Caro figlio,
scrivo a te che ancora non sei sbarcato su questo Pianeta ma che sei ancora nella tua sicura scialuppa dentro il mio corpo. Scrivo a te, ma scrivo anche a tutti i figli che verranno e che avranno l’onore di abitare e la responsabilità di conservare questa nostra terra. L’uomo è spesso sordo, e io così scrivo a voi, figli del domani e figlio mio che ti sento crescere. Tante sono le speranze per te, le mie egoistiche aspettative che saranno giustamente negate e tanti sono i messaggi che vorrei tramandarti; tatuaggi della mia anima che sono stati scalfiti in questa mia vita dalle esperienze e dagli insegnamenti delle persone che mi hanno amata. Il mio desiderio per te è quello principalmente di poterti educare alla bellezza e alla dolcezza di ciò che ti sta intorno. Dovrai amare e rispettare ciò che ti circonda, in primis tutti gli aspetti della Natura, bellezza perfetta, e poi l’opera dell’uomo: i palazzi, i ponti, le piazze, i parchi, i sottopassaggi, le stazioni, le panchine e poi i musei con tutte le loro opere, moderne e antiche, le chiese e i templi di ogni religione, i cestini pubblici, anche loro sì, perché hanno una funzione importante e perché un giorno avrai la fortuna forse di trovarne di belli e di originali. Tutto dovrebbe avere una sua dignità. Purtroppo ti renderai presto conto che l’uomo spesso non presta attenzione all’ambiente che abita. Cura la propria casa, ma ciò che sta fuori dalle sue mura ritiene non essere affar suo, gli interessa poco o nulla, a volte, se un minimo sensibile, in modo sconfortato osserverà qualche cantiere di qualche nuovo ecomostro e poi si abbandonerà alla disastrosa rassegnazione. Il risultato è devastante: c’è chi si abitua alla bruttezza e sciatteria, chi si assuefa, chi non si pone neanche il problema e chi, più colpevole di tutti, è l’artefice di questa bruttezza, chi la costruisce, chi la permette, chi si affida ad approfittatori che speculano sull’ambiente di tutti per un tornaconto personale. Non abituarti mai alla bruttezza, ogni cosa che ti circonda può essere resa più bella, valorizzata. La ricerca di bellezza tienila sempre in tasca, è una guida per percorrere la strada del futuro.
Vorrei tanto che sviluppassi da uomo un buon senso critico. Tutte le mamme hanno il desiderio che il proprio figlio studi, che faccia carriera, che trovi un buon lavoro, perché i soldi sono importanti, anzi, crescendo scoprirai che tutto ruota intorno al dio denaro. Io vorrei che tu studiassi perché studiare sviluppa la curiosità, la tenacia e il senso critico; la capacità di discernere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma anche ciò che è bello da ciò che è brutto. Certo, tu potresti dirmi: la bellezza è soggettiva. In parte è vero, tu avrai i tuoi gusti, ma la bellezza reale è fatta sempre dall’assenza di sciatteria, di banalità, da una capacità di attrarre a sé l’attenzione dell’osservatore, a volte addirittura di divertirlo. Spesso ti accorgerai che le nostre città sono inquinate da brutture, costruite negli anni da potenti con lo scopo di arricchirsi, sporcate e degradate da masse di ignoranti che non hanno interesse a preservare gli spazi comuni. Tu invece dovrai capire che anche una fioriera che la tua amministrazione comunale decide di collocare in un determinato luogo dovrebbe essere lì per dare gioia e quindi capirai che quella fioriera, quel singolo oggetto, inutile e superfluo, in realtà ha una responsabilità decisiva, quella di soddisfare questo ruolo e chi decide come quell’oggetto debba essere, la sua forma, il suo colore, la sua collocazione, ha una responsabilità enorme. Vivere nel bello rende migliore l’uomo, lo priva di possibile superficialità, lo sprona a scoprire ciò che non conosce, a creare, a sperimentarsi oltre che fornirgli un’ingenua speranza di immortalità. Credimi, ci si abitua molto velocemente al cattivo gusto e alla banalità degli ambienti che ci circondano, vedrai tante periferie, zone deturpate da palazzoni in cemento armato, tutti uguali, in qualsiasi luogo sulla terra. L’identità delle nostre città è merito dell’uomo del passato, non certo del cosmopolita e globalizzato uomo di oggi. Si costruisce per una funzione, ma si priva di valore l’oggetto o l’edificio e così facendo si toglie anche la dignità a chi ne usufruirà. E non è solo questione di privazione di dignità, ma una bella presa in giro: di solito chi è l’artefice e il complice della bruttezza nelle nostre città ne abita ben lontano. Il problema è che si può decidere di vivere in una casa bella e sicura, ma se crolla quella a fianco, crollerà anche la tua. Figlio mio non essere complice del degrado, sii sempre rispettoso con quello che è tuo come con quello che è di tutti o addirittura di altri. Ti invito a cibarti gli occhi di più bellezza possibile, fanne una bella scorpacciata. La bellezza può annidarsi ovunque ed è diritto di tutti poterne godere.
Diffida da chi sottovaluta il ruolo del bello; è comune debolezza infatti pensare che in alcuni contesti se ne possa fare a meno, a volte addirittura si ritiene che alcuni non siano meritevoli di bellezza, che la loro ignoranza li privi della capacità di comprenderla e goderne. Così facendo l’uomo si imbarbarisce e la nostra società sarà sempre più grezza nei suoi bisogni e nelle sue necessità.
Sarebbe un sogno, un sogno che io pronuncio per te, uomo del futuro, veder concessa a ognuno la possibilità di usufruire del bello, renderlo accessibile anche nei luoghi più periferici e degradati del mondo. Il tanto squallore e le tante brutture umane, ormai difficili da smaltire, corrompono l’uomo, lo trasformano in un’arma contro la bellezza invece presente.
Per questo sappi che il ruolo della creatività è essenziale per questo Pianeta che stai per abitare, la funzione della cultura imprescindibile, a lei il compito di imporsi come alternativa allo squallore e all’incuria. Diffida di chi ti dirà che con la cultura, l’arte e la bellezza non si mangia. L’uomo non si ciba solo di pane perché l’uomo non è solo carne e muscoli e sangue e ossa. Ti rivelo tutto ciò, perché sei tu il futuro, perché io non posso dirlo, ma tu forse sì, potrai un giorno raccontare “come tutto fu bellezza”.