Prende il via il prossimo sabato 3 ottobre la rassegna di danza contemporanea curata da Scenario Pubblico, la prima dopo il riconoscimento di Centro di Produzione della Danza, assegnato dal Ministero a sole tre strutture in Italia.
Welcoming è il titolo della rassegna 15/16. Uno slogan o una suggestione, come dice il coreografo Roberto Zappalà nel suo editoriale di presentazione. ‘Accoglienza’ è per diversi motivi la parola chiave della stagione che si appresta a iniziare.
Da una parte infatti la rassegna si articola in un programma denso di residenze, con l’impegno di sempre ad accogliere gli artisti con entusiasmo e il massimo dell’ospitalità, dall’altra dopo la stagione dello scorso anno intitolata all’esilio sembrava la giusta continuazione.
Welcoming inaugura anche un triennio di residenze con il progetto ACASA. Due le sezioni: residenze a progetto e residenze triennali destinate a coreografi in qualità di artisti associati. Un impegno parallelo a quello della produzione artistica delle creazioni della Compagnia Zappalà Danza in quanto responsabili di Scenario Pubblico, un luogo che negli anni si è conquistato con grande serietà una fetta di mercato sempre più importante in relazione all’ospitalità della danza contemporanea internazionale.
Ben 12 le rappresentazioni e 18 i coreografi. Alcune serate sono composte da due o tre diverse creazioni con rispettivi coreografi che si cimenteranno nel formato short-time dando cosi l’opportunità, anche ad un pubblico meno abituato alla danza contemporanea, di conoscere le diverse molteplicità di espressioni coreografiche.
Oltre alle performances la rassegna sarà arricchita da appuntamenti aperti a tutti con confronti intorno al tema della danza contemporanea e lezioni pratiche con gli amatori che da quest’anno saranno proposte non solo con MoDem, il linguaggio della Compagnia Zappalà Danza, ma anche con i coreografi in residenza. Ancora, workshop e il progetto della video danza che per i prossimi tre anni vedrà come protagonista il lavoro di Alain El Sakhawi, già danzatore della stessa compagnia, accolto in residenza sino al 2017 in qualità di video artista.
La rassegna si apre sabato 3 ottobre alle 20.00 con un brindisi inaugurale e la presentazione della stagione, una prova aperta di SIDE/SIDE dell’artista residente Shumpei Nemoto e della sua compagnia dalla Svezia, e a finire la performance “FRANCA MENTE” – con sei ballerini e un pesce rosso biondo – di Elisa Pagani, con la sua compagnia DNA di Bologna, la prima degli artisti in residenza.
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EDITORIALE DI ROBERTO ZAPPALA’
Con Welcoming, che vuole essere uno slogan, una suggestione, abbiamo voluto dedicare la stagione di Scenario Pubblico all’accoglienza, sia perché siamo pronti ad accogliere gli artisti con il massimo dell’ospitalità, ospitalità che ci ha sempre contraddistinto, sia perché dopo la stagione dello scorso anno intitolata all’esilio ci sembrava la giusta continuazione.
Con ‘Welcoming’ vogliamo sottolineare come, anche in un momento di immensa difficoltà lavorativa e di conseguente disastro economico per la nostra città, i catanesi si sono mostrati ancora una volta, straordinariamente generosi e disinteressati accogliendo migliaia di migranti. Uomini, donne e bambini senza nessuna colpa individuale, solo sfortunati per essere nati in un determinato luogo e in un determinato momento storico. Responsabilità di un fato che poteva decidere lo stesso per ognuno di noi.
Chi segue il mio lavoro di coreografo sa che spesso sono molto duro con l’inciviltà diffusa nel nostro territorio, ma allo stesso tempo non posso esimermi dal porre l’accento sulla generosità dei miei concittadini: commovente, infinita. Ciò ovviamente mi inorgoglisce.
grazie Catania, grazie Sicilia.
Quest’anno sarà per tutti noi una “ripartenza”, un nuovo impegno, una nuova responsabilità. Il Ministero ci ha dato un nuovo incarico: siamo ufficialmente un Centro nazionale di Produzione della Danza. Soltanto tre strutture in Italia avranno per i prossimi tre anni questo titolo e ne siamo orgogliosi.
E’ veramente difficile lavorare in un panorama siciliano certamente confuso, privo di una vera strategia che dovrebbe ritenere la cultura e lo spettacolo settori dove è possibile e necessario INVESTIRE e di conseguenza divulgare quello che di positivo accade nella nostra meravigliosa isola.
Gli stimoli, che ci arrivano dall’attenzione che lo Stato Italiano e nello specifico il Ministero dei Beni Culturali, in questi anni ci ha fatto pervenire ci spingono e in alcuni casi ci “costringono”, con immenso piacere e con una nuova vitalità, a continuare quel percorso virtuoso che abbiamo intrapreso ben 25 anni fa e che ci vede più che mai protagonisti della danza italiana. Danza che molto spesso esportiamo in diversi continenti.
Come ho in precedenza accennato questo è un nuovo anno, una ripartenza. Un anno che ci vede impegnati non solo sul fronte della produzione artistica delle creazioni della Compagnia Zappalà Danza, ma anche in quanto responsabili di un luogo, Scenario Pubblico, che negli anni si è conquistato con grande serietà e con il lavoro di uno staff sempre pronto al sacrificio, una fetta di mercato sempre più importante in relazione all’ospitalità della danza contemporanea internazionale. Quest’anno Scenario Pubblico aumenterà il numero delle rappresentazioni e si confronterà in modo più definito con le ospitalità, all’interno di un progetto di residenze coreografiche, che nello specifico prende il nome di ACASA.
Colgo l’occasione di questo editoriale per analizzare cosa è per noi la residenza e cosa comporta tale strategia/visione nel nostro territorio, ma anche per far capire le diverse idee di residenza che abbiamo in mente di attuare.
Per noi la residenza di un artista deve necessariamente andare oltre l’ovvio sostegno allo stesso e provare a contaminare l’area di “ospitalità” individuata, in questo caso Catania e la Sicilia, e così contribuire a una crescita del luogo stesso.
Cercherò di essere più esplicito.
Ho sempre sostenuto che la residenza volta soltanto a sostenere i giovani artisti, è un meccanismo di per se limitato, poco fruttuoso e forse in alcuni casi anche inutile. La mia esperienza mi porta a notare come troppi artisti giovani sono stati nel tempo “ingannati” o forse meglio dire sedotti, e di conseguenza illusi di aver intrapreso la giusta direzione. Solo dopo che gli stessi artisti incontreranno e si scontreranno col vero mercato comprenderanno, a loro spese, e questo mi sembra un passaggio obbligato, le enormi difficoltà che il mercato stesso si porta dietro.
Per queste ragioni ho sempre creduto che le residenze debbano essere realizzate con due obiettivi: uno certamente proiettato verso il sostegno dei giovani coreografi e parallelamente verso la costruzione di un meccanismo di circuitazione senza il quale è “inutile” produrre; l’altro, non alternativo ma complementare, orientato ad “attrezzare” di contenuti, di suggestioni e di presenze il territorio, contribuendo così alla sua “emancipazione”. Il raggiungimento di questo secondo obiettivo ci sembra possibile con il coinvolgimento di coreografi già maturi. Da questi artisti mi aspetto una relazione con il territorio più profonda, basata su incontri frequenti con il pubblico, presentazione di pubblicazioni, seminari, ma soprattutto normale socializzazione all’interno dello stesso territorio, attraverso la loro quotidiana fruizione della città, delle sue piazze, dei suoi bar, dei ristoranti, dei negozi, dei mercati ecc. E’ questa contaminazione della città con la vita e lo sguardo dell’artista che rappresenta per me uno degli aspetti più importanti di una residenza artistica e questa può realizzarsi solo attraverso una permanenza prolungata sul territorio. Ciò accade nel teatro o nella lirica, per i meccanismi ormai consolidati di costruzione dell’opera, che dura circa un mese, o degli spettacoli di teatro che hanno una lunga tenuta per quanto riguarda le repliche.
Obiettivi semplici, ma a oggi ancora non pienamente realizzati.
Crediamo, anche grazie a questa nuova attribuzione di Centro di produzione della danza, di poter contribuire ulteriormente alla crescita della danza contemporanea in Sicilia.
Non mi dilungo sui singoli nomi degli artisti ospiti, ne indico i numeri. Ben 12 le rappresentazioni e 18 i coreografi. Alcune serate sono composte da due diverse creazioni con rispettivi coreografi che si cimenteranno nel formato short-time dando cosi l’opportunità, anche ad un pubblico meno abituato alla danza contemporanea, di conoscere una diversa molteplicità di espressioni coreografiche.
Continueremo gli appuntamenti con la storia della danza aperta a tutti, non solo agli addetti ai lavori, e gli incontri con gli amatori che da quest’anno vorremo proporre non solo con MoDem, il linguaggio della Czd, ma anche con i coreografi in residenza. Numerosi poi i workshop e il progetto della video danza che per i prossimi tre anni vedrà come protagonista il lavoro di Alain El Sakhawi, già danzatore della Czd, in residenza fino al 2017 in qualità di video artista.
Le residenze saranno suddivise in due sezioni: residenze a progetto e residenze triennali destinati ai coreografi in qualità di artisti associati.
Roberto Zappalà
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