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Antologia del Bisenzio

Il Bisenzio è il fiume che passa da Prato, ma è simbolo di tutti i fiumi in cui si vuole lavare il passato e dimenticarlo.

Qui parlano in forma poetica i personaggi più scomodi di questa città, e non solo scomodi; personaggi morti che ricordano, che vogliono ricordare. Alcuni famosi, altri sconosciuti.

 

Una sorta di affresco scandaloso di una città, simbolo di tante altre, piena di contraddizioni e sofferenze che la storiografia, la contemporaneità compiacente, indifferente o buonista cerca di cancellare.

 

Dopo i celestini (L’infanzia negata dei celestini, 2004), i concubini (Dramma intorno ai concubini di Prato, 2007), i martiri di Figline (Karl Laqua, Vita immaginaria e reale del boia di Figline, 2008) ), gli Etruschi di Gonfienti (Laris Pulenas, 2008, e Gonfienti, storia di una battaglia, 2009) e il Sacco di Prato (Prato nel Sacco, 2010 – che quest’anno sarà replicato) questa Antologia sul Bisenzio è un’altra tappa importante dell’itinerario nella storia di Prato e dell’Italia che Maila Ermini e il Teatro La Baracca percorrono dal 2004.

 

 

Recensione e commenti.

“Quando la morte non dice la verità. Maila Ermini racconta la sua Spoon River

Ha debuttato ieri sera, in prima nazionale al Teatro La Baracca, Antologia del Bisenzio, ultima fatica teatrale di Maila Ermini…con pregevoli qualità. Un’opera fortemente critica, che affronta un secolo circa di storia pratese, nelle parole di coloro che a Prato hanno vissuto e a Prato sono morti.

Maila Ermini e Gianfelice D’Accolti si spendono, senza forzature ma con piglio di veri artisti, in una serie di letture sceniche – di testi poetici scritti dalla stessa Ermini -, che raccontano la vita di personaggi ormai scomparsi, personaggi molto diversi tra loro, ma che tutti insieme compongono il complesso affresco della realtà “nascosta”, ovverosia di quegli aspetti dell’esistenza che ancora non erano emersi; recriminazioni, pentimenti, pensieri licenziosi, pensieri d’amore, dubbi e certezze, paure. Una vera e propria riflessione post-mortem, che va ben al di là della solita ipocrisia che accompagna la dipartita delle persone. Qui l’anima è messa a nudo, è lo stesso scomparso a parlare di sé, e per testimoniarci che ha vissuto, non esita a riappropriarsi di quella verità che il perbenismo e l’ipocrisia hanno sepolto con le sue spoglie mortali.

Una scenografia semplice ma efficace, accompagna lo spettacolo: un lungo drappo rosso steso sul palco simbolizza il Bisenzio macchiato di sangue, sul quale naviga una fragile barchetta di legno, fragile come l’esistenza. Quasi nessuno muore in pace, Ermini sceglie vite travagliate e morti violente, solitarie, sofferte. La Spoon River pratese non fa sconti a nessuno.

Uomini politici, immigrati, persone ai margini, imprenditori e semplici operai, uomini e donne, laici e religiosi, tutti parlano di sé e, di riflesso, della città che è stata anche la loro…Come si vede, un’opera teatrale scomoda, graffiante, politica, che si interroga sulle grandezze e le miserie del genere umano, sulle quali sempre interviene, ironicamente, sadicamente o giustamente, la potenza livellatrice della morte.

 

 

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