Quer pasticciaccio brutto de famija…dar punto de vista der… pregiudizioDove c’è Micheli c’è la risata.
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Non ho mai visto un allestimento scenico così ricco e dettagliato per uno spettacolo di prosa.
La scenografia di Gilda Cerullo riproduce l’interno di un appartamento signorile finemente arredato: dalla porta d’ingresso sul fondo, che rende visibile chiunque entri, si accede ad un piccolo disimpegno che da un lato ha una porta da cui di vede la bella cucina moderna e di fronte si allarga nella zona giorno, formata da un grande salone tappezzato di libri che occupa tutto il palcoscenico.
In questo salone si svolge la consueta riunione “mangereccia” di famiglia, coi cibi cucinati dalla madre che se ne va al momento di andare a tavola e torna alla fine; fratello e sorella coi rispettivi compagni e un vecchio amico comune si ritrovano insieme e incominciano a chiacchierare del più e del meno con una certa leggerezza, ma la differenza di temperamento e di intenzioni, di ideologia politica e di condizione sociale genera vari battibecchi e malintesi tra le due coppie anche per motivi futili, inoltre molti equivoci sono provocati intenzionalmente proprio per stuzzicare la reazione degli altri e creare comicità, ma qualcuno non capta l’ironia e reagisce in modo improprio.
L’argomento che fa discutere è la gravidanza di Arianna, in primis la rivelazione che suo marito Emanuele non è il padre del bambino (e tutti noi a pensare che potrebbe essere l’amico di famiglia), poi la scelta del nome del nascituro, che Emanuele, ricco e di destra, vuol chiamare Adolph. E, se la prima notizia crea un certo disorientamento non privo di curiosità investigativa, la seconda scatena le paranoie del cognato Vittorio che è comunista e l’animata discussione si sposta su altri campi. In realtà è tutto una burla, inventata dalla giovane coppia per movimentare la serata, e ci è riuscita perché il litigio è autentico e non privo di colpi bassi, e gli attori sono stati talmente bravi che anche noi ci abbiamo creduto. Naturalmente tutto si è risolto in una risata, ma qualcosa si è ormai rotto all’interno della famiglia, che non regge l’altro colpo veramente inaspettato ed inaccettabile che giunge alla fine: la relazione sentimentale tra l’attempata madre e il comune amico più giovane di lei, che a ragion veduta hanno sempre mantenuto il segreto. E allora tutte le cose taciute vengono fuori in modo ingrato e devastante.
“Un pasticciaccio brutto de famija” per questi miseri “parvenu”, che mette a nudo la loro chiusura mentale e il loro egoismo.
Ề l’adattamento teatrale di Carlo Buccirosso e Sabrina Ferilli del film “Il nome del figlio”, ovvero “Le Prenom” di Matthieu DeLaporte e Alexandre De La Patellière, una commedia degli equivoci presentati in modo credibile, una pièce a tratti brillante, a tratti grottesca, con un finale amaro.
La prima parte un po’ lenta e noiosa è vivacizzata dalla vis comica di Maurizio Micheli, più serrata e movimentata è la seconda parte dove esce la vera natura di queste persone, che, nonostante le apparenze e i ruoli conquistati, rimangono ancorate alla stupidità dei pregiudizi che a volte possono rasentare la crudeltà.
La figlia Gabriella è la bella e versatile Sabrina Ferilli, il cui spirito allegro allenta le tensioni e il cui linguaggio dal colore romanesco dà autenticità al personaggio; suo marito Vittorio è un sarcastico e ipercinetico Maurizio Micheli, un attore dalla battuta pronta e con una straordinaria naturalezza gestuale che recita con tutta la sua persona; la bella presenza e la padronanza del palcoscenico di Pino Quartullo sono l’ideale per vestire i panni di Emanuele, il bel fratello di Gabriella, socialmente arrivato, sicuro di sé, sposato con la bionda Arianna ben interpretata da Claudia Federica Putrella; bravissima la coppia shock, formata da un riservato e determinato Massimiliano Giovanetti nel ruolo di Marcello l’amico single ritenuto omosessuale tanto da venir soprannominato “Culatello”, e da una scoppiettante seppur brontolona Liliana Oricchio Vallasciani in quello di Liliana, mamma di Gabriella e di Emanuele, da ben due anni segretamente fidanzata con Marcello.
I personaggi sono tutti bene caratterizzati, le loro peculiarità caratteriali sono ben delineate dall’abilità scenica ed espositiva degli attori, che anche fisicamente sono adatti ai ruoli, e dalla fluidità di un abile regista che non poteva essere altri che Maurizio Micheli.