Tra i pianisti top al Festival quest’anno ritorna ARCADI VOLODOS, il 29 maggio a Brescia e il 31 a Bergamo, che fin dagli esordi venne definito il nuovo Horowitz, assoluta padronanza del mezzo tecnico, immensa vastità di accenti, eccezionale virtuosismo.
I due concerti seguiranno le note di una Sonata di Schubert, la cui “qualità è talmente alta, specie nel finale, da consigliare di non lasciare nell’ombra ciò che Schubert ha scritto” (Piero Rattalino), delle musiche di Rachmaninov, di cui Volodos è uno dei più grandi interpreti, e delle opere di Skrjabin, di cui “una epigrafe tratta dalla poesia premessa al Poema dell’estasi per orchestra fa appello alle forze misteriose che giacciono nello Spirito creativo e alle quali Skrjabin darà la vita” (Piero Rattalino).
“La mia vita è dentro la musica. Non c’è un momento in cui sono fuori di essa. Quando mi alzo e apro gli occhi la musica parte, non esiste un tasto “start” che la controlli.
Io non faccio il pianista, il mio non è nemmeno un lavoro. È la mia vita che coincide con quello che faccio, cioè suonare.
Quando sono in pubblico trasmetto ciò che è già successo nel mio cervello”.
Arcadi Volodos, protagonista delle due serate del Festival Pianistico Internazionale, descrive così il suo rapporto con la musica, strumento attraverso cui riesce sempre a stupire e incantare, facendosi narratore di storie profonde e dal linguaggio che non conosce limiti.
Queste sono parole di chi possiede uno straordinario talento, colmo di passione, di sacrificio e di amore, sono parole di completa dedizione e gratitudine alla sua fondamentale compagna di vita: la musica.
Volodos, infatti, nasce nel 1972 a San Pietroburgo, da genitori cantanti, e comincia prestissimo a seguire lezioni di direzione orchestrale e a studiare canto, pur dichiarando in seguito di non aver mai voluto davvero seguire questa strada. Nel 1987 si accorge della sua chiara vocazione per il pianoforte, così inizia a intraprenderne lo studio presso il Conservatorio della sua città natale, perfezionandosi con Galina Egiazarova a Mosca, poi a Parigi e Madrid.
Le sue doti musicali vengono ben presto conosciute a livello internazionale quando, nel 1996, debutta a New York per mezzo di una casuale audizione, in cui era presente un importante discografico che, rimanendo colpito dalla sua bravura, gli offre subito un contratto: da quel momento il pianista russo ha ottenuto numerose collaborazioni con le maggiori orchestre al mondo e con i più noti direttori, tra i quali Valery Gergiev.
L’anno successivo Volodos pubblica “Piano Transcriptions”, in cui sono presenti trascrizioni di Liszt (Schubert), Horowitz (Liszt, Bizet) e sue trascrizioni di musiche di Rachmaninov e Mozart, album grazie al quale ottiene un importante successo che lo porta a essere soprannominato “il nuovo Horowitz”. Effettivamente l’artista mostra un pianismo denso, limpido ed equilibrato tra il legame alla tradizione e le sue interpretazioni originali e uniche.
Oltre al romanticismo e alla poesia che Volodos riesce a far percepire al pubblico con le sue esecuzioni, il suo spiccato talento riesce, come forse nessun altro al mondo, a calibrare il volume di suono del pianoforte, producendo musica dai timbri puliti e dal significato intenso: si tratta di un artista di alta levatura che con i tasti del suo pianoforte riesce a creare un’atmosfera magica e coinvolgente.
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PREZZI:
Platea al costo di € 35,00
Poltrona d’ orchestra al costo di € 30,00
Ingresso palchi I, II, III fila al costo di € 35,00
Ingresso palchi IV fila al costo di € 25,00
I Galleria al costo di € 25,00
II Galleria al costo di € 18,00
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STORIA DEL FESTIVAL
Nato nel 1964 per iniziativa del M° Agostino Orizio, in omaggio ad Arturo Benedetti Michelangeli, il Festival misura il polso del pianismo internazionale ospitando da cinquantasei anni le orchestre e i solisti più famosi. Al Festival sono apparsi non solo i più grandi pianisti, da Michelangeli, protagonista delle prime cinque edizioni, a Magaloff, da Richter ad Arrau, Pollini, Ashkenazy, Radu Lupu, Zimerman, Brendel, Martha Argerich, Evgenij Kissin, Grigory Sokolov, ma anche strumentisti, cantanti e direttori del calibro di Mstislav Rostropovich, Mischa Maisky, Uto Ughi, Luciano Pavarotti, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Gergiev, Giulini, Sawallisch, Solti, Maazel, Chung. Tra le orchestre spiccano i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Chicago Symphony Orchestra, la London Symphony, l’Orchestra di Philadelphia, la Filarmonica d’Israele, la Filarmonica di San Pietroburgo, la National de France, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, la Filarmonica della Scala.
L’edizione 2018 “Čajkovskij, mon amour!” si è distinta per la presenza di Martha Argerich in residence per la prima volta in Italia dopo 12 anni e per il successo di pubblico con 24 mila presenze totali.
www.festivalpianistico.it
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