La rassegna estiva Teatri di Pietra punta alla valorizzazione di teatri antichi e siti monumentali e archeologici, dalla Toscana alla Sicilia, con una programmazione dedicata ai temi del Mediterraneo e dei Miti. Nel Lazio, col patrocinio di MiBACT, Regione Lazio, Parco di Veio e Comune di Roma-XV Municipio, le rappresentazioni vanno in scena alla Villa di Livia e al Casale Malborghetto-Arco di Costantino.
La Villa di Livia Drusilla (moglie dell’imperatore Augusto) a Prima Porta è un grande complesso di ambienti privati e termali, portato alla luce intorno al 1860, decorato con vasti affreschi paesaggistici, staccati e trasportati al Museo Nazionale Romano.
Nel parco che circonda gli scavi, sotto una scenografia vegetale, è stato rappresentato il mito di Clitennestra nella rivisitazione di Alma Daddario che ha affrescato (insieme a Stefano Bandini che è autore delle musiche originali) la figura di questa eroina del teatro greco con pennellate di contemporaneità.
Nell’istante di un’immanente eternità, la donna assurge a simbolo dell’umano con tutte le sfaccettature di sentimenti nobili e tragici che attraversano l’animo di un essere sottoposto a drammatiche esperienze, filtrate dalla profonda capacità femminile di elevarsi al di sopra della vendetta aspirando alla giustizia. Dall’iconografia di sanguinaria vendicatrice ad archetipo di conflitto fra i sessi ed emblema dell’ingiustizia, questa eroina segna il passaggio dalla vendetta al diritto.
Le donne, nella loro storia millenaria di soprusi, hanno imparato a metabolizzare e perfino a sublimare le sopraffazioni, le violenze fisiche e morali, le disparità di genere che ancora vengono perpetrate, come se il tempo fosse passato invano. Proprietà del maschio, bottino di guerra, immolate, merce di scambio allora come oggi: intramontabilità del mito come è intramontabile la condizione umana. La presa di coscienza, le rivendicazioni, l’acquisita indipendenza non bastano a garantire il rispetto del maschio, a volte violento.
Clitennestra, figlia di Tindaro e Leda e sorella di Elena, viene resa vedova di Tantalo da Agamennone che le uccide anche il figlio, poi la rapisce e la sposa generando Oreste, Elettra e Ifigenia. Quest’ultima verrà sacrificata dal padre per propiziarsi gli dei alla vigilia della partenza per la guerra di Troia e, al suo ritorno dalla guerra, sarà ucciso da Clitennestra poi assassinata da Oreste per vendicare il padre, in un destino circolare di morte.
La scrittura della Daddario fa emergere i profili dei diversi ruoli che si condensano nella figura della regina: madre, moglie, vedova, schiava e ancora moglie, madre, assassina, vittima, che l’interpretazione di Alida Mancini (sua anche la regia) esalta facendo emergere l’universo femminile nella totalità della propria forma espressiva, insieme ad Antonietta De Lorenzo che esprime le voci della figlia Elettra e della principessa troiana Cassandra.
Dalla donna assoggettata al suo destino di Eschilo a quella più consapevole di Euripide che le fa dire nell’Ifigenia in Aulide “Questa società ingiusta dominata da una congrega di uomini”, alle varie connotazioni che diversi autori nei secoli le hanno attribuito, fino a questa immagine drammaticamente attuale in un tempo sospeso lontano dal caos cittadino, è stato lungo il cammino.
Non la fine di tutto ma l’inizio di un diverso vivere pacificato, questo sono gli Inferi per questa Clitennestra, luogo in cui si stabilizzano e si eternizzano gli eventi, il cui racconto possa essere memoria e monito: “Ascoltate le donne, ascoltatele” è il grido finale conciliatore e protofemminista.