Lo spettacolo di Michele Di Mauro apre la 6° edizione di Schegge, Stagione Teatrale ideata e organizzata dall’associazione Il Cerchio di Gesso. La stagione 2015-2016 si pone due obiettivi principali:
– diventare punto di riferimento creativo e sociale per il territorio limitrofo. Il Cubo Teatro è infatti posizionato in una zona in cui sono presenti: case popolari, l’ex Gasdotto, il Campus Universitario Luigi Einaudi, il deposito GTT. Una zona potenzialmente ricca di culture diverse, oggetto di immigrazione, e di giovani studenti. Le attività del Cubo Teatro e dell’Associazione Il Cerchio di Gesso,dopo un’attenta analisi del territorio, vogliono creare comunità e socialità attraverso la diffusione della cultura.
– rendere il Cubo un centro di produzione artistica e residenziale.
Siamo al Cubo Teatro, una capiente sala che con sedie e panche posizionate ad hoc, permette di ospitare spettacoli con un pubblico abbastanza numeroso, e questa mobilità spaziale consente, come nel caso di CONFESSIONE, di avere un palco all’altezza della sedie posizionate alte e quindi un’ottima visuale da parte di tutti gli spettatori, qualsiasi sia la loro posizione.
Mi piace pensare che questi luoghi occupassero un tempo fabbriche od officine, da cui il nome, e che ora vengano utilizzati da chi costruisce cultura.
Una assonanza facile viene dall’accostamento della definizione che Michele di Mauro dà di sé stesso, attore-operaio. Questo luogo è nella Torino nord, “in Via Pallavicino 35 (all’interno del cortile del circolo Arci Officine Corsare) ed è oggi uno spazio multidisciplinare e polifunzionale, sede di eventi teatrali e musicali, corsi e residenze per artisti, sito in una posizione strategica di Torino, all’interno del contesto urbano gestito dal TYC (Torino Youth Centre) un network di associazioni giovanili e universitarie”. Una particolare attenzione la merita anche il pubblico presente in questa sera di metà Dicembre, dove il freddo non è eccessivo e la vicinanza con il Natale inizia a farsi minacciosa: sono più o meno le stesse persone che si vedono ad ogni nuovo spettacolo di questo attore molto amato a Torino, e ritengo lui abbia conosciuto personalmente almeno l’80% dei presenti, in questi trentacinque e più anni di carriera teatrale. Si tratta di attori, registi, partecipanti a suoi laboratori, o semplici spettatori insomma gente che si può definire in modo molto ampio teatranti attivi e passivi (categoria di cui ritengo fare parte), e che riceve ad ogni suo spettacolo emozioni e sensazioni che pochi altri attori sanno dare. Da parte di Di Mauro c’è poi un progetto particolare, che partirà in questi giorni, rivolto proprio al pubblico di Torino.
Ma veniamo allo spettacolo vero e proprio. Si inizia con quella che potrebbe essere la versione teatrale di “L’Autunno del Patriarca” di Marquez, un attore vestito da politico (giacca, cravatta e sorriso adeguato) si posiziona davanti ad un leggio, quasi in mezzo al pubblico, e veniamo così a sapere che siamo in una sorta di tribunale e l’ex-presidente si trova a difendere il suo nome innanzitutto, ed il suo operato. C’è una favola di Fedro, che nessuno ha mai sentito raccontare, e la spiegazione di come il paese ed il suo popolo (attenzione non la popolazione perché sarebbe troppo generico) si trova a scendere sempre più in basso perdendo lavoro, ricchezza e fiducia. E chi assiste a questa performance non può che essere continuamente sorpreso dalla carica emotiva e passionale in cui viene coinvolto, di fronte ad un attore che cambia continuamente maschera facciale per passare dalla cattiveria luciferina, alla santità assoluta, toccando felicità terrene e divine, offese vergognose, momenti erotici ad alto livello ed umiltà papali. E questo rapporto è quasi fisico con il pubblico e con ognuno di noi. E l’imputato confessa di essersi volutamente circondato di collaboratori non troppo capaci ma brillanti, sia per non sfigurare nei loro confronti e sia per non far apparire la propria incapacità. E la stessa operazione è stata fatta a cascata da ogni collaboratore con i suoi dipendenti per arrivare ad una base di partito formata di mediocri-deficienti. E senza mai essere citato esplicitamente ci rendiamo conto che i riferimenti al passato politico e da poco terminato, da parte del “miliardario ridens” sono evidenti. Ma ci sarà un colpo di scena nel finale, che non rivelerò, svelato soprattutto dallo stesso autore drammaturgico Davide Carnevali, nell’incontro del dopo-spettacolo, che racconta di come e perché è nato lo spettacolo e di quale le sue messinscena future. In questa occasione Di Mauro, rispondendo ad una domanda del pubblico, racconta come sia arrivato a questo copione e come, pur non essendo originariamente destinato a lui, ci abbia lavorato insieme al G.u.p. Alcaro, per la parte sonora divertendosi e continuando a farlo ad ogni replica, aggiungendo nuovi spunti improvvisati. Naturalmente gli applausi e le chiamate sono state fragorose e molteplici, strameritate anche perché è questo uno spettacolo che dovrebbe essere visto da una popolazione che dimentica troppo in fretta le esperienze negative sopratutto politiche, e tende a delegare spesso a personaggi che sono soprattutto brillanti le proprie scelte.
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CONFESSIONE (Confessione di un ex presidente che ha portato il suo paese sull’orlo della crisi)
di DAVIDE CARNEVALI
con MICHELE DI MAURO
suoni G.U.P. ALCARO
con il sostegno di PIIGS – FESTIVAL DE DRAMATÚRGIA SOBRE LA CRISI, BARCELONA 2014
OUTIS TRAMEDAUTORE, MILANO 2014
PREMIO UBU 2014