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“Salomè” da Oscar Wilde di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

fotoÈ giustificato all’inizio un certo sconcerto da parte degli spettatori. Un clown invita il pubblico ad entrare nel tendone di un circo per ammirare un prodigio. All’interno, in una specie di ring, un uomo in catene si dibatte incalzato da un giovane siriano. Quell’uomo imprigionato vuole rappresentare lo stesso Oscar Wilde che nella realtà per due anni fu recluso per reato di sodomia. E, in un accavallarsi di azioni e sdoppiamenti, gli stessi attori mettono in scena il primo incontro tra Salomè (la figlia della regina Erodiade) e Iokanaan, il santo Giovanni che resiste disperatamente alle tentazioni della Principessa. Gli autori (Ferdinando Bruni e Francesco Frongia) integrano il testo di Salomè con altri brani dello scrittore irlandese (De Profundis, Ballata del carcere di Reading), con interviste, interventi ed efficaci effetti sonori e multimediali. La seconda parte del dramma ha un effetto de-tensivo per gli spettatori che, fugati i residui dubbi interpretativi, mettono in sonno l’intelligenza e si abbandonano alle pulsioni emotive. Erode, Erodiade e Salomè (un bel terzetto familiare) si confrontano e si scontrano in una lotta dove lussuria ed estetismo sono le note dominanti. Le voci microfonate, i suoni e le musiche evocative e sempre funzionali, le puntuali sciabolate di luci e la misurata ironia, accendono i toni e le emozioni. Salomè non cede dapprima alle lusinghe di Erode che per vederla danzare è disposto a cederle metà del suo regno, ma alla fine si esibirà chiedendo in cambio, per amore di vendetta, la testa di Iokanaan colpevole di non aver ceduto alle sue seduzioni d’amore. L’opera si può dunque riassumere nella battuta: Ognuno uccide ciò che ama. L’amore è portato a un livello di esasperazione che distrugge e, in un cupio dissolvi, si auto-distrugge.

L’intensa elaborazione drammaturgica di Bruni e Frongia impone un ritmo serrato agli attori e una pari concentrazione da parte degli spettatori. Proibito distrarsi per non perdere il senso non tanto del racconto, quanto il flusso emozionale. Gli interpreti, tutti uomini, sono di una bravura “scandalosa”. Ferdinando Bruni, conoscendolo, non stupisce anche se nelle vesti di Oscar Wilde, Iokanaan e Erode tocca alti vertici attorali per l’intensità e le infinite modulazioni vocali, per la mimica facciale, la postura e la gestualità. Bravissimi senza riserve gli altri due attori, Enzo Curcurrù nella parte di Mavor Parker, Giovane siriano ed Erodiade e, last but not least, Mauro Bernardi che disegna mirabilmente la figura di Salomè.

 

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