Questa pubblicazione di Maurizio Cinquegrani, medico e scrittore messinese, porta in esergo una citazione di William Shakespeare molto famosa e suggestiva: «Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni». E, aggiunge l’autore, i sogni allungano la vita. In sostanza, in termini filosofici, egli vuole affermare la funzione positiva dell’utopia nella storia umana, come motore ed energia per la realizzazione di valori e progetti nel futuro, anche se nel presente lontani dalla realtà. Non si tratta quindi di sogni vaporosi ma di ben precise esigenze dello spirito e della giustizia per raggiungere mete importanti, come, esemplificando, è successo per l’abolizione della schiavitù, l’affermazione dei diritti universali dell’uomo, l’indipendenza di ogni popolo dai gioghi coloniali e imperialisti, l’integrazione razziale, la pace per costruire società armoniose ed equilibrate.
E basterebbe citare alcune opere del pensiero in tale campo per capirne la portata: La Repubblica di Platone, incentrata sul personaggio di Socrate e che teorizza lo Stato ottimo; La città del sole di Tommaso Campanella, disegno di una città perfetta e felice basata su valori evangelici; Utopia di Tommaso Moro, sogno di un’isola fiorente agricola dove tutto funziona alla perfezione. Curioso il fatto che tutte e tre queste opere posseggano in gran parte la struttura letteraria del ‘dialogo’ e quindi non a caso, mi pare, anche il libro di Maurizio Cinquegrani – che è custode di una vasta cultura classica – va nella stessa direzione: I Dialoghi dell’Arancia, in cui egli – con l’acronimo M5G – intrattiene colloqui con vari elementi della Natura (Arancia ma anche Limone, Ulivo, Passeri, Falco…) inserendo la presenza delle Esperidi che, secondo la leggenda custodivano il pomo d’oro nel loro giardino, una specie di Eden del mito greco antico. Colloqui che vertono sui problemi fondamentali del nostro tempo.
L’autore invita tutti i contemporanei a “sognare adesso” tutti insieme, appunto per trasformare tali sogni in mete da raggiungere, richiamando quindi le coscienze, consapevole com’è del letargo delle maggioranze silenziose, alla condivisione e alla solidarietà, uniche vie per impedire un tramonto di civiltà già ampiamente in atto, per combattere l’individualismo e l’indifferenza degli “effimeri”, specie di parassiti sociali che con la loro apatia impediscono il progredire e il concretizzarsi dei sogni storici, delle utopie umane.
Altra caratteristica di quest’opera risiede nella sua natura, che realizza ciò che viene chiamato il ”parallelismo delle arti”, in questo caso il connubio fra letteratura e pittura. A differenza di altre pubblicazioni simili della Casa Editrice Miano, dove gli artisti sono due – il letterato e il pittore – qui invece le due arti si riuniscono in un unico soggetto, l’autore, che incarna in sé la doppia sensibilità artistica. Infatti, oltre ai dialoghi o ai commenti in prima persona, il libro è costituito da una serie di dipinti – acrilico su tela o acquarello su cartone – raffiguranti in modo allegorico, simbolico, metaforico, le varie realtà e i vari accadimenti del nostro tempo: viene quindi attribuita alla parte delle immagini una funzione didascalica, didattica, educativa, poiché essa ritrae ciò che viene illustrato dalla parte letteraria. Infatti, spesso, l’Arancia chiede a M5G di spiegare ciò che si vede nel dipinto e ciò che esso significa e l’autore non si sottrae mai a tale importante compito.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di disegni con pennellate di colori semplici e con immagini primitive, nel senso che sono abbozzate e ricordano le raffigurazioni spontanee della pittura naif. Tuttavia essi svolgono egregiamente la funzione suddetta, ovvero quella della comunicazione al lettore facilitata da un livello di lettura gradito alla nostra civiltà dell’immagine, dal momento che Cinquegrani sembra qui applicare la stessa concezione manzoniana dell’arte, che è stata sintetizzata dal capo del Romanticismo italiano nella celebre formula: «Il vero per soggetto; l’utile per scopo; l’interessante per mezzo». Nell’opera del nostro autore il vero risiede nell’analisi e nella denuncia dei problemi contemporanei; l’utile (inteso come insegnamento edificante) nel risvegliare le coscienze ad una presa di responsabilità per la partecipazione ad un cambiamento; l’interessante – come già detto – nei mezzi espressivi utilizzati, ovvero dialoghi e disegni, in altre parole la forza dell’alleanza tra parola e immagine come veicoli di comunicazione dei messaggi a contenuto serio, presentati però in modo accattivante.
Giustamente Cinquegrani ha sotto-intitolato il libro “Appunti di viaggio”, poiché ci vuole accompagnare in visitazioni planetarie e in altre dentro l’uomo, alla scoperta dei mali sociali e dei disagi psicologici della modernità, proponendo nuove visuali e prospettive antropologiche, ontologiche ed etiche per uscire dalla crisi, trovando in sé le energie e le possibilità di riscatto. Seguiamolo dunque in questo viaggio, fermandoci a considerare le tappe più importanti: saranno i titoli dei disegni ad orientarci.
Sosta obbligata al “38° parallelo”, la latitudine nord che, secondo l’autore «unisce terre in cui si sviluppano medesimi valori umani, spirituali ed etici». È il parallelo che attraversa il Mediterraneo della Magna Grecia, all’altezza dello Stretto di Messina, sua terra natale, e tocca altri stretti marini nevralgici nella storia umana: è questa una teoria geo-storica che troviamo esposta anche in altre sue opere. In effetti da quelle parti l’importanza del 38° parallelo è immortalata da un monumento che sorge a Bocale, zona di Reggio Calabria: esso riporta i medaglioni con l’emblema delle sei città attraversate da quella latitudine, ovvero Seul, San Francisco, Smirne, Atene, Reggio Calabria, Cordova. È in marmo di Carrara: fu creato nel 1987 dalla Società Dante Alighieri ed «auspica orizzonti di pace nell’operare della cultura».
Nientemeno che uno dei sogni-utopia de I Dialoghi dell’Arancia. Anche in terra siciliana sorge un monumento a ricordare il 38° parallelo: è la Piramide della Luce di Mauro Staccioli, situata sull’altura sovrastante Tusa, l’antica Halaea, lì collocata nel giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno che, secondo alcuni è la ricorrenza della vittoria della Luce sulle Tenebre. È un richiamo alla sacralità della vita, alla necessità di una rigenerazione dell’umanità per ritrovare la sua essenza interiore: siamo sempre in linea con i messaggi del nostro autore.
Ci avviciniamo ora al “Ponte dell’Ammiraglio Giorgio d’Antiochia 1131 d.C.” e al “Ponte dell’Ammiraglio, l’Arancia, il Falco”. Opera a dodici arcate di epoca gotica che sorse a Palermo per collegare il centro della città alla periferia, divenendo al contempo il simbolo dell’unità del neo Regno di Sicilia. Il ponte normanno si trova sul 38° parallelo e fa parte del Patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2015, ed in esso Cinquegrani vede una sorta di ara della pace «perché gli errori dell’essere umano non siano più causa di morte di altri». Nei disegni a colori vivaci raffigura il ponte, simbolo che unisce che congiunge rive diverse, la bandiera italiana in onore alla Patria, l’arancia, l’albero, il sole, il falco, la margherita… tutti emblemi di quel mondo naturale da rispettare.
Lasciamo adesso i luoghi concreti per andare nel “Mondo sensibile” una pittura astratta e surreale in cui viene richiamato il mito della famosa caverna di Platone, tutt’oggi operante poiché «siamo condizionati dalle informazioni che riceviamo e non crediamo ad altro»: così si spiega la presenza di tre Soli non immediatamente riconoscibili, un messaggio sui limiti della nostra capacità di conoscenza. Con “L’Italia e il colle della Speranza”, vi è un forte grido d’allarme per le conseguenze della violenza sulle donne e poiché nel disegno non vi è presenza umana la risposta è: «L’uomo non nasce se uccidono le donne». E allora come mai il colle della Speranza? Sulla destra della tela si riaccende la Luce ed è rappresentato il Golgota con la Croce di Cristo.
Si passa al tema ecologico con “Il Falco, l’Uman essere, lo Stretto e la Rosa”: un’allegoria dai plurimi significati, che si possono riassumere in una filosofia della natura (rosa), basata sul rispetto e l’amore per gli elementi naturali e non sul loro sfruttamento predatorio (falco). Una nuova visione planetaria è necessaria per uscire dalle angustie della vita (stretto) che ponga la Natura e l’Uomo in armonia, senza che quest’ultimo pensi di essere il padrone assoluto dell’Universo.
“L’alba del nuovo giorno” – uno dei disegni più facilmente leggibili – non contiene un messaggio di denuncia, ma di proposta: protagonista è la figura del Cristo, che irradia il mondo chiamando all’avvento del Regno di Dio, appunto il sorgere di un’alba che tutto rinnova. “Profilo greco” lascia la realtà contemporanea, così tormentata, problematica, spesso incomprensibile, per additare una civiltà della classicità antica che «…è anche un modo di essere, vita, pensiero e Anima». Quell’anima siciliana dell’autore maturata dai semi dell’ellenismo, eredità culturale e spirituale ancora operante. Le tappe di questo viaggio sono ancora tante ed ovviamente sarà il lettore a scoprirle da sé, noi affrettiamo il passo segnalandone alcune altre, che vanno ad arricchire il mosaico tematico di quest’opera.
“Eclissi”, dove si mette in guardia l’Italia contro i rischi di diventare la vittima delle “Parche d’Europa”. “Correnti dello Stretto di Messina”, in cui una scacchiera rappresentante il Mediterraneo allude al declino del mare nostrum, lasciando forti incertezze sul futuro della Patria.
“Natura e Fede”, un connubio indispensabile per la salvezza della società. “Alba binaria nello Stretto”, con due soli: uno rappresenta quello degli invisibili, ovvero tutti coloro che lavorano per aiutare gli altri in ogni campo e che prefigurano la Nuova Società.
“Sicilia, il Faro nella notte dell’uomo”; in altre parole l’isola mediterranea è diventata la patria dell’accoglienza dei migranti, nel buio dell’indifferenza. “Panta rei”, dipinto dedicato alla vicenda dell’Imperatore Caligola a Castanea delle Furie e al declino della Magna Grecia, con la citazione di Eraclito sull’inesorabilità del ‘tutto scorre’. “Attraversando il tempo”, dove rifulge la forza del messaggio cristiano sulla storia dei nostri errori. “Occhi d’acqua” è un volto di donna con mascherina, a rimarcare la difficile condizione femminile, aggravata dal tempo della pandemia.
“Fronda e la foglia”, fotografia di un destriero imbizzarrito con l’ultimo dialogo del libro, denuncia del «sistema politico del Nientismo» che vuole «prosciugare l’Anima» e cancellare l’Essere umano. «Proteggete le Scuole da tutto» è l’appello finale dell’autore, poiché senza cultura non si va da nessuna parte.
Forse nessuno poteva immaginare che dietro a un titolo criptico come I Dialoghi dell’Arancia, si celasse la visione del mondo di M5G.
Enzo Concardi