“Nella miseria si finisce per perdere tutta la dignità. Manon ha paura della povertà, meno della paura della povertà che della vergogna di essere povera”.
È questa la chiave di lettura perfettamente centrata dallo scozzese Kenneth MacMillan della sua Manon, diventato ormai un classico del repertorio novecento e che debutta per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma a distanza di 44 anni dalla creazione, nel 1974 per il Royal Ballet: uno straordinario successo per un balletto (ultima replica stasera) emozionante e coinvolgente, interpretato per la seconda volta in carriera dall’ètoile Eleonora Abbagnato, direttrice del Corpo di Ballo del Teatro romano.
Il balletto si ispira alla novella dell’Abbé Prevost che nel 1731 aveva scandalizzato la Francia pre-rivoluzionaria, raccontando ascesa e caduta di Manon Lescaut in un mondo dove la società è ancora immobile e dove la nobiltà e la ricchezza sono in grado di manipolare l’altrui destino: MacMillan lo mostra chiaramente attraverso un balletto bellissimo dalla struttura tutto sommato classica, ma non rigida, fra pantomina, scene d’insieme, travolgenti pas de deux, asciuttezza di gesti e coreografia (rimontata da Patricia Ruanne e Karl Burnett) dove, accanto alla tecnica, pare contare soprattutto la capacità interpretativa degli artisti a restituire la raffinatezza psicologica dei personaggi.
Chapeau ad Eleonora Abbagnato (che si alterna nel ruolo con Susanna Salvi), per la prima volta impegnata in un balletto classico a serata intera a Roma dopo le incursioni con i coreografi contemporanei al Costanzi: classico e narrativo, ma non troppo, Manon si concentra proprio sull’arrivista Manon, una luminosa e seducente Abbagnato, bravissima nella tecnica (è alla sua seconda Manon dopo la prima a Parigi a pochi mesi di distanza dalla nascita del secondogenito Gabriel), ma non solo.
Vezzosa, superficiale, opportunista, vittima di sé stessa, la Manon della Abbagnato, è “charmant e amorale” e convince per la sua interpretazione da vera e consumata attrice. Accanto a lei, un bellissimo Friedmann Vogel, étoile tedesco, che interpreta il debole Cavaliere Des Grieux, pronto a tutto, anche a degradarsi per la sua Manon e che con la Abbagnato forma una coppia bellissima fra slanci passionali e tradimenti, seduzione e sacrificio soprattutto nei duetti.
Resta la profondità psicologica dei personaggi a rappresentare la cifra inconfondibile della Manon perché ogni personaggio si porta dietro un destino (tragico) che sembra ancora oggi tremendamente attuale: oltre a Manon e Des Griex, tutti hanno una propria storia e ogni artista può doverosamente sfoggiare tecnica e capacità interpretativa dal giovane Giacomo Castellana – Lescaut alla seducente Alessandra Amato, étoile del Costanzi nel ruolo dell’Amante al potente e vendicativo Monsier G.M. di Damiano Mongelli che si alterna con Benjamin Pech.
Ma tutto il Corpo di Ballo assolve doverosamente al proprio ruolo mostrando i passi da gigante della compagnia dopo tre anni di direzione Abbagnato che è riuscita ad arricchire il repertorio contribuendo contemporaneamente alla crescita del Corpo di Ballo.
“La disparità fra le grande ricchezza e la grande povertà nella Francia del secolo dei Lumi” è stato quello che ha voluto mostrato MacMillan nella parabola di Manon che continua a essere modernissima e che viene supportata ed esaltata dal ricco ed opulento allestimento dello Stanislavsky and Nemirovich-Danchenko Moscow Music Theatre, con le scene e i costumi di Nicholas Georgiadis in bilico fra colori, ricchezza e decadenza, broccati e carrozze.
Bellissima anche la musica di Jules Massenet diretta con sapienza dal maestro Martin Yates sul podio romano e che aveva operato nel 2010 la ri-orchestrazione delle musiche non scritte per il balletto che di fatto si fregia di una sorta di collage che conta 46 estratti da opere diverse. Collage perfettamente riuscito però che alterna momenti passionali a slanci vorticosi, che pur non includendo nessuna musica dell’opera Manon, pare sia stata apposta tanta è l’unitarietà complessiva. Ultima replica stasera, 31 maggio alle ore 20 con Susanna Salvi nel ruolo di Manon, Claudio Cocino – Des Griex, Jacopo Giarda-Lescaut, Monsier G.M., Manuel Parruccini, Marianna Suriano – l’amante. Info su operaroma.it.