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Natura Dèi Teatri (23° edizione)

Dal 18 giugno al 6 luglio a Parma

Foto di Francesco Pititto

Diretto da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, Natura Dèi Teatri giunge alla ventitreesima edizione e avvia un triennio che trae ispirazione dalle ricerche dell’autorevole filosofo francese. Inaugurazione al Complesso Monumentale della Pilotta, con il progetto triennale Il Passato Imminente.

Lo storico Festival Internazionale di Performing Arts Natura Dèi Teatri, diretto da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto di Lenz Fondazione, torna a Parma dal 18 giugno al 6 luglio.

Ventitré anni di storia. Tredici soggetti artistici in programma: Maria Federica Maestri e Francesco Pititto di Lenz Fondazione, Tim Spooner (Inghilterra), Boris Kadin (Slovenia), Claudio Rocchetti, Andrea Azzali, Fiorella Iacono, Luna Cenere, Teatro del Lemming, Claudia Castellucci e Chiara Guidi della Societas, Cristina Kristal Rizzo. Ventitre repliche per otto proposizioni performative – di cui quattro prime assolute. Due residenze internazionali: Tim Spooner e Boris Kadin. Due incontri di approfondimento per gli spettatori. Tre luoghi di spettacolo: il Complesso Monumentale della Pilotta, l’Oratorio di San Quirino, Lenz Teatro.

Il tema concettuale del triennio 2018-2020 è Toccare. Ispirazioni da Jean-Luc Nancy, con la tripartizione Tenero nel 2018, Liscio/Striato nel 2019 e Sforzo nel 2020.

«Tenero presuppone il toccare, ma anche una predisposizione morale» suggeriscono Francesco Pititto e Maria Federica Maestri «Il toccare è indispensabile all’esperienza, alla conoscenza e alla relazione affettiva, eppure oggi tocchiamo sempre meno sia le cose sia le persone. Per Jean-Luc Nancy l’esistenza è corpo, non c’è altra evidenza che quella del corpo: “Il nostro esistere è il toccare: noi ci tocchiamo in quanto esistiamo. Il nostro toccare è ciò che ci rende noi”. Il problema è: come l’incorporeo della parola e dell’immagine tocca il corporeo del corpo e delle cose? Il toccare che nel quotidiano stiamo via via togliendo ritorna in altri aspetti della nostra vita, in particolare quando pensiamo, quando conosciamo, quando amiamo. Sapere è toccare. Non più con la mano ma con il cervello. Una risonanza di emozioni, visioni, memorie. Nel teatro o nella danza il medium è sempre il corpo. Il tocco tra parola, pensiero, emozione diventa movimento, ritmo, vibrazione, tensione muscolare. È un tocco lieve, tenero nel senso della smisurata forza della poesia che tocca il cuore di pietra delle cose».

Natura Dèi Teatri 2018 si aprirà il 18 giugno con Il Grande Teatro del Mondo, prima parte del progetto triennale Il Passato Imminente, da Calderón de la Barca, realizzato con e per il Complesso Monumentale della Pilotta. «Un corpo architettonico di più parti, collegate tra loro e tra loro dipendenti, come in un abbraccio: così possiamo pensare e vedere il Complesso Monumentale della Pilotta» suggeriscono Maria Federica Maestri e Francesco Pititto di Lenz Fondazione «Se poi lo intendiamo come il Mondo sul e nel quale si rappresenta una commedia o tragedia della vita, dove il regista è Dio in quanto Autore, e gli attori le allegorie della condizione umana ecco che l’idea di questo teatro si sovrappone all’Idea del Theatro di Giulio Camillo che aveva l’ambizione di mostrare in un unico luogo tutta la sapienza umana e di rivoluzionare l’idea stessa di teatro tradizionale, lo spettatore sul palco e la memoria del mondo in platea. Nella visione di Lenz, il luogo unico abitato da questa variegata umanità sarà il Complesso della Pilotta stesso. Lo Scalone imperiale, il Teatro Farnese, la Galleria Nazionale Palatina, il Museo Bodoniano, il Museo Archeologico, il cortile della Cavallerizza, il cortile del Guazzatoio, i Voltoni. Nell’unico abbraccio di un insieme di spazi mnemotecnici, un Mondo sul e nel quale agiranno nuove figure della complessità umana, allegorie del passato nell’imminenza di un presente che si pone di nuovo a rappresentare la modernità di questo testo senza tempo. Ne Il Grande Teatro del Mondo di Pedro Calderón de la Barca si mostrano, teatro nel teatro nell’accezione più contemporanea, figure che da retoriche diventano reali, il Re e il Contadino, il Povero e la Bellezza, la Discrezione e il Bambino mai nato: ognuna a rappresentarsi nel tempo della commedia, nel tempo della vita e della morte, a render conto a Dio/Autore a sipario calato. Lo spettatore non sarà unico, come nel Teatro della Memoria o della Sapienza di Giulio Camillo, ma la visione di ognuno potrà nel movimento e nella combinazione degli spazi agiti ricreare nuovo pensiero tra immagini reali e virtuali, tra opere concrete o immaginarie». In scena insieme agli interpreti Barbara Voghera, Paolo Maccini, Franck Berzieri, Carlotta Spaggiari, Valeria Meggi, Matteo Castellazzi, Sandra Soncini, Lara Bonvini, Valentina Barbarini, Lorenzo Davini, Monica Bianchi e Eugenio Degiacomi (basso), sei clavicembalisti guidati dal Maestro Francesco Baroni del Conservatorio Arrigo Boito di Parma, partner artistico del progetto. La tessitura musicale barocca eseguita dal vivo nei diversi spazi della Pilotta, sarà contrappuntata dal raffinato e potente suono elettronico di Claudio Rocchetti. Il Grande Teatro del Mondo, realizzato in collaborazione con AUSL Parma – DAI SM-DP, sarà in scena fino al 23 giugno.

All’Oratorio di San Quirino di Parma debutterà, dal 2 al 6 luglio, Iphigenia in Aulide. Ah! Qu’il est doux, mais qu’il est difficile, prima parte di un dittico -realizzato nel biennio 2018-2019 in collaborazione con il Conservatorio Arrigo Boito di Parma– che si completerà l’anno prossimo con l’allestimento di Iphigenia in Tauride. Èuna riscrittura scenico-musicale tratta dalla tragedia di Euripide e dall’opera tardo settecentesca di Christoph Willibald Gluck. L’impianto drammaturgico e visivo curato da Francesco Pititto è interpretato da Valentina Barbarini insieme alla giovane soprano Debora Tresanin e al basso Eugenio Degiacomi, impegnati in concerto vocale sulle intense e graffianti rielaborazioni elettroniche di Andrea Azzali. «Contrapposta alla violenza patriarcale, la debole forza di Iphigenia rappresenta la più alta funzione morale» annota la regista Maria Federica Maestri «Inizialmente preda terrorizzata di fronte all’atrocità del sacrificio, da vittima innocente si trasmuta in soggetto poetico e politico pienamente consapevole del proprio destino di morte». L’installazione scenica è costituita da un altare materico «tenero e crudele» ispirato alle opere organiche di Joseph Beuys: «Nessuna cerimonia, nessun padre da odiare, nessuna madre da desiderare, nessun passato e nessun futuro, per Iphigenia solo un “al di qua” anonimo e insanguinato. Come la cerva ferita a morte, il suo corpo immolato senza colpa si fa monumento perenne all’orrore della violenza».

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Residenze internazionali.

L’attore e performer sloveno Boris Kadin, in residenza internazionale a Lenz Teatro, torna a Parma per proporre, in prima assoluta, Orestea #1 Nidi_ Post-truth Tragedy, creata su commissione del Festival in dialogo creativo con la ricerca attorno all’opera eschilea che per i prossimi tre anni vedrà impegnati Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Riflette Boris Kadin, artista membro del collettivo Via Negativa con il quale è stato più volte ospite di Natura Dèi Teatri: «Cosa ci sarà di inedito nel nuovo allestimento dell’Orestea di Eschilo? Qualcosa che non sia già stato fatto, visto, testato, rilevato? Una possibile nuova interpretazione: denotare le circostanze per le quali i fatti oggettivi siano meno influenti, nel plasmare Orestea, delle credenze personali dell’autore. In cui la Tragedia, più di duemila anni dopo, stia ancora inseguendo qualcosa dietro la storia, nella trama, dopo il lieto fine». La performance sarà presentata il 25 e 26 giugno (due repliche ogni sera) a Lenz Teatro.

Altra residenza internazionale, e altra commissione ricevuta dal Festival, è dell’affermato artista inglese Tim Spooner, che il 4 e 5 luglio (due repliche ogni sera) a Lenz Teatro presenterà in prima assoluta Il Grande Teatro del Mondo_Momentary Plush: «Un animale si muove lentamente, avvicinandosi. Il suo guscio di plastica è ammaccato dappertutto, piccoli segni dei momenti precedenti. Questo lavoro guarda ad un avanzamento verso un particolare momento, che carica il tempo zoppicante che lo circonda». Tim Spooner agisce nei campi della performance, del collage, della pittura e della scultura. Utilizza materiali e oggetti che rivelano inaspettate proprietà, al fine di aprire prospettive al di là della percezione quotidiana, umana. Fondamentalmente interessato all’imprevedibilità, la sua opera è un esercizio di bilanciamento tra controllo e mancanza di esso, nella manipolazione dei materiali con cui lavora. Dal 2010 si dedica costantemente alla creazione di lavori dal vivo basati sulla rivelazione della vita nella materia.

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Ospitalità.

Luna Cenere, astro nascente della coreografia internazionale, il 26 giugno presenterà a Lenz Teatro il fortunato spettacolo Kokoro: «Kokoro è una singola parola giapponese che possiamo tradurre come il nostro ‘essere interiore’ ma che letteralmente abbraccia due parole/concetti, quali ‘la mente’ e ‘il cuore’. Questo assolo è la personale ricerca di un’unicità dell’essere, un percorso interiore divenuto percorso fisico nello lo spazio, durante il quale il corpo nudo, attraverso la sua esposizione e specifica architettura, si trasfigura e diviene veicolo poetico facendo emergere immagini appartenenti e non ad un ‘mondo irreale’. Queste immagini, radicate nella coscienza collettiva, si sublimano nel racconto di un’esperienza personale, per poi tramutare questa stessa, attraverso la scena, in un’esperienza collettiva».

Tesse un inaspettato dialogo con La morte del cigno danzata da Anna Pavlova nel 1924 Invisible Piece, storico spettacolo della coreografa e danzatrice Cristina Kristal Rizzo che sarà proposto il 29 giugno a Lenz Teatro: «La morte del cigno può essere pop, si può reinterpretare, può essere contemporanea e fruibile a tutti? Che ruolo ha lo sguardo in quello che accade in scena?». Mentre il pubblico si confronta con la visione originale della Morte del cigno di Anna Pavlova, Cristina Rizzo, coreografa e interprete, è al centro della scena e, attraverso una traduzione simultanea dell’antica versione, attualizza un loop gestuale, un landscape espressivo infinito e precario in cui tutti i movimenti e le espressioni dei ‘corpi’ improvvisamente tradiscono la partitura iniziale per diventare ambigui e fuori controllo.

Sarà ospite di Natura Dèi Teatri anche Il regno profondo. Perché sei qui?, la più recente lettura drammatica della Societas, interpretata da Claudia Castellucci e Chiara Guidi, (a Lenz Teatro il 3 luglio): «Cosa faccio qui? – è la prima di molte domande che due ‘luogotenenti’ arroccate su un podio, si scambiano. Sono domande elementari, di discorsi ancora più poveri, ma se vi si badasse, come è qui il caso, si aprirebbero crepacci sulla superficie sicura della loro quotidianità. L’abitudine delle cose quotidiane entra all’improvviso nel turbine del dubbio radicale, e la logica stringente -cui le due figure si sottopongono, è captata da un’ironia che pretende onestà. Le due figure sono ‘luogotenenti’ perché presidiano un luogo su cui sono arroccate, simbolo di fermezza circa il compito di difendere la logica del loro ragionare. L’unico motore, su cui tutto ruota, è la generazione continua di domande insaziate da provvisorie risposte, comprese quelle fornite dalla religione, che pure è la scienza del definitivo. Il carattere scettico e vedovile del dialogo rifluisce in un mare comico che lascia perplessi».

Il Teatro del Lemming chiuderà le ospitalità di Natura Dèi Teatri 2018: il 6 luglio sarà al Festival con Cantami Orfeo, spettacolo per pianoforte e voci recitanti con Chiara Elisa Rossini e Massimo Munaro che prevede la partecipazione di venti spettatori a replica, a cui è richiesto di portare una coperta: «Il racconto di Ovidio si materializza continuamente interpuntato da altri frammenti poetici che rendono l’immaginario più personale e profondo. È come se lo spettatore fosse invitato a compiere, come Orfeo, una sua personale catabasi, una discesa nel mondo infero che è anche, inevitabilmente, un viaggio nella memoria. Attraverso il racconto del mito, il tema della morte viene affrontato, denunciato, analizzato in tutto il suo spessore e la sua complessità. Questo grande rimosso della cultura occidentale viene qui affermato in tutta la sua crudele verità, lasciando infine agli spettatori il compito di “non voltarsi, mai”».

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Incontri con il pubblico.

Proseguono anche durante il Festival gli incontri di Campo Lenz, ciclo di appuntamenti che punteggia tutto il 2018 durante il quale Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, Direttori Artistici di Lenz Fondazione, introducono gli spettatori alla lettura delle creazioni della Compagnia. In ciascun incontro è fatto un focus su un aspetto formale considerato dominante nello spettacolo in lavorazione ed esemplare della lingua scenica di Lenz. In occasione della presentazione de Il Grande Teatro del Mondo l’appuntamento, giovedì 21 giugno alle ore 18 nella Sala Bocchi all’interno del Complesso Monumentale della Pilotta, avrà per tema La parola è il luogo, mentre per Iphigenia in Aulide ci si sposterà all’Oratorio di San Quirino, dove giovedì 5 luglio alle 18 il dialogo verterà su Il suono non piange. L’ingresso è libero per tutti gli appuntamenti di Campo Lenz.

Sono proteiformi e stratificate le linee tematiche e poetiche disegnate dalla Direzione Artistica di Natura Dèi Teatri 2018 (dialogo contemporaneo con la classicità e il Mito, ricerca performativa internazionale, danza, focus su alcuni artisti storici della sperimentazione scenica italiana): una mappa da leggere con attenzione, in cui perdersi, con cui interagire.

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Per informazioni: Lenz Teatro, Via Pasubio 3/e, Parma, tel. 0521 270141, 335 6096220, www.lenzfondazione.it – info@lenzfondazione.it

I progetti artistici di Lenz Fondazione sono realizzati con il sostegno di MiBACT Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma, AUSL Parma – DAI SM-DP | Ser.T., Fondazione Monteparma, Fondazione Cariparma, Teatro Regio di Parma | Festival Verdi, Chiesi Farmaceutici, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma e in collaborazione con Complesso Monumentale della Pilotta, Università di Parma, Conservatorio di Musica Arrigo Boito.

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