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Au temps où les arabes dansaient

Foto di Agathe Poupeney / PhotoScene
Foto di Agathe Poupeney / PhotoScene

Dopo l’inaugurazione con l’emergente Virginie Brunelle, MilanOltre Festival prosegue il 25 settembre (Sala Shakespeare ore 21.00) con una finestra su “Francia in scena”, proponendo in prima nazionale per il coreografo franco/egiziano Radhouane El Meddeb e la sua Compagnie de Soi. In Au Temps Où Les Arabes Dansaient…, racconta l’Arabia degli anni d’oro, quella del cinema degli anni 40 ai 70 in uno spettacolo audace per quattro interpreti maschili.

Per sezione Vetrina Italia il 26 settembre propone Enzo Cosimi con Sopra di me il diluvio, Premio Danza&Danza 2014.

LA COMPAGNIE DE SOI/RADHOUANE EL MEDDEB

Au temps où les Arabes dansaient…

concept e coreografia Radhouane El Meddeb
interpreti Youness Aboulakoul, Philippe Lebhar, Rémi Leblanc-Messager, Arthur Perole

scene Annie Tolleter

luci Xavier Lazarini
video Cécile Perraut in collaborazione con Feriel Ben Mahmoud
suoni Stéphane Gomberti

produzione La Compagnie de SOI
in coproduzione con CENTQUATRE-PARIS, le Centre Chorégraphique National de Montpellier Languedoc-Rousillon Programme Résidences, Centre de Développement Chorégraphique Toulouse / Midi-Pyrenées Accueil en résidence, La Filature Scène nationale de Mulhouse, la Ferme du Buisson Scène nationale de Marne la Vallée, Le WIP Villette.

con il supporto di Arcadi Île-de-France/DRAC Île-de-France/Beaumarchais Foundation/Centre National du Théâtre

durata 60′ senza intervallo | prima nazionale

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«Questo pezzo, in origine un progetto di cabaret, alla fine delle prove e dei vari eventi politici è evoluto verso una più forte radicalità. Mi risultava difficile andare verso il cabaret per celebrare questo mondo scomparso.

Gli arabi hanno vissuto a lungo i ritmi dei film degli anni ’40, ’50, ’60 e ’70, con la loro magia, il loro arredamento di cartapesta e la loro atmosfera fatta di falsi e orpelli. Gli attori hanno cantato incessantemente, ballato, amato sui grandi schermi delle sale cinematografiche e nei programmi televisivi per le famiglie. Senza condanna, senza divieto, abbiamo guardato il mondo scintillante, laccato e dipinto di questi semidei della commedia, abbiamo seguito i loro drammi e le loro emozioni, abbiamo canticchiato le canzoni che cantavano.

La danza del ventre si alzò prese il suo posto nel momento culminante del film o spettacolo, come se ne fosse il fulcro. Il ventre e l’ombelico erano il luogo dove convergeva il nostro sguardo affascinato.

Oggi che la nostalgia sembra distante, mentre guardiamo indietro a quel periodo d’oro, quegli anni di gloria e di falsi, la/le danza Araba/e appaiono come l’epicentro degli scossoni che arriveranno, l’ombelico sembra vibrare e torscersi sul precipizio, flirtare con il caos.

La violenza del nostro mondo è entrata nelle scene di cartapesta, le rovescia per indicare la fine, la fine di un tempo che era un’illusione, un’illusione dolce, morbida, rotonda.

Au temps où les Arabes dansaient… è l’eco lontana di questi canti e balli, presa nella tenerezza della speranza e del ricordo, nel fervore del cuore e del corpo. E ‘anche uno dei volti di questo presente crudele, noioso e stordito».

Radhouane El Meddeb

Con l’uomo arabo, non è così ovvio. Si potrebbe desiderare di attribuire loro un po’di virilità feroce e ostentata. Ma quando iniziano la danza, un tale stato di ondeggiante ubriachezza prevale su di loro, che potrebbe apparire femminile, anche lasciva. Certo. Tuttavia, non è il bacino. Qui, il tabù sembra importante: il bacino appartiene alle donne, solo loro possono permettersi di investire questa parte del corpo, simbolo di tutti gli emblemi genitali e della fertilità. È in questa rigorosa assegnazione dei registri sensuali che Radhouane El Meddeb sta disegnando la sua provocazione. Gérard Mayen (giornalista e critico di danza)

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26 settembre | Sala Shakespeare ore 21.00

COMPAGNIA ENZO COSIMI

Sopra di me il diluvio

regia, coreografia, scene, costumi Enzo Cosimi

collaborazione alla coreografia Paola Lattanzi

musiche Chris Watson, Petro Loa, Jon Wheeler fruste sciamaniche Cristian Dorigatti

interprete Paola Lattanzi

disegno luci Gianni Staropoli

video Stefano Galanti

in collaborazione con Biennale di Venezia,

Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, Arteven, Electa Creativ Qe Arts,

Milano Teatro Scuola Paolo Grassi, Abruzzo Circuito Spettacolo

Premio Danza&Danza 2014 Produzione Italiana dell’anno

durata 50′ senza intervallo

«Dopo la creazione Welcome to my world dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea.

Ripensare l’opera come un luogo di magia e di perdita di certezze. Dare spazio ad un’arte della coreografia che contenga una componente tecnica rigorosa, sperimentale, attraverso la quale indirizzare una riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a percepirlo in termini sensoriali.

Esaurito il paradigma della postmodernità, si ipotizza l’apparire di un Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale, di cui il continente africano rappresenta l’emblema. Un’Africa urlata, violata che, nonostante i massacri senza fine a cui è sottoposta da sempre, riesce a restituirci una visione di speranza.

Anche questo lavoro, come Welcome to my world, focalizzerà una scrittura di danza scarna, ossuta, un campo percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale, visionario. Partiture di gesti, movimenti, in apparenza semplici ma che riportano alla complessità del lavoro sulla “presenza”, sull’atto performativo, sulla percezione del sistema nervoso a discapito di quello muscolare. Amplificare in scrittura coreografica fenomeni naturali che tendiamo a considerare scontati e renderli visivamente come campi che sconfinano verso una spiritualità laica, una metafisica del corpo, un pellegrinaggio di meditazione». Enzo Cosimi

Sopra di me il diluvio vale per l’implacabile lavoro sul corpo della Lattanzi: straziato in impossibili cambré, riarso in se stesso e reso incandescente; per la perfetta connessione con il suo ansimare e i suoni (di Pietro Loa, Jon Wheeler e Chris Watson: quanti ippopotami!), e in cui pure la voce bofonchia, greve, la lontananza ancestrale. Stupisce per la genialità e per il rigore Cosimi, riuscito nell’intento di creare una delle rare coreografie politiche e scevre da comune retorica, in circolazione, e non solo in Italia. Tutto questo senza rinunciare alla ricercatezza di colori, oggetti, luci e spazio scenico. È una potente pièce di denuncia in cui l’estetica rafforza l’espressività dell’opera. Marinella Guatterini, il Sole24 ore

Se Cosimi è un coreografo che meriterebbe un premio per la lucidità creativa con cui da più di trent’anni esplora ciò che sceglie, Lattanzi, sua danzatrice storica, trafigge la scena con una personalità di altrettanto rilievo. Il suo movimento è abitato da un graffio androgino, una tensione dei nervi che dall’interno fa fremere il corpo. Una danza meravigliosa, irrefrenabile nella necessità di esserci.

50 minuti esemplari, che trascinano con sé il pubblico in un moto emotivo senza pause e inutili ripetizioni. Ed Enzo Cosimi, ancora una volta, eccelle per la potenza drammaturgica di una scrittura coreografica perfetta nei tempi e nella struttura spettacolare. Francesca Pedroni, il manifesto

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INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI E PREVENDITA

TEATRO ELFO PUCCINI

C.so Buenos Aires 33, Milano

tel. 02.00.66.06.06 – biglietteria@elfo.org

Prezzi: da 28 a 10 euro (diritti di prevendita € 1,50) – Abbonamenti/Card: da 60 a 36 euro.

www.milanoltre.org

 

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