Pisano non poteva immaginare che quell’esperienza di malattia di cura e infine di morte, vissuta nella singolarità di una vicenda familiare, potesse diventare una condizione collettiva, planetaria: storica. Non credo potesse immaginare, nessuno poteva, il corredo luttuoso di questi giorni, la moria degli anziani nelle case di riposo; la fame d’aria. – Non siamo in un gioco o in un pezzo di teatro. No. Questa è la vita – scrive Pisano nel suo testo, ed ecco che queste parole diventano ora l’orizzonte di una sfida che non è solo estetica, e il mantra necessario per una catarsi collettiva, da tentare una volta di più attraverso il teatro».

 

Il pubblico verrà introdotto allo spettacolo dall’opera scultorea Impermanenza di Michelangelo Fornaro, allestita nel foyer del Teatro nelle date delle rappresentazioni.

Un allestimento fuori dalla scena, dove un corpo si affaccia al di sopra di una palizzata in legno, in linea con lo stile evocativo delle videoproiezioni realizzate dallo stesso Fornaro per lo spettacolo teatrale. L’installazione scultorea guarda alla vita dall’alto di un abisso, attraverso la malattia, la paura e l’attesa della fine.

 

Teatro San Ferdinando | Napoli. Piazza Eduardo De Filippo 20

12 > 17 ottobre

HOSPES,-ITIS (Premio Hystrio-scritture di scena  2019)
drammaturgia Fabio Pisano
regia Davide Iodice
con Angelica Bifano, Carolina Cametti, Antimo Casertano, Orlando Cinque, Daniel Dwerryhouse, Noemi Francesca, Damiano Rossi, Giulia Salvarani, Ilaria Scarano, Sebastiano Sicurezza, Aida Talliente, Emilio Vacca, Francesco Vitale
scene Tiziano Fario
costumi Daniela Salernitano
luci Loïc Francois Hamelin
video Michelangelo Fornaro
musica in scena:

loop station, giocattoli, strumenti non convenzionali Aida Talliente

tastiera Ilaria Scarano

violoncello Giulia Salvarani

clarinetto Daniel Dwerryhouse
training e studi sul movimento Chiara Alborino
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

 

Orario rappresentazioni

martedì 12 ore 21.00

mercoledì 13 ore 17.00

giovedì 14 ore 17.00

venerdì 15 ore 21.00

sabato 16 ore 19.00

domenica 17 ore 18.00

 

durata dello spettacolo 1h e 30’

 

info www.teatrodinapoli.it

tel. 081.292030 | 081. 5513396

e.mail biglietteria@teatrodinapoli.it

ingressi da 10,00 € (per giovani, studenti e anziani) a 22,00 € 

L’ingresso a teatro è consentito secondo le “disposizioni” governative anti-Covid 19.

 

 

Hospes, –ĭtis  

Il testo racconta le vicende di un gruppo di persone, pazienti e personale di una struttura che accoglie malati con patologie rare in stato avanzato e terminale, per accompagnarli alla morte, senza forzature, senza aiuti. Non si pratica l’eutanasia, i pazienti aspettano di morire «con la barba sempre fatta, sempre lavati, puliti. Sempre con dignità». All’interno della struttura si alternano le vicende dei pazienti, chiamati col nome delle proprie patologie, e del personale, dal direttore al factotum.

Ognuno vive un dramma personale. Anche la Morte, che compare a dialogo sempre e solo col direttore col quale sembra avere un conto in sospeso. È il trentuno dicembre, l’ultimo giorno dell’anno, un giovedì. Il Direttore è in attesa di una telefonata. Il Factotum assiste Rohhad, il fratello in coma irreversibile, tormentato dalla promessa fattagli. La nuova infermiera lentamente s’innamora del Medico. Il Medico si lascia prendere dalla pietà per Purpura, una paziente che vuol entrare con lui nella “camera del desiderio irrealizzato”. Il Cuoco deve gestire il panico nell’organizzazione del cenone a cui, con sorpresa, prenderà parte anche il Direttore. E poi i pazienti: Cloves, Lemierre e Parkinson giocano a carte e scommettono e perdono e vincono e fanno testamenti e s’azzuffano per un debito di gioco, mentre Minamata e Schindler tentano la fuga, invano e addirittura, nel caso di Minamata, rimettendoci ciò che resta della vita.

Tutto in Hospes si mescola, tutto in Hospes perde il proprio naturale confine e allora ecco che chi deve morire vive di pulsioni vitali, chi deve vivere sente sempre più vicina la morte. La stessa Morte, si sente un peso, un di più. Hospes è un non luogo dove sopravvivere, in ogni caso, al di là della malattia e dove, in un estremo cortocircuito, tutto finisce, a una manciata di secondi dalla mezzanotte. Di Hospes non resta più nulla. Come è giusto che sia. O no?

Il testo è scritto come un atto unico, un dramma epico intervallato da frasi pronunciate da una voce sconosciuta, che parla, commenta, punteggia in tono lirico dando ritmo e respiro alla narrazione.

 

Fabio Pisano

 

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