Nella difficile temperie sanitaria ancora in atto con preoccupanti conseguenze socio-economiche pandemiche come il virus che l’ha determinata, è giunta la notizia che Enrico Dalceri (Monza, 1962) – conosciuto dal pubblico come effervescente interprete da quattro lustri di Mabilia, personaggio chiave della Compagnia en travesti de I Legnanesi – su proposta del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato nominato dal Presidente Sergio Mattarella Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica (primo fra gli Ordini nazionali istituito nel 1951, guidato dal Presidente della Repubblica e destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”).
Un onore la cui notizia avrà dato grande soddisfazione a Dalceri il quale si è dedicato con costante impegno e straordinaria serietà alle sue attività dividendosi tra la passione per l’alta moda (collaborando fino a poco tempo fa con Armani) e quella per il teatro. Tale avventura per Dalceri inizia alla fine degli anni ’80 quando si presenta nel camerino di Felice Musazzi (fondatore nel 1949 della Compagnia dei Legnanesi) e manifesta il desidero di recitare. E così è stato.
Chi era Felice Musazzi di cui non tutti ricordano l’importante ruolo avuto nel fare conoscere le peculiarità dell’antica urbanistica lombarda con il cortile della ca’ de ringhera (tipica architettura proletaria delle città industriali), fulcro di aggregazione di una socialità semplice e vivace fino al battibecco, ma ricca di una genuina e sincera umanità esemplificata dalla famiglia Colombo con la cornice delle‘donnette’ del cortile?
Per fortuna la statua erettagli a Legnano (opera dell’artista legnanese Antonio Luraghi) essendo priva di passioni umane gli riserverà una memoria più duratura di quella degli uomini i quali spesso non si rendono conto che cancellare le tradizioni significa far crollare un pezzo del nostro patrimonio culturale fatto di microcosmi linguistici e territoriali pregni di storie e usanze con conseguente impoverimento spirituale del presente.
Nel 1949 vige da parte del cardinale Schuster il divieto di rappresentazioni teatrali promiscue nelle strutture parrocchiali e Musazzi lamentandosi con l’eccentrico e determinato don Antonio che nel suo Oratorio di Legnarello (Legnano è divisa in contrade in virtù del suo palio) la mancanza di donne in scena determina povertà di pubblico riceve l’esortazione a impersonarne una lui stesso: detto fatto, ed eccolo in gonnella o meglio in vestaglietta a rappresentare la Teresa, arcigna matriarca della famiglia Colombo. Il padre Giovanni (Giuan) è interpretato da vari attori tra cui l’ottimo Luigi Campisi dal 1978 a fine ottobre 2019 (uno strappo con tecniche tristi, molto chiacchierato e con un allontanamento progressivo durato per due anni secondo un autorevole quotidiano) quando gli è succeduto Lorenzo Cordara mentre Toni Barlocco è la prima Mabilia, figlia zitella con ambizioni di grandeur come soubrette: in questi panni nel 1975 è stato anche lui proclamato Cavaliere della Repubblica con Giovanni Leone Presidente della Repubblica e Aldo Moro Presidente del Consiglio.
Sicuramente un grande riconoscimento per Enrico Dalceri – elemento cardine della Compagnia in quanto oltre a essere simpaticissimo attore cura con appassionata precisione i fantasmagorici costumi di scena (sovente costosi e sempre made in Italy), si occupa delle musiche, della scenografia e supervisiona la coreografia – il quale ha iniziato nello stesso anno le due attività che lo hanno molto appagato facendo di lui una persona soddisfatta cui vanno complimenti sinceri.