Paolo Triestino ci ha abituati a un genere di comicità scanzonata, una vis comica svagatamente sorniona e placidamente stralunata che ha caratterizzato tanti successi, in lavori teatrali spesso condivisi con Nicola Pistoia.
In questo allestimento l’attore sfodera il suo coté intimo e poetico, sentimentale e nostalgico, componendo una drammaturgia che, raccontando aneddoti dell’infanzia, fotografa il dramma storico del nostro Novecento.
Fil rouge che lega sketches esilaranti e rievocazioni drammatiche è la cioccolata, golosamente assaporata anche dal pubblico in sala, cui viene consegnato all’ingresso un sacchetto di variegati cioccolatini per titillare il palato all’unisono con Triestino, quando descrive la goduria della cioccolata all’arancia nelle scampagnate o di quella alla nocciola nelle gite al mare.
Ad amplificare il godimento di questi momenti topici intervengono le musiche di Giovanni Baglioni, suonate dall’autore alla chitarra acustica.
Musica e cioccolato, un binomio di note e di golosità che coinvolge tutti i sensi e fa bene al corpo e allo spirito. Soprattutto quello fondente, non manca di ribadire Triestino divoratore seriale di cioccolato fondente al 100%, che si diletta ad elencare il consumo annuo medio di tale prelibato alimento in diversi paesi.
Viene da lontano il piacere di questa prelibatezza. Dal dio atzeco Quetzalcoatl che arrivò sulla terra con in dono un albero di cacao rubato agli dei, a Trudi Birger che l’ha sognata per anni nel campo di concentramento di Stutthof, nell’intensa rievocazione del rastrellamento e della deportazione degli ebrei romani con la tenera vicenda della bambina che tenta di sottrarre la mamma al suo sciagurato destino.
Spassoso è l’elogio della nutella nelle vesti di uno pseudo-celebrante che recita salmi in un “latinorum” maccheronico esaltandone le virtù e stigmatizza i vani tentativi che si mettono in atto per nasconderla agli altri e perfino a se stesso nei luoghi più impensati.
Tanta cioccolata, a scandire momenti di vita memorabili, piccoli aneddoti e furtivi piaceri cui si associa anche il musicista Baglioni rievocando il succulento gusto del cioccolato mangiato dopo una faticosa salita sulla montagna innevata.
Un piacere condiviso tra palcoscenico e sala, accompagnato da risate sommesse e dal leggero fruscio della stagnola.