Tornano i concerti all’Opera di Roma: il primo appuntamento è con il Direttore musicale Michele Mariotti, che propone uno dei più celebri capolavori sinfonico-corali del repertorio italiano, il Requiem di Giuseppe Verdi. Mercoledì 15 febbraio alle ore 20, tre giorni dopo l’ultima recita di Aida, l’orchestra e il coro del teatro, diretto da Ciro Visco, proseguono un ideale excursus cronologico nella produzione verdiana affrontando la pietra miliare del repertorio sacro ottocentesco, scritta soli tre anni dopo il successo dell’opera d’ambientazione egizia.
In realtà già nel 1868 Verdi aveva concepito il progetto, poi naufragato, di un Requiem collettivo in memoria di Gioachino Rossini, da affidare ai più importanti compositori italiani. La morte di Alessandro Manzoni, che sopraggiunge nel 1873, lo addolorò così profondamente da indurlo a riprendere il lavoro e dedicarlo al grande letterato che venerava come un santo. Diretto per la prima volta dallo stesso Verdi il 22 maggio 1874 nella Basilica di San Marco a Milano, il Requiem è impregnato di una forte carica drammatica, che riflette la linea maestra dello stile verdiano: una grandiosa meditazione sul mistero della morte, che pur sotto il segno della ribellione contro la volontà divina, restituisce all’uomo dignità e consolazione.
“Affrontare il Requiem subito dopo Aida è un grande privilegio – dice Michele Mariotti –. La straordinaria partitura, che tutti conosciamo, è modernissima: per certi versi appare anticipatrice di soluzioni orchestrali straussiane e di armonie novecentesche che si affacciano già nella precedente Aida e che ritroveremo in Otello, o in quel miracolo teatrale e musicale che è Falstaff”.
Accanto a Mariotti, un quartetto di voci soliste internazionali come il soprano Elena Stikhina, protagonista sui palcoscenici più prestigiosi e che canterà Falstaff al prossimo Festival di Salisburgo; il mezzosoprano Yulia Matochkina, che sta affrontando tutti i grandi ruoli verdiani scritti per la sua corda in teatri come la Scala, la Royal Opera House di Londra o il Metropolitan di New York; il tenore Stefan Pop, che ha lavorato molto con Mariotti nel repertorio belcantistico e che è sempre più apprezzato in ruoli verdiani e pucciniani; il basso Giorgi Manoshvili, reduce dal successo di Aida a Roma, dove incarnava la parte del Re.
Il Requiem di Verdi dell’Opera di Roma partecipa anche a “Viva Verdi”, l’iniziativa promossa dal Ministero della Cultura per l’acquisizione della casa-museo del compositore a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Martedì 14 febbraio alle ore 19 si terrà una speciale prova aperta al pubblico, il cui incasso sarà devoluto proprio per la valorizzazione di Villa Verdi. Il progetto coinvolge le 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane e altre importanti realtà musicali.
“Questa è una bella storia italiana – dice il Sovrintendente dell’Opera di Roma e Presidente dell’AGIS Francesco Giambrone –. Il mondo dello spettacolo in maniera compatta saluta con favore questa importante iniziativa che ha il merito di valorizzare la figura di Giuseppe Verdi come elemento identitario del patrimonio culturale italiano. Sono tanti i teatri che si continuano ad aggiungere per promuovere l’iniziativa del governo e delle 14 fondazioni liriche. Tutti sono uniti per contribuire a salvaguardare l’identità del nostro Paese”.
Per il suo secondo concerto, in programma giovedì 20 aprile (ore 20.00), Mariotti sceglie uno dei grandi capolavori della letteratura musicale tedesca: Manfred, il poema drammatico che Robert Schumann trasse da Lord Byron e che manca dal Costanzi da 56 anni. Protagonista del brano, a metà tra un oratorio e un’opera, che prende le mosse dal Singspiel e dal melologo, il grande attore Glauco Mauri, che all’alba dei 93 anni interpreta per la prima volta l’antieroe byroniano tormentato da insanabili conflitti interiori. Sul palco anche il Coro dell’Opera di Roma diretto da Ciro Visco.
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