martedì, Marzo 19, 2024

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Parco della Musica Records, due nuovi album in uscita

In uscita oggi due nuovi dischi di due rappresentanti del jazz italiano, Maurizio Giammarco Rumours “Past Present” e Tino Tracanna Double Cut “Dannate Danze”

In uscita oggi per Parco della Musica Records, due nuovi album di due rappresentanti del jazz italiano, con le loto formazioni, Maurizio Giammarco Rumours con “Past Present” e Tino Tracanna Double Cut con “Dannate Danze”.
Con Rumours, una “task force” formata da due fiati, basso e batteria, senza strumento armonico, Maurizio Giammarco torna alle passioni primordiali, visto che nel 1976 il suo gruppo d’esordio come leader fu proprio con un quartetto simile (con Vittorini, Pietropaoli, Gatto). Negli ultimi tempi Giammarco ha messo a punto alcune nuove composizioni pensate proprio per questo tipo di formazione ma, cogliendo la palla al balzo, ha voluto anche riproporre qualche tema proveniente da quel passato appena citato e rimasto poi nel cassetto: temi che, pur revisionati attraverso la sensibilità e la competenza di oggi, rimangono emotivamente e concettualmente legati a quell’epoca. Il quartetto “senza strumento armonico” offre ampi spazi di manovra, ma richiede una pianificazione di repertorio oculata e alti livelli di prestazione e interazione fra i musicisti coinvolti. Gli importanti e ineludibili riferimenti storici (Gerry Mulligan, Ornette Coleman, Elvin Jones, Anthony Braxton, Circle, Dave Douglas, Masada) annoverano esperienze eterogenee in cui momenti di grande organizzazione musicale si alternano a momenti di grande o totale libertà espressiva. Entrambe queste componenti sono presenti anche nella proposta di Rumours. In questa circostanza Giammarco incontra nuovamente Riccardo Del Fra – il legame fra i due comincia nel 1979 grazie a una mutua militanza con Chet Baker – e ha il piacere di dividere il palco con due formidabili realtà dell’odierna scena jazzistica internazionale come Fulvio Sigurtà e Ferenc Nemeth. Da molti anni Giammarco segue caparbiamente una sua personale strada di jazz d’autore, dove elementi di tradizione e d’attualità (e di altro ancora) si fondono in un’elaborata e ponderata sintesi compositiva. Fra classicità, sperimentazioni e spazi lasciati all’elaborazione estemporanea, la sua musica è sempre caratterizzata da un fattore ritenuto primario e vitale: la capacità di raccontare storie interessanti e possibilmente personali.

“Aspettavo da tempo l’opportunità di registrare con un ensemble senza alcuno strumento armonico – solo due fiati, un basso e batteria. Mi ha ricordato il mio esordio come musicista quando nel 1976 ho formato un quartetto con Tommaso Vittorini, Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto. Sono riuscito anche a scovare una coppia di pezzi inediti che, nonostante qualche ritocco, conservano ancora la sensazione di quelli anni (“N.Y. days” e “Dancing on the road”). Tutti gli altri pezzi, però, sono stati appositamente concepiti per questo progetto. Un gruppo di questo genere offre molto spazio all’interazione tra i musicisti e far uscire il loro apporto individuale ma, allo stesso tempo, richiede anche un’accurata selezione del repertorio e buone competenze in termini di sintesi compositiva. Come diversi punti di riferimento importanti (Mulligan, Coleman, Jones, Braxton, Circle, Douglas, Masada), i Rumors uniscono momenti altamente organizzati a momenti più improvvisati. Miscelare questi ingredienti è stato un meraviglioso esercizio di creatività, quanto di razionalità, per me. Questo progetto non sarebbe stato possibile senza il contributo della Fondazione Musica per Roma e della Casa del Jazz, rispettivamente rappresentate da Roberto Catucci e Luciano Linzi. Desidero ringraziare i musicisti eccezionali ed altamente cooperativi coinvolti: Riccardo del Fra, con cui ho condiviso il palco con Chet Baker (1979-80); Fulvio Sigurtà, un poeta nel suonare la tromba e nella vita reale; e Ferenc Nemeth, una forza motrice inflessibile e inarrestabile. – Maurizio Giammarco.

Dopo “Red Basics”, con il funambolico quintetto Acrobats, “Mappe” con l’insolito quartetto pianoless Double Cut, “Distilled” con il contrabbassista Giulio Corini e il batterista Vittorio Marinoni, arriva “Dannate Danze” il quarto album del vulcanico sassofonista e compositore Tino Tracanna per la Parco della Musica Records.

La storia del gruppo Double Cut viaggia rapidamente verso il decennio e “Dannate Danze”, terzo album del quartetto, raccoglie molti presupposti dei due album precedenti e li rilancia secondo nuove prospettive riunendoli in un tutt’uno. Improvvisazioni collettive, estemporaneità, potenti groove, improvvise cesure, cambi di umore, contrappunto, densità e rarefazione, dissonanze opposte a soavi melodie si declinano all’interno di una serie di composizioni che, attraverso un gioco di rimandi tra diversi linguaggi del jazz, coniugano mondi sonori lontani tra loro secondo una naturale sintesi frutto del singolare percorso dei quattro musicisti. Esiste oggi una lunga tradizione nelle formazioni jazzistiche prive di strumenti armonici. Dai progetti di Ornette Coleman a“Complete Communion”di Don Cherry, dai Masada di John Zorn al quartetto di Curtis Hasselbring, lo studio degli organici senza strumento armonico ha raggiunto uno sviluppo notevole. Sull’onda di questa corrente Double Cut ha cercato e sviluppato una propria voce sfruttando tutte le potenzialità contrappuntistiche offerte dai quattro strumenti. Dagli echi del free jazz di Acamora all’austerità minimalista di Danzetta. Dalle sonorità folk di Le Cose Semplici al tormentato minor blues di Q.B. Se si può tracciare un percorso si è partiti dall’esplosione energetica del primo disco, si è poi passati all’esplorazione delle capacità melodiche e contrappuntistiche di “Mappe” (il secondo disco) e si è giunti, in questo nuovo album, a porre l’attenzione sulle pulsazioni e la capacità più ritmica e primitiva di questo gruppo. Questo il significato delle Dannate Danze. Ritmi a volte selvaggi, a volte dirompenti e altre volte fluttuanti. La terza tappa di un percorso che è ancora lungi dall’essere concluso.

Tino Tracanna sassofonista e compositore si laurea a Bologna in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo. Dal 1981 ai primissimi anni Novanta è membro del gruppo di Franco D’Andrea, col quale partecipa a svariati festival jazz nazionali ed internazionali. Tra gli album incisi durante questa collaborazione spiccano “Live” e “No Idea of Time”, premiati dalla rivista Musica Jazz come miglior disco degli anni 1984 e 1986. Nello stesso anno il quartetto vince il referendum come migliore gruppo dell’anno. Dal 1983 fa parte del quintetto di Paolo Fresu col quale sono numerosi I tour in Italia e all’estero così come le incisioni ottimamente accolte da pubblico e critica tra queste spicca “Live in Montpellier” vincitrice del referendum di Musica Jazz nel 1990, mentre nel 1990 e nel 1991 il quintetto vince il referendum come migliore gruppo italiano e del prestigioso premio francese “Django” come migliore realizzazione discografica europea negli anni 1995 e 2001.Dal 1985 Tino Tracanna realizza numerosi progetti discografici in quartetto e quintetto tra Ie quali ricordiamo “292”, “Quartet Live 2005”, “Gesualdo” (rielaborazione dei madrigali di Gesualdo da Venosa) e “Affinità Elettive” (concerto per piccola orchestra e quartetto jazz) ed il più recente “Acrobats” ottimamente accolto da pubblico e critica” così come “Double Cut” quartetto pianoless con M. Milesi, G. Corini, F. Sala. Nel 2012 in collaborazione con Bonnot e R. Cecchetto, nasce “Drops”, sperimentazione per strumenti acustici ed elettronica. Dal 2012 collabora con Inside Jazz Quartet col quale incide due cd. Nel referendum di Musica Jazz del 2017 Tino Tracanna risulta al secondo posto nella classifica migliori musicisti e terzo in quella dei migliori gruppi con “Acrobats” ed in quello del 2019 secondo nella classifica gruppi con Double Cut. Tino Tracanna ha al suo attivo più di 100 incisioni discografiche come solista.

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