In questa poesia, Giovanni Luca Valea fa luce su di un amore perduto, confessandosi senza ritrosie, tra passione e disincanto.
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Ah, se ti vedessi tornare, amore mio.
Non andare quando calano le tenebre:
sotto il mantello cedono le mie spalle fragili.
Come potrei uscire, riconoscere il sentiero,
imbattermi nella coda del tuo vestito?
Ah, se ti vedessi tornare, amore mio.
Il tuo nome limava la minaccia
delle foglie in punto di morte,
era carezza e sale sullo squarcio
vento di mare, aria di ritorno.
Ah, se ti vedessi tornare, amore mio.
Il saggio e l’impostore conoscono la stessa verità.
Godono la tregua della notte
ma entrambi infuriano
quando il tuo profilo si annuncia dietro la loro quiete.
Ah, se ti vedessi tornare, amore mio:
riconquisterei la mia calma
sfidando un esercito di nubi in campo aperto.
Ho una penna senza legge,
un taccuino dove si confessa la disperazione
e le cento rose lontane che non ami – ma ti devo.