Domenica 16 Giugno, Auditorium di Milano Fondazione Cariplo
A. Dvorak | Concerto per violoncello e orchestra in si minore, op.104
I. F. Stravinskij | Le Sacre du Printemps
Direttore | Hannu Lintu
Violoncello | Giovanni Sollima
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
———–
I musicisti studiano e si preparano giornalmente per anni per arrivare a quel preciso momento sul podio e suonare al meglio delle proprie capacità tecniche ed interpretative.
Ci arrivano dopo anni di condivisione con il proprio strumento che imparano a conoscere quanto almeno le parti che hanno studiato. Ed è da questa sinergia, uomo, strumento e interpretazione, che l’orecchio più attento può riconoscere la firma di un esecutore.
Ecco che quindi l’esecuzione del concerto di Dvorak da parte di Giovanni Sollima porta con sé quel suono tipico del suo strumento, quasi ambrato e leggermente roco come la voce del violoncellista, e quell’interpretazione personalizzata che solo gli esecutori-compositori possono permettersi. E più forte della rottura dell’archetto occorsa appena prima del finale del primo movimento. Pochi attimi, uno slancio verso il primo violoncello per prenderne l’archetto e riprendere l’esecuzione lì dove si era interrotta.
L’orchestra accompagna egregiamente il solismo di Sollima che cerca una personale visione del concerto enfatizzando i propri fraseggi o duettando con il primo violino Luca Santaniello e relegando, parzialmente, il ruolo dell’orchestra stessa a semplice sottofondo musicale più che a completamento.
A conclusione della prima parte, tre bis di grande estro e personalità che hanno riportato il compositore e improvvisatore Sollima su quei percorsi che l’hanno reso famoso al pubblico. Che sia un brano tradizione armeno rivisitato, un riarrangiamento di un brano barocco (con arco barocco recuperato dalle quinte) o una improvvisazione che coinvolge le sezioni d’archi in un tappeto sonoro.
Seconda parte di altra atmosfera con Le Sacre du Printemps di Stravinskij, brano sempre più inserito nei percorsi di studio e nelle programmazioni delle orchestre nonostante fosse stato considerato all’epoca ineseguibile.
Ostico ma ormai di necessario confronto per ogni direttore, il maestro Lintu ha dimostrato una facilità non comune nella direzione.
Una chiave di lettura volta ad esaltare quelle tematiche primordiali (ottoni costantemente in forte, timpani e percussioni molto presenti in una sala come l’Auditorium di per sé già molto generosa dal punto di vista acustico) con volumi granitici però priva di sfumature richieste in partitura. Anche alcune scelte sotto tempo per semplificare l’assieme orchestrale e una carenza complessiva sia di respiro fra le parti che di sottolineatura di quelle caratteristiche grottesche e umoristiche che costellano il capolavoro di Stravinskij, hanno limitato il lavoro ad una unica narrazione principale invece che alle molte diramazioni che arricchiscono anche i momenti collaterali.
Incredibile partecipazione di pubblico nonostante fosse il terzo appuntamento del concerto (seppur l’unico in orario pomeridiano). Una platea vivacemente interessata ed entusiasta a fine esibizione.
Appuntamento a settembre con la nuova stagione, presentata nelle scorse settimane alla stampa e alla città, e per i milanesi privi di ferie, la consolazione di una stagione estiva ad accompagnarli nei prossimi mesi.