Questa poesia di Emanuele Martinuzzi vuole essere una descrizione simbolica della bellissima Porto Venere. Con i suoi scogli, i suoi caruggi, le sue onde e le sue storiche mura attraverso le parole il poeta tenta di evocare l’unicità e la magia di quel luogo, che non è solamente fisico ma più propriamente appartenente ad una interiorità collettiva. Un luogo da sognare, un luogo da amare per tutti e di tutti.
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Veduta del Porto
Volto, in cui si frastagliano
lineamenti di onde,
corrugando l’estasi di golfi
senza soglia
in scaglie lunari,
in bilico sull’essere volto.
Quando non pensi, non credi
che al rapimento desertico,
gli astratti rossori di scorci
mitologici, riaffiorano
per caruggi insabbiati di memoria,
scogli di penombra, tensioni amorose
che si allungano nelle maree.
Tempio, e si logora
sulla graticola dell’imbrunire
il solo vento reso umano
nel martirio di una notte
nascente, che è mimo del sublime,
oltre silente delle stelle
ed arroccato tempio.