Al Teatro Metastasio viene messa in scena la nuova produzione della Societas, Democracy in America, con la regia di Romeo Castellucci. Si tratta di uno spettacolo molto intenso, dove l’impatto visivo attraverso il susseguirsi di quadri viventi ha la precedenza rispetto a una narrazione lineare e tradizionale, pur mantenendo quest’ultima un’organicità e coerenza narrativa.
Castellucci trae spunto per questo spettacolo dal testo del filosofo francese Alexis de Tocqueville, che appunto scrisse “Democrazia in America”, dopo aver fatto un lungo viaggio negli Stati Uniti nel 1831 alla ricerca della democrazia, proprio nel momento in cui nella vecchia Europa vigevano ancora conflitti e forti disuguaglianze. Per Tocqueville presupposto fondamentale per una forma democratica di governo era l’uguaglianza sociale, un mondo nel quale non fossero esistite differenze di classe, ma in cui tutte le occupazioni e le professioni potessero essere accessibili a tutti. In modo antitetico, quindi, Tocqueville vedeva la società americana, retta da valori di uguaglianza, impegno sociale ed etico che garantiscono prosperità e tranquillità, contrapposta a quella europea, nella quale le aspirazioni di gloria e la grandiosità degli Stati portavano instabilità e conflitti.
Castellucci ci riporta, attraverso il vissuto di due poveri contadini del nord America, il sacrificio delle comunità puritane per costruire un nuovo assetto politico e sociale basato sugli insegnamenti biblici che pongono al centro l’uguaglianza tra gli esseri umani. Il rigore morale, accompagnato da una vita di stenti e di sacrifici, indurranno nel peccato la donna, la quale, per comprare nuovi attrezzi per lavorare il campo e dei semi, deciderà di vendere sua figlia Mary. La crisi interiore della donna rappresenta la sconfitta del sogno americano e dei presupposti con i quali era nata quella società. La regia di Castellucci pone anche un accento sulla questione delle tribù indiane, assoggettate e in molti casi annientate, tematica probabilmente poco considerata nel testo di Tocqueville.
C’è una forte contestualizzazione tra passato e presente. Lo spettacolo si apre con una riflessione sui luoghi in cui tuttora non vige un sistema democratico. Inoltre parlare di democrazia oggigiorno, in un momento dove i sistemi democratici esistenti appaiono traballare e indebolirsi, sembra importante. Il regista sottolinea che invece non c’è alcun riferimento alle elezioni recenti americane e alla vittoria di Trump.
Il cast è tutto al femminile, probabilmente anche per marcare il ruolo femminile nella nuova società americana, sicuramente al tempo di Tocqueville più attivo rispetto a quello di donne di altre società.