Dimenticate le sintetiche pagine sui libri di scuola dedicate alla storia della Russia nel periodo che precede e accompagna la nascita del movimento comunista e la rivoluzione proletaria. Gli anni che vanno dal 1833 al 1868 rivivono con tutto il loro carico di passioni e contraddizioni nella potente trilogia di Tom Stoppard, The Coast of Utopia, un capolavoro scritto nel 2002, conteso dai maggiori teatri del mondo e vincitore di numerosi premi teatrali. Il successo dell’opera si deve alla preziosa ricostruzione di quel periodo che uno dei più grandi drammaturghi inglesi contemporanei ha fatto partendo da una interessante prospettiva, quella dei protagonisti dell’epoca: l’anarchico Michail Bakunin, il rivoluzionario scrittore e filosofo Aleksandr Herzen, il critico letterario Vissarion Belinskij e lo scrittore Ivan Turghenev. Tom Stoppard ha fatto sua la lettura di Russian Thinkers di Isaiah Berlin, di Romantic Exiles e della biografia di Bakunin di E.H. Carr, libri fondamentali per la conoscenza dei grandi pensatori russi tra XIX e XX secolo, ed è nata, così, “l’anomala espansione”, come la definisce lo stesso autore. Nei tre capitoli della trilogia – Viaggio, Naufragio e Salvataggio – scorrono le utopie e i grandi ideali dei giovani russi dell’élite istruita, formatisi sulle pagine degli autorevoli filosofi del tempo (Kant, Hegel, Fichte, Shelling), che si scontrano con la realtà politica russa, sottomessa dal potere zarista e arretrata rispetto alle vicine nazioni europee e soprattutto rispetto alla Francia, paese della Rivoluzione e degli ideali di fratellanza, uguaglianza e libertà. Da una parte, dunque, loro, i giovani Bakunin, Herzen, Belinskij, Turghenev, esponenti del “circolo filosofico” e del “circolo politico”, desiderosi tutti di cambiamenti radicali; dall’altra la censura e lo spettro dell’esilio in Siberia, simboli di una Russia retrograda e oppressiva.
Viaggio ruota attorno alla forte personalità di un giovane Michail Bakunin, intemperante, irruente, capace di atti audaci ma frustrato dall’inettitudine, in bilico tra analisi perspicaci e tempestose fragilità emotive, alla perenne ricerca del suo scopo nella vita, catalizzatore delle attenzioni delle sue quattro sorelle, assidue lettrici dei romanzi d’amore George Sand, ma sedotte dal fascino ribelle e anticonvenzionale del fratello. Ad ogni loro matrimonio o fidanzamento Bakunin ricompare nella loro proprietà di Premukhino, travolgendo e opprimendo l’intera famiglia con il suo modo di vivere, proclamando l’impossibilità di legami fisici e di relazioni famigliari. Tom Stoppard ricostruisce le dinamiche storiche, i dibattiti appassionati, le vicende personali dei personaggi dell’epoca con grande equilibrio, alternando momenti di grande intensità ad altri lievi e ironici, senza perdere mai il ritmo. Lo asseconda bene il regista Marco Tullio Giordana che, dopo le importanti pellicole cinematografiche (su tutti I cento passi e La meglio gioventù) ha abbracciato con entusiasmo il progetto stoppardiano, proposto da Michela Cescon, attrice di teatro e di cinema che dopo un periodo di pausa ha deciso di tornare sulle scene come produttrice, acquistando i diritti per l’Italia di The Coast of Utopia. Dal 2009 Giordana e Cescon hanno messo insieme i pezzi di questo complesso puzzle avendo le idee chiare: il cast non doveva essere composto da nomi di richiamo, ma dare visibilità ai tanti attori bravi che in questi anni risentono della crisi economica in cui versa il teatro italiano. Il regista, mentre era impegnato nelle riprese del suo ultimo film, Romanzo di una strage, ha visionato 1200 video-provini e ha scelto con cura i 31 attori che oggi si muovono sulla scena. The Coast of Utopia ha la coralità, la profondità e le atmosfere delle opere di Checov e della migliore letteratura russa dell’Ottocento; ma la complessità del testo è stata ben gestita da Marco Tullio Giordana che ha pensato con Gianni Carluccio ad una scenografia fatta di “segni”, di oggetti evocatori e di quinte mobili che ritagliassero gli spazi, piuttosto che a una ricostruzione minuziosa degli ambienti; così come le musiche di Andrea Fani sono di accompagnamento agli stati d’animo, affinché “non si corresse il rischio di evocare un sotterraneo aspetto melò di Utopia, forse anche praticabile, ma che in questa occasione non ho voluto praticare”, come dichiara Giordana nelle note di regia. Altra decisione importante è stata quella di non fornire agli spettatori alcuna didascalia o facilitazione che li orientasse nelle numerose analessi del testo: nel I atto ci sono allusioni che vengono colte solamente nel II atto e il II atto è fatto in larga parte dei retroscena delle vicende cui si è già assistito nel II atto. Ma la spettatore non è sprovveduto, segue incuriosito l’intreccio delle storie esattamente come previsto dal regista: “la sua intelligenza e attenzione vengono continuamente incollate proprio da questo apparente spaesamento” (note di regia). Dunque uno, anzi, tre spettacoli ben studiati, dimostrazione coraggiosa di come può essere ancora il teatro.
Viaggio dal 10 al 15 aprile, Naufragio dal 17 al 22 aprile, Salvataggio dal 24 al 29 aprile al Teatro Argentina di Roma