A quasi due settimane dalla notizia della sospensione degli spettacoli nei grandi teatri d’Italia – tra cui la Scala di Milano e il Regio di Torino – Firenze si è impegnata a distrarre cittadini e non dal panico, creato dalla diffusione del Coronavirus, mettendo in scena le rappresentazioni in programma e promuovendo le visite all’interno dei propri musei. Senza contare l’ormai consolidata presenza della “Traviata” di Giuseppe Verdi, il palcoscenico del Maggio Musicale Fiorentino è stato di fatto dominato dalla musica di Gaetano Donizetti, dalla sua “Elisir” e, in particolare, da “Don Pasquale”. Un’opera, quest’ultima, caratterizzata da un pungente umorismo che strappa un sorriso e instilla un velato senso di amarezza nei suoi spettatori; una sensazione legata alla nostalgia per un tempo che non c’è più e che non può essere recuperato fingendo che non sia mai passato.
Così il protagonista della regia di Andrea Bernard (soprav)vive osservando la vita, che gli scorre accanto, nel casinò di sua proprietà dall’allure anni ’70: Don Pasquale si mimetizza, si nasconde e sparisce in mezzo ai clienti, quasi annoiato dall’euforia e dalla prontezza con cui i secondi riescono a festeggiare le proprie vincite pensando solo a godersi il presente. Siamo di fronte a un’opera in costante movimento, in cui i cambi di scena avvengono sul momento – con tanto di macchinisti che invadono il palcoscenico – e in cui le stesse scenografie di Alberto Beltrame illustrano l’opposta prospettiva di Don Pasquale e Norina sulla felicità e sull’amore. Nicola Ulivieri dà conferma della sua straordinaria capacità di accompagnare un’ottima performance vocale a una altrettanto misurata e azzeccata interpretazione attoriale; ora rinvigorito dalla ritrovata giovinezza al fianco di Sofronia, ora consapevole di non essere più in grado di restare al passo della sua neosposina e dei suoi capricci. Diverte e sorprende la Norina di Marina Monzò, padrona di uno strumento vocale omogeneo e sicuro sia nel registro acuto sia in quello più grave; la cantante valenciana si impone anche per la sua disinvolta abilità scenica, sapientemente strumentalizzata nella resa del suo personaggio un po’ “semplicetto” e tanto “fiero”. Calca la scena in modo ugualmente sciolto il malandrino Dottor Malatesta di Davide Luciano, perfettamente a suo agio nel trovare complicità con gli altri interpreti; il ritratto del personaggio viene poi arricchito da un timbro corposo, ben strutturato e proiettato anche nei passaggi più ostici (nello specifico il duetto finale di Malatesta e Don Pasquale “Cheti, cheti immantinente”). Appare invece trattenuto vocalmente l’Ernesto di Maxim Mironov, pur in possesso di una vocalità più che adatta al repertorio del bel canto per la sua chiarezza e delicatezza; risulta comunque convincente nella resa scenica del carattere “mesto” del suo personaggio. Completa il suddetto cast Francesco Samuele Venuti come Notaro.
Si confermano, come sempre, il coronamento di una rappresentazione riuscita l’indispensabile supporto dell’orchestra, in questo caso diretta in modo preciso ed energico dal Maestro Antonino Fogliani; e quello del Coro del Maggio Musicale Fiorentino.
Nonostante il teatro non fosse gremito, gli artisti sono stati accolti con applausi sentiti.
La recensione si riferisce allo spettacolo di mercoledì 4 marzo.
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Artisti
Direttore
Antonino Fogliani
Regia
Andrea Bernard
Scene
Alberto Beltrame
Costumi
Elena Beccaro
Luci
Marco Alba
Don Pasquale
Nicola Ulivieri
Norina
Marina Monzò
Ernesto
Maxim Mironov
Dottor Malatesta
Davide Luciano/Mattia Olivieri (26/02)
Un Notaro
Francesco Samuele Venuti
Solisti – Coro
Marina Thalida Fogarasi, Fabrizio Falli, Massimo Egidio Naccarato
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino Maestro del Coro Lorenzo Fratini