Sabato 16 gennaio alle 17.30 torna Opera Foyer al Teatro Verdi. Il soprano Susanna Armani, accompagnata da Claude Padoan al corno e Aleksandra Bochkareva al pianoforte, proporrà un viaggio attraverso cinquant’anni di musica e teatro musicale, dalla fine del Settecento al Primo Ottocento, dal primo Mozart al Turco in Italia di Rossini. Interventi a cura di Paolo Cattelan
Comincia nel Segno di Mozart l’anno nuovo di Opera Foyer, sabato 16 gennaio alle 17.30, al Teatro Verdi di Padova, con un concerto in cui il soprano Susanna Armani, il cornista Claude Padoan e la pianista Aleksandra Bochkareva proporranno un viaggio attraverso cinquant’anni di musica e teatro musicale, dalla fine del Settecento al Primo Ottocento, dal primo Mozart al Turco in Italia di Rossini.
Tra pagine note e inediti di grande rilevanza virtuosistica passeranno in rassegna le creazioni dedicate al personaggio della donna “capricciosa” che combatte indomita per la propria autonomia e libertà sentimentale. Il musicologo Paolo Cattelan presenterà e accompagnerà il concerto con letture di documenti e testimonianze che rivelano, tra l’altro, nuovissimi scenari della vita del genio in corso di pubblicazione negli atti del Mozarteum di Salisburgo.
Il programma musicale inizierà con Wolfgang Amadeus Mozart di cui verranno eseguite “Lungi da te mio bene” da “Mitridate Re di Ponto” (Atto II, Scena 7) e “Nel grave tormento” sempre da “Mitridate Re di Ponto” (Atto II, Scena 8). Seguirà “Deh fermate! fermate!” da Ines De Castro (Atto II, scena 9) di Francesco Bianchi. Si prosegue con Franz Xaver Süssmayr e il suo “Del mio cor non vi lagnate” da Il turco in Italia (Atto I, scena 9). Il concerto proseguirà con “Mi diranno capricciosa” da “La capricciosa e il soldato” (Atto I, scena 6) di Michele Carafa De Colombrano; “Quando è fido ed amoroso” da “La dama soldato” (Atto I, Scena 9) di Johann Gottlieb Naumann; “Belle donne innamorate” da “Il marito indolente” (Atto I, Scena 11), di Joseph Schuster. A conclusione verrà eseguita l’aria “Squallida veste e bruna” da Il turco in Italia (Atto II, Scena 16) di Gioachino Rossini (1792-1868).
Le “Capricciose”. Sul finire della Serenissima Repubblica di Venezia il Consiglio dei X, suo massimo organo di governo, cominciò una dura battaglia contro le “Capricciose” definendo così negli atti quelle spose-bambine che, dopo alcuni anni di matrimonio, chiedevano alla Curia il divorzio per sottrarsi agli odiati vincoli imposti dalle famiglie. Le “Capricciose” erano diventate per lo Stato un fenomeno pericoloso che andava arginato: il caso che forse più diede scandalo fu quello di Elisabetta Maffetti Dandolo, una donna famosa per il suo coraggio nel pretendere l’autodeterminazione, ma anche per la sensibilità nei confronti delle arti, dell’opera e della moda. Elisabetta, detta Dandula, segnò la sua epoca e il “rumore” che il suo nome ha suscitato è giunto fino a noi attraverso sonetti satirici e libelli infamanti (A dando Dandula nome habet: “si chiama Dandula perché la dà via”, dicevano di lei le malelingue veneziane). Non è un caso quindi se il personaggio della “Capricciosa” torna spesso nei libretti d’opera a cavallo tra Sette e Ottocento e se, a cominciare la sua fortuna, sono stati i poeti veneti Lorenzo Da Ponte e Caterino Mazzolà che a Venezia appartenevano al partito riformatore prima di essere esiliati e diventare stretti collaboratori di Mozart il quale, per altro, conobbe Elisabetta Maffetti mentre si trovava con il padre a Venezia nel lontano Carnevale del 1771 (ce lo ricorda Leopold Mozart in una lettera in cui annuncia alla moglie “Lunedì saremo a pranzo Sua Eccellenza Maffetti”). Dandula aveva allora diciannove anni e Mozart quindici, ma non ci è dato sapere nulla di più su cosa accadde tra di loro. Quel che è certo è che Mozart, nella sua ultima opera, la Piccola Cantata Massonica Kv623, realizza un singolare contrafactum, ovvero prende a prestito una melodia e ne cambia le parole, giocando, allusivamente come gli piaceva fare, con i suoni e i loro significati. Infatti è necessario sapere non solo che questa melodia era precedentemente comparsa in tre opere del compositore sassone Joseph Schuster (1747-1812), ma che in ognuna di esse un personaggio femminile vi canta la propria condizione e i propri conflitti sentimentali. E fu così che, senza che i massoni viennesi lo sapessero, per l’inaugurazione della sede della Loggia “Alla nuova speranza incoronata”, a cui solo gli uomini sarebbero stati ammessi, sotto parole inneggianti alla virile fratellanza, risuonò anche un secondo significato: un inno alla libertà delle donne.
Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00 (abbonati stagione di prosa 2015.16)
I Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro Verdi oppure on line www.teatrostabileveneto.it
Per informazioni
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