Prima Verdi segna il debutto solistico in disco del tenore Francesco Meli, accompagnato in questo progetto dall’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Marco Armiliato. Un album che è soprattutto un viaggio personale che Meli compie nel “suo” Verdi, dalle opere dei cosiddetti anni di galera fino alle ultime, delineando un percorso attraverso la vocalità del compositore. «È il mio omaggio al grande padre del melodramma, lì dove la parola si fa musica» afferma Meli, sottolineando che Verdi sapeva con chiarezza cosa richiedere a un tenore: non retorica, ma profondo scavo nel personaggio.
Come si legge nelle note di copertina scritte dal musicologo Giovanni Vitali, Meli affronta il mito del tenore verdiano, quel cantante che per timbro, colore, estensione, volume e peso della voce è ritenuto adatto a interpretare i personaggi tenorili delle opere del compositore, «un mito che qualche studioso mette in dubbio
– precisa Vitali – ma, oggettivamente, alcune voci sono indicate più di altre a sostenere le parti verdiane». Lo stesso Verdi ne era consapevole, tanto da scegliere con un’attenzione quasi maniacale i suoi interpreti preferendoli ad altri, così come prediligeva cantanti attenti ai segni dinamici, alla varietà d’espressione. «Ogni indicazione data da Verdi è indispensabile per la giusta comprensione del personaggio – conclude Francesco Meli – non una gabbia che limita l’interprete, ma un preciso canovaccio che apre un mondo musicale, drammaturgico e teatrale, offrendo un immenso ventaglio di possibilità al musicista che vorrà far proprie le indicazioni dell’autore».