Teatro Argentina, Dimitris Papaioannou in INK

Il geniale coreografo greco porta in scena la nuova versione del suo ultimo lavoro: un duello a due in un mondo fantastico dominato dall’acqua. Dal 16 al 19 febbraio a Roma.

1069

Ha registrato il tutto esaurito da mese per le tre date romane, dal 16 al 19 febbraio, al Teatro Argentina, INK nuovo spettacolo di Dimitris Papaioannou, il geniale e immaginifico artista coreografo greco, fra i più osannati artisti della scena internazionale, autore di spettacoli indimenticabili e potenti che fondono arti visive, dalla pittura al cinema, e miti antichi raccontati attraverso lo sguardo attento della contemporaneità e della ricerca personale.

La prima versione di INK (premio Ubu 2020-2021 come miglior spettacolo straniero presentato in Italia), commissionata e coprodotta da Torinodanza Festival – Teatro Stabile di Torino -Teatro nazionale, Fondazione I Teatri – Festival Aperto – Reggio Emilia nel 2020, rappresenta uno spettacolo altro rispetto alla versione finale di INK che sarà in scena Roma, una co-realizzazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Fondazione Musica per Roma Festival Equilibrio.
Quel che resta immutata è la presenza dei due performer, Dimitris Papaioannou e il giovane performer Šuka Horn (classe 1997), impegnato in un duetto di esistenze che sfuma in un duello tra padre e figlio, vecchio e nuovo.

È un grande onore essere di nuovo a Roma, ed è sempre un’occasione magnifica tornare – spiega Papaioannou – Nel nuovo INK resta immutata la differenza di età fra i due protagonisti che dà la tensione nel rapporto, ma ci sono numerose chiavi di lettura: c’è chi termina il percorso di vita e chi lo comincia, il giovane cerca di imparare dall’uomo più maturo e forse cerca anche di ucciderlo. Il vecchio funge anche fra fonte di ispirazione e di alimento del giovane, ma c’è la tendenza a divorare il figlio. Tutta la differenza di età fra i due serve ad alimentare proprio questa perpetua tensione”.
Quel che resta di immutato, a ospitare questo incontro-scontro fra due uomini in un mondo fantastico, è certamente l’elemento acqua, elemento considerato come inizio della vita, ma elemento impossibile da controllare e da imbrigliare.
L’acqua è l’archetipo, identificata come inizio di tutto, anche se non è quello al quale pensavo quando ho creato quest’opera – spiega il coreografo – l’acqua resta un elemento essenziale che rappresenta la forza vitale, un po’ la libido in senso freudiano, tentativo dell’uomo di domarla e farla entrare nei suoi confini, nonostante una reale impossibilità. Possiamo vedere l’acqua come tentativo di manipolare e controllare l’acqua o come tentativo di visualizzare la sessualità”.

Ogni volta mi viene voglia di aggiungere qualcosa a questo lavoro. In questa nuova versione di INK, che è una versione completa, non diversa rispetto alla precedente – prosegue Papaioannou – non c’è più la musica di Vivaldi sostituita invece dalla musica originale di Kornilios Selamsis, composta mentre stavamo lavorando e orchestrata dal maestro Teodor Currentzis, una scena aggiuntiva (vista già in Serbia) e la parte finale che è stata completamente ripensata e ricreata”.
In questo nuovo lavoro, Papaioannou, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Atene , che vanta 30 anni di lavoro, ma che è diventato popolare al grande pubblico per aver curato la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Atene nel 2004, crea qualcosa di diverso rispetto ai suoi lavori precedenti, ma senza discostarsi all’importanza del mito e degli archetipi.
Gli archetipi non hanno età e hanno validità eterna, non sono necessariamente antichi: durano per sempre, inizio della cristallizzazione di un’idea – continua Papaioannou – Quando creiamo uno spettacolo senza parole stiamo creando per la comunicazione, cerchiamo uno strumento per comunicare con il pubblico, è quello che ci lega agli esseri umani, io cerco di fare esattamente questo quando metto in scena un lavoro come Ink, si cerca sempre di aprirsi verso il pubblico. Non vado mai in cerca degli archetipi, ma è qualcosa in cui mi imbatto nel processo creativo e dove ritengo che siano utili me ne servo, altrimenti no. Se sono funzionali li uso altrimenti no”.
In INK il coreografo realizza uno spettacolo più intimo, ma sempre possente che guarda contemporaneamente all’estetica cinematografica, al cinema in bianco e nero, alla pittura e al Rinascimento italiano.
In INK si sente il mio amore per il cinema horror e di fantascienza, ma anche in questo caso non si tratta mai di un processo razionale, il riferimento inconscio è stato il primo Alien, di Ridley Scott, film sulla nascita, quasi un archetipo. In scena ci sarà un flusso permanente di acqua con cui cerco di ricreare la bellezza delle immagini in bianco e nero – – racconta il coreografo – La presenza del polpo in scena, mi ricordava molto Alien, non è una cosa che ho cercato, ma qualcosa che è venuta e in cui mi sono imbattuto. Trovo sempre molto difficile spiegare in modo razionale quello che faccio: è più semplice spiegare con l’estetica, con qualcosa che mi piace o non mi piace. Se mi piace, scelgo un’impostazione che credo sia funzionale. La presenza dei corpi nudi e questo mi fa pensare al Rinascimento italiano e all’antica Grecia. Mi piacciono e li inserisco”.
Creatore di immagini suggestive e potenti, Papaioannou nel suo processo creativo antepone sempre il corpo all’immagine perché “tutto comincia dal corpo, conta come il corpo muove gli oggetti e come si muove rispetto agli altri alimenti che trova in scena. Tutto passa attraverso il corpo e attraverso l’interazione con il corpo, come il corpo muove gli oggetti e crea le immagini, è molto centrale”.

Un processo creativo che si sviluppa in due diverse modalità, attraverso l’improvvisazione con i collaboratori, un momento folle e divertente e una successiva fase in solitaria che “mi fa capire quello su cui posso lavorare in solitudine” spiega il coreografo.

Cerco sempre di parlare di paternità e di successione, di allievo e maestro, del rapporto fra due amanti, universi e rapporti che creano tensione ed energia – prosegue il coreografo – mi soffermo sempre sulle guerre interiori che viviamo tutti i giorni, ma spererei che le guerre esterne fossero più semplici da fermare. La rappresentazione del conflitto, mi sembra la chiave centrale di ogni spettacolo e questo spettacolo è un campo di battaglia, ma io voglio parlare di pace. La fine del conflitto è motivato dalla passione e dall’amore e dopo aver visto il mio lavoro capisco perché lo faccio”.
INK sarà in scena al Teatro Argentina di Roma dal 16 al 19 febbraio (orari: giovedì, venerdì e sabato ore 20.00 | domenica ore 17.00. info e dettagli su teatrodiroma.net.
Fabiana Raponi