Quello di Aristofane # Utopia è un esperimento teatrale. Riuscito. Sei personaggi in cerca di utopie giovanili (Davide Arena, Lorenzo Baglioni, Edoardo Groppler, Diletta Oculisti, Leonardo Paoli ed Elisa Vitiello) vagano per il fiorentino, vestiti con le tute blu da operaio, sul NubicuculiaBus. A bordo fanno salire gli studenti di oggi, per sapere dove andrebbero, trascinati dall’utopia, per indagare sui loro sogni e sulla loro visione della realtà. Con loro c’è Edoardo Zucchetti, co-regista e curatore del montaggio video, che documenta le interviste, dalle quali emerge un quadro dell’Italia violentata dagli stereotipi e dall’ingiustizia sociale, un’Italia in cui pochi vogliono restare, molti sono invece affascinati dalle opportunità che altri paesi, più o meno lontani, sembrano offrire. Qui Angelo Savelli, ideatore dello spettacolo, che si è occupato della regia e della stesura dei testi (a tratti fedeli, a tratti ispirati dalle interviste agli studenti), introduce Aristofane. O, meglio, lo rende manifesto, perché è dall’idea di utopia che traspare dalle sue commedie che nasce l’esperimento: Gli uccelli, Le donne al parlamento e il Pluto raccontano di uomini e donne che agiscono in virtù di un’utopia per cambiare la realtà delle cose. Mentre, però, nel Pluto e ne Le donne al parlamento vi è il tentativo di cambiare la realtà, negli Uccelli, come nell’assopito mondo attuale, vi è la ricerca di una nuova realtà, Nubicuculia, il Sessantotto dei contestatari, il mito americano degli italiani del primo Novecento, le più disparate destinazioni degli studenti intervistati. L’esperimento è di una spontaneità disarmante, “non ha niente di intellettuale o intellettualoide – come dice Davide Arena – è solo ricerca di verità, dell’idea che hanno i giovani dell’utopia” e così, rappresentando l’attualità con testi dell’antichità, si scopre che l’utopia, “motore della speranza”, non è invecchiata per niente, è rimasta intatta passando tra le mani dei giovani di generazione in generazione, portandosi dietro l’idea ingannevole che il futuro in cui si spera sia altrove. D’altra parte utopia vuol dire ‘luogo che non esiste’, prima che ‘luogo del bene’ e non c’è dubbio che ciò che non esiste sia lontano dalla realtà in cui viviamo. Quello che percepisce lo spettatore, in un linguaggio che risulta innovativo perché diretto, semplice connubio tra la comicità aristofanesca e l’entusiasmo genuino di uno spettacolo fatto dai giovani per i giovani, è un invito a non darsi per vinti, a non cercare il futuro sognato in un luogo buono e lontano, ma a combattere i conflitti sociali e generazionali, che esistono da sempre, per creare una società reale in cui immaginare un futuro felice.Il progetto, prodotto da Pupi e Fresedde in collaborazione con la Regione Toscana, è stato molto apprezzato anche dai professori e dalle classi, intervistati all’uscita dello spettacolo, che hanno visto in questo esperimento teatrale un nuovo approccio alla letteratura antica, un modo alternativo ed efficace per far rivivere l’opera sempre attuale del commediografo greco. È un “respiro d’aria fresca”, per dirla di nuovo con le parole di uno degli attori, in uno scenario teatrale odierno che vede nel violento linguaggio avanguardista il mezzo di comunicazione migliore per arrivare ai giovani.Grazie a Edoardo Zucchetti e Davide Arena per il loro tempo.