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Storia strana su una terrazza napoletana con Luigi De Filippo

Ancora una volta Luigi De Filippo si conferma grande erede della commedia napoletana e nelle vesti di autore, regista e interprete (ri-)porta in scena con successo Storia strana su una terrazza napoletana. Quasi un ritorno alle origini visto che proprio questa commedia fu presentata al Parioli di Roma nel 1973 e interpretata allora da una coppia d’eccezione, lo stesso Luigi De Filippo e il padre, il grande Peppino. Ed è proprio al padre, che Luigi De Filippo ha voluto intitolare lo storico teatro romano che recentemente ha preso in gestione e di cui è nuovo direttore artistico (con un occhio particolare a una programmazione eterogenea, dalla commedia al balletto all’operetta). La scenografia dello spettacolo è semplice con la terrazza che richiama il sole abbagliante di Napoli lasciando intuire il mare accecante per ospitare una vicenda alquanto bizzarra e pretestuosa per indagare con sguardo dissacrante e paradossale sui meccanismi e sui conflitti che agitano ogni famiglia. La terrazza diventa il crocevia delle strane vicende dell’ex pasticcere Federico (Luigi De Filippo), ancora impenitente dongiovanni, della moglie stressata e agitata (Stefania Ventura) accusata dal vicinato di essere un’usuraia e della figlia Valeria (Roberta Masticone) sposata con il creativo, ma visionario Luciano (Luca Negroni). A rompere gli equilibri precari di una convivenza già non molto serena, ci si mette poi anche il fatto che il genero continua a dire a chiunque che il suo cane Scugnizzo gli parla svelandogli segreti e vizi di tutti gli inquilini della casa. E non solo. Ognuno ha qualcosa da nascondere e il fatto che Scugnizzo sembra riferire davvero la verità rischiando di far crollare le apparenze agli occhi della società, fa crescere la tensione sempre di più anche se in modo mai tragico, ma sempre giocoso. I conflitti familiari (un matrimonio mal visto in famiglia, un genero con poca voglia di lavorare, la procace domestica fedifraga, la figlia corteggiata dal boss del quartiere) sono vagliati sempre attraverso la lente dell’umorismo e del divertimento, non senza un pizzico di verità. Il testo sembra essere attualizzato ai tempi moderni e la semplicità efficace della regia di De Filippo (una spanna sopra gli altri come interprete) rende gli attori in scena ancor più convincenti, portatori di naturalezza e semplicità espositiva, che giocano sulla napoletanità del testo e sulla sua verace interpretazione che consta anche di gestualità quasi esasperata. Fino alla paradossale conclusione del testo non scevro d’importanti spunti di riflessioni sotto la maschera giocosa, quasi bonaria. Il pubblico applaude, ride e si diverte di cuore rispondendo con calore al saluto commosso e sentito di Luigi De Filippo. In scena al Teatro Parioli De Filippo di Roma fino al 13 maggio.

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