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Romeo e Giulietta di William Sakespeare

fotoLa storia di Romeo e Giulietta è un pretesto di cui Shakespeare si avvale per raccontare i percorsi dell’uomo nelle intricate e contraddittorie vie della vita. Un viaggio lastricato di gioie e dolori, amore e odio, speranza e sgomento, luce e buio. Sentimenti che si fondono in una armonia difficilmente districabile. Tessere di un mosaico composito, di un grandissimo affresco dello scontro generazionale, delle grandi passioni, delle umane miserie di una società, ieri come oggi, immutabile, senza tempo.

Shakespeare mette in scena non tanto l’incapacità di dialogo fra padri e figli, quanto la cecità dei padri e il vitalismo spesso perverso dei figli. Il capolavoro non perde di attualità perché rispecchia, estremizzandola, la natura dell’uomo.

Ferdinando Bruni è uno e trino. Il versatile artista nelle vesti di traduttore, regista e attore è il vero protagonista, sia pure indiretto, dell’opera del Bardo. Di questa commedia che esalta l’amore puro, determinato, idealizzato e ad un tempo carnale di Giulietta, l’irruenza e l’immaturità psicologica di Romeo, l’esuberanza dei giovani che, eterodiretti dall’odio dei padri, sfocia in violenza. E’ dal seme dell’antica faida dei Montecchi e Capuleti che nasce e si sviluppa l’erba maligna dell’odio che alimenta le risse furenti dei ragazzi delle due bande rivali. E’ la solitudine nel mondo chiuso e tirannico dei vecchi che esalta nei giovani la volontà di ribellarsi, di abbandonarsi freneticamente alle pulsioni amorose e ludiche, di corteggiare la morte che puntuale falcerà le loro vite.

Giulietta e Romeo non sono due innamorati lirici della tradizione. Sono due giovani nei quali convive innocenza e ardore carnale, nevrosi e determinazione, vitalismo e inesperienza. Adolescenti che non cedono alla ragione, al compromesso ma si lasciano travolgere dall’amore che fatalmente li consegnerà alla morte.

I personaggi di Romeo e Giulietta sono molto ben interpretati dai giovani  Alejandro Bruni Ocaña e Camilla Semino Favro, lui tutto ardore, innocenza e forza, lei dolce, fresca, intensa. Stupende le interpretazioni di  Ida Marinelli nelle vesti della Balia e di Luca Toracca nei panni di Frate Lorenzo. Di ottima caratura tutti gli altri:  il bravo Nicola Stravalaci nella duplice parte di Pietro (l’immancabile fool tanto caro a Shakespeare) e Montecchi, Alessandro Rugnone è Mercuzio, Emanuele Turetta Paride, Francesco Folena Comini Tebaldo, Mauro Lamantia Benvolio, Giacomo Marettelli Priorelli Jolly. Ferdinando Bruni nelle vesti del Capuleti padre è sempre un grande attore, padrone della scena fin troppo sicuro di sé. Ma, in questo caso, la sua bellissima voce non ha chiaroscuri, è sempre forzata, monotonamente orizzontale (salvo l’ultima scena).    

La scenografia, curata da Andrea Taddei, è scura come l’insondabile animo umano,  il disegno delle luci/ombre dirette da Nando Frigerio, danno corpo e sostanza alla narrazione così come le musiche di Giuseppe Marzoli, sono funzionali all’azione.

Tutto insomma si tiene grazie all’abilità del regista Ferrdinando Bruni che per non farsi mancare nulla ha disegnato anche i costumi ibridando con maestria stili di epoche diverse.

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