Questa poesia di Emanuele Martinuzzi vuole essere una libera trasposizione letteraria del celebre dipinto di Charles Emmanuel Biset intitolato Natura morta con libri, una lettera e un tulipano. Nel dipinto si stagliano ammucchiati libri antichi, un foglio e un tulipano. È un paesaggio fatto di fogli e soprattutto di emozioni e del senso che il foglio sa incarnare per chi lo scrive. Un foglio non è solo un oggetto, ma un territorio inesplorato dove lo scrittore è sia il re dominatore, che il fuggiasco in esilio; è la terra dove il cammino di chi scrive lascia le sue orme o vede sbocciare i suoi colori nelle attese, nelle pause comunque piene di esistenza. Un foglio anche se può sembrare una natura morta, in realtà è un soggetto che dialoga con il soggetto che lo scrive, entrambi partecipando di una natura e bellezza misteriosa.
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Un foglio
Sempre scalzo rinvieni
stigmate corsive nei nevischi,
incise dai tuoi pellegrinaggi,
tra le sparute vette
e i pascoli delle stelle.
Uno stormo d’amore
scongela i rami, le distruzioni,
che già sfilavano attorcigliati
grigiori dai nidi invernali.
Lo straripare schiude alberi,
attoniti, e foglie, prolisse.
E l’oracolo abitante queste valli,
d’incantate menzogne
tremanti dizioni di sogno
come mandrie sofferenti,
voraci d’ebbrezze, non sono io.
Levità che sai d’eterno,
non basti ai biancori
sradicati da vanità di roccia,
non mie, non tue,
nostre.