Francesco Rossi
SCORIE D’ESPERIENZA
Recensione di Raffaele Piazza
Scorie d’Esperienza, la raccolta di poesie di Francesco Rossi che prendiamo in
considerazione in questa sede, presenta una prefazione di Floriano Romboli esauriente,
acuta e ricca di acribia intitolata: Dare un senso alla vita: il coraggio, la fatica e la rabbia
di un poeta, parole che hanno un valore programmatico da intendersi nel senso a livello di
coscienza letteraria dell’incontrovertibile valore salvifico della poesia stessa per varcare la
soglia del senso stesso per liberarsi da una vita alienante e giungere o almeno arrivare in
prossimità della possibilità di abitare poeticamente la terra in fusione e armonia con essa.
La poetica di Rossi è connotata da intellettualismo e anche talvolta da accenni di poesia
civile (non a caso il riferimento esplicito a Pasolini): «Il Poeta tra l’umile s’addentra / Italia
che vive sotterranea, / trìvia per il passato popolare, / lontana origine della coscienza… // Difronte alla storia qual muta varia / si scontra l’ “ègo” borghese invischiato /…» (A miglior
vate le ceneri…).
Si diceva di liberazione e in realtà dal titolo della raccolta emerge la parola “scorie” da
intendersi come residuo di un processo per esempio di estrazione di un metallo da un
minerale, qualcosa di cui liberarsi. Sembrerebbe che qui metaforicamente le scorie (per
antonomasia inutili e dannose) possano avere un risvolto ottimistico e positivo e divenire
esse stesse poesie come frutto dell’esperienza.
L’autore del volume è nato nel 1973 a Jesi (AN) e ha pubblicato numerose opere letterarie.
Il libro è scandito nelle seguenti sezioni: Ouverture pasoliniana, Via Crucis, Ozio di
Marca, ed è composito e articolato architettonicamente.
Quindi nel suo poiein il poeta si rivela un eclettico ritrovando nella sua produzione
tematiche svariate anche se a livello stilistico formale tutte le poesie sono connotate da un
comune denominatore, quello di una parola detta con urgenza che provoca complessità e
che ha un forte impatto con il lettore a livello emozionale, lettore stesso che è meglio che
legga per due volte le poesie per una maggiore comprensione anche se non si ritrova mai né l’alogico, né l’anarchico nel distendersi dei versi dei componimenti che brillano per
icasticità.
C’è anche il tema della poesia che riflette sulla poesia, si ripiega su se stessa: «Smania il
Poeta di parlare al mondo, / di raccontare, di offrire se stesso, / a un contesto sociale di
valori!…» (L’usignolo che stonato canta…) e il tono usato dal poeta è spesso assertivo e
gnomico.
I titoli della prima sezione riprendono quelli dei libri pasoliniani: «Dalle contraddizioni
alle storture / in cui s’organizza il politicare / al notar termina estemporaneo / lo strumento
dell’animo al Poeta, / sgualcito fiore d’origine tersa…» (Predicatore visionario).
Nella sezione Via Crucis ritroviamo inizialmente i componimenti per le tappe della via
crucis stessa e il linguaggio intonandosi al tema si fa crudo e mistico: «…Dio non può esser
che figlio a se stesso, / se la casa è l’equivalente Amore / che eguaglia i fini con la sua
scienza, / che ogni speranza attende alla veggenza…» (Cristo condannato a morte).
Quindi attraverso le scorie dell’esperienza si ricostruisce un discorso e se c’è un proverbio
tedesco che afferma che se l’esperienza è il nome che noi diamo ai nostri errori si può
affermare che dopo esserci corretti ed essere maturati ci vorrà solo un minimo di impegno
per riuscire in tutto: amore, lavoro, amicizia.
Raffaele Piazza
FRANCESCO ROSSI, Scorie d’esperienza, pref. di Floriano Romboli, Guido Miano Editore,
Milano 2022, pp. 188, isbn 978-88-31497-90-9, mianoposta@gmail.com.