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Il pacchetto regalo dell’opera: introduzione al “Rinaldo” di Händel

Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino riapre le porte al suo pubblico per il "Rinaldo" di Händel, in scena dal 7 al 13 settembre

Rinaldo
Foto di Alfredo Anceschi

Tutto sarà come nuovo, impacchettato: un Teatro rispolverato che, dopo tutti questi mesi ed eventi all’aperto, riaccoglie la vita al suo interno. Si può già immaginare il rumore dei passi lungo le scale, o lungo i corridoi, che portano il pubblico al posto a sedere, mentre il pavimento scricchiola immediatamente sotto diventando anch’esso parte della magia dello spettacolo. Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino – dal 7 al 13 settembre 2020 – tornerà così a incantare la platea e i palchi, trasportando i partecipanti all’evento spettacolare ai tempi delle Crociate con il “Rinaldo” di Händel grazie alla ripresa dell’allestimento di Pier Luigi Pizzi per il Teatro Valli di Reggio Emilia.

Tasso e la sua “Gerusalemme liberata”, cui si è ispirato il librettista Giacomo Rossi, sono il punto di partenza per la descrizione dell’amore tormentato tra Rinaldo e Almirena: protagonisti della prima opera in italiano, scritta dal compositore per il pubblico inglese. La vicenda inizia con una promessa: Goffredo di Buglione, capo della spedizione cristiana in Terra Santa contro i Saraceni, riesce ad avere il sostegno di Rinaldo in battaglia, garantendogli la mano della figlia Almirena una volta conquistata Gerusalemme. Il giovane cavaliere dimostra repentinamente il proprio valore sconfiggendo il re nemico Argante, senza però contare la presenza della sua amante: Armida. Questa è un maga che vendica il torto subito dal sovrano pagano, tenendo Almirena in ostaggio in un castello incantato; così da attrarvi Rinaldo per il salvataggio. Una volta sopraggiunto, passa poco tempo prima che la stessa incantatrice si invaghisca dell’eroe e tenti di sedurlo assumendo le sembianze di Almirena. La purezza dell’amore tra quest’ultima e Rinaldo fa però sì che il sentimento si mantenga saldo e si rafforzi contrapponendosi al groviglio di amori forzati e sbagliati, che si susseguono nel corso dell’opera (come la tentata conquista di Almirena da parte di Argante); fino a trionfare, anche nella fede, con la cattura e la conversione dei nemici al Cristianesimo.

Con il debutto del suo “Rinaldo” al Queen’s Theatre (24 febbraio 1711), Händel portò sulla scena la maestosità barocca grazie a un cast di eccellenza, che contava la presenza del castrato Nicolò Grimani nel ruolo del protagonista, e l’utilizzo di straordinari macchinari scenici (carri volanti, draghi, ecc.). L’allestimento di Pier Luigi Pizzi – che calca i palcoscenici dei teatri italiani e non dal 1985 – riflette in chiave contemporanea gli stessi canoni estetici sei-settecenteschi “chiudendo” i personaggi (i Cristiani con costumi in oro e azzurro, i Saraceni con vesti color porpora) tra le mura di un palazzo imponente e trasportandoli su ‘macchine’, quali carri e/o piedistalli. In questo senso la partecipazione dei mimi risulta fondamentale al processo di svelamento dell’artificio teatrale, carattere identificativo dell’opera barocca; tanto che lo stesso regista sostiene che, vista la mancata familiarità del pubblico odierno con il soggetto cavalleresco, è opportuno rappresentare i medesimi personaggi come se fossero delle icone. In relazione alla propria concezione registica e alla prima rappresentazione dello spettacolo, Pizzi ha affermato: Nella concezione dello spettacolo l’asso nella manica fu di inserire macchine sceniche umanizzate. L’utilizzo di queste macchine era comune nella scenografia barocca, così pensai di affidare all’uomo il compito di dare mobilità al dispositivo scenico, decisi che fossero dei figuranti a movimentare l’impianto e a far circuitare i personaggi su appositi carri. Questi mimi interamente vestiti di nero e mascherati come nel teatro giapponese kabuki, sono diventati i veri protagonisti dello spettacolo perché proprio a loro era affidato il compito di animare l’intera regia”.

E ancora: “Quello che viene messo in scena in questo Rinaldo è il ‘rituale del teatro’”.

Un rituale che trova la sua origine e viene sublimato dal dinamismo della musica di Händel raggiungendo l’apice dell’espressività nelle celebri arie “Cara sposa”, cantata dal protagonista, e “Lascia ch’io pianga”, intonata da Almirena.

Il Teatro del Maggio contribuisce a dare risalto alla proposta del grande evento operistico di Pizzi e al capolavoro händeliano scegliendo un cast straordinario, che conta per la prima volta la presenza di un controtenore nei panni di Rinaldo; di seguito, vi riportiamo i nomi degli artisti:

Direttore Federico Maria Sardelli

Rinaldo Raffaele Pe

Goffredo Leonardo Cortellazzi

Armida Carmela Remigio

Almirena Francesca Aspromonte

Argante Andrea Patucelli

Mago Cristiano William Corrò

Donna/Due Sirene Marilena Ruta e Valentina Corò

Araldo Shuxin Li

Se dunque vi è mancata l’opera, non vedete l’ora di tornare a teatro e vi sentite vicini agli eroi cavallereschi, non perdetevi il “Rinaldo” al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino!

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