È praticamente impossibile restare impassibili davanti a Once I was. Oltre la storia di Tim e Jeff Buckley, spettacolo scritto, diretto, cantato e interpretato da Francesco Meoni, attore e doppiatore sedotto e affascinato non solo dalla vicenda artistica, ma anche e soprattutto umana dei due cantautori americani, padre e figlio, vissuti fra gli Anni Sessanta e gli Anni Novanta. A prendere vita attraverso le parole di Meoni, è proprio Tim, il padre, che racconta la propria storia privata, gli inizi della carriera, il suo difficile percorso artistico che lo porta a rimanere un cantautore di nicchia senza mai cedere a compromessi commerciali, ma anche il suo rifiuto di conoscere e incontrare il figlio Jeff se non in rarissime occasioni e l’incontro funesto con droghe e alcol fino alla prematura scomparsa a soli 28 anni. E sempre attraverso il racconto di Tim prende vita la vicenda di suo figlio Jeff, le sue ferite dell’anima causate dall’assenza della figura paterna. “La rabbia è stato il modo in cui mi sono approcciato al mondo”, “È stato lui a perdere qualcosa a non volermi nella sua vita, non io” scrive Jeff Buckley nel suo diario lasciando trasparire, nonostante il successo planetario e artistico con Grace, tutto il dramma di un bambino rifiutato e di un adulto irrisolto alla prese con i fantasmi del passato e con l’impossibile riconciliazione con la figura di un padre assente ed egoista. Francesco Meoni racconta con pathos ed entusiasmo, dolore passione, la storia di Tim e Jeff Buckley, accompagnato dal vivo da un gruppo di giovani e validi musicisti, Vincenzo Marti (voce e chitarre), Toni Mancuso (tromba e trombone soprano), Danilo Valentini e Luca Figliuoli (chitarra), Nicola Ronconi e Alberto Caneva (basso), Rocco Teora e Salvatore Caruso (batteria) fra incursioni nei pezzi di Bob Dylan o dei Led Zeppelin senza dimenticare naturalmente le toccanti hits dei Buckley da I Never Asked to Be Your Mountain alla commovente Once I Was di Tim, Grace fino alla reinterpretazione di Halleluyah di Jeff. Lo spettacolo si avvale di un linguaggio ibrido fra monologo, racconto in prima persona, commoventi incursioni dal diario privato di Jeff e la musica dal vivo e se rappresenta un sentito omaggio ai due musicisti americani lasciando trasparire la passione viva di Meoni che va al di là del semplice coinvolgimento e che appare instancabile, è uno spettacolo che piacerà a chi conosce la tragica parabola dei Buckley, ma che si rivela illuminante anche per che non ha mai subito il fascino della musica e della storia di Tim e Jeff Buckley. Almeno fino a questo momento forse fin quando Meoni ci lascia scoprire due vite parallele e inconciliabili mostrando il volto umano di due sensibili artisti e raccontando un pezzo di storia del rock americano. In scena fino al 1 marzo nel suggestivo spazio del Teatro Spazio Uno nel cuore di Trastevere.