Carolina Montuori, Napoletana, classe 1990, è una giovane voce poetica che proviene da un mare antico. Di professione insegnante, scrive nel tempo sbrigliato poesie, filastrocche, aforismi, articoli e recensioni. È Laureata in Filosofia presso l’Università “Federico II”di Napoli e in Teologia presso la Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale nella stessa città. Nel gennaio 2020 ha pubblicato la prima silloge poetica Dalia di Mare (Il Terebinto Edizioni). È presente in diverse antologie poetiche italiane e riviste nazionali e locali. Alcune delle sue poesie sono state tradotte in inglese e spagnolo. Si potrebbe aggiungere molto altro. Ma lasciamo che siano le sue parole a raccontarci qualcosa in più.
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Ci vuoi raccontare di cosa parla questo tuo ultimo e primo lavoro letterario?
Dalia di mare è una raccolta di parole espresse poeticamente, una sorta di restituzione marina d’immagini e sensazioni vissute in solitudine, perché nella vita non tutto può o deve essere compreso o detto. Io stessa non ne ero pienamente cosciente, infatti è da considerare come un diario spontaneo e immaturo, ma sorprendentemente vero.
C’è un altro libro a cui sei particolarmente legata, anche non tuo? E perché?
Opera sull’acqua e altre poesie di Erri De Luca è l’ultimo libro a cui sono legata. L’anno in cui scrivevo Dalia di mare, conobbi (nel senso di ascoltare) lo scrittore ad un suo firmacopie in una libreria di una nota piazza di Napoli. Sentii parlare dell’Amore “che decise di rivelarsi attraverso le parole” con alcuni riferimenti al Deuteronomio: parole familiari per me che ero una studentessa di Teologia, inusuali ed inedite per chi invece tende a delimitare i destinatari del sentimento amoroso nella sfera esclusivamente umana.
Com’è entrata nella tua vita la poesia?
Di notte, come l’amore che tarda a tornare. O forse non era tale. Avrei voluto arrivasse prima, ma non bisogna dubitare della saggezza del tempo.
Quale peso o responsabilità credi che abbia la cultura nella società di oggi, anche alla luce del drammatico momento che stiamo vivendo?
Ogni giorno qualcuno al mondo vive il suo momento drammatico. La pandemia da Covid-19 è stata ed è un dramma globale. Eppure come si è potuto constatare, è vissuto con diversa intensità e consapevolezza. Non è tanto la cultura a mio modesto parere ad avere una responsabilità, essendo peraltro dinamica, anche nella maniera in cui viene proposta, quanto coloro che sono chiamati a trasmetterla. E soprattutto le modalità. Oggi cultura per molti è sinonimo d’informazione, ma quest’ultima non ha la stessa funzione.
Quale rapporto hai con la città nella quale vivi, anche come fonte di ispirazione?
Chi è nato vicino al mare è benedetto dal suo canto, ha l’orizzonte cucito nelle iridi e in caso di estrema solitudine basta aggiungere alla parola mare una “d”.
Da insegnante cosa pensi della collaborazione e della condivisione tra artisti e scrittori?
Lo scrittore è un artista, anche l’insegnante. Ogni giorno si sveglia, varca la porta di un’aula e comincia lo spettacolo. A volte è attore, il più delle volte regista.
Parlando dei tuoi scritti ricordi un passo a memoria? Come mai proprio questo?
“[…] in sogno/ una ricchezza:/ un nido/ fra i giardini” è la chiusa della prima poesia del libro Dalia di mare dal titolo Incanto. La ricordo perché è un inno alla perseveranza.
Sicuramente i lettori di Teatrionline vorranno sapere: qual è il tuo rapporto con il teatro?
Ho delle lettere scritte da bambina ad una mia compagna in cui manifestavo il desiderio di diventare un’attrice, il mio sogno infantile. Da adolescente studiai per poco tempo dizione e recitazione, poi, un giorno il proprietario del teatro decise di non fittarlo più al nostro maestro (un grande insegnante d’italiano) e ci perdemmo di vista. Il teatro cambiò nome. Non si può cambiare il nome ad un teatro perché ogni teatro ha un’anima. Un assassinio fronte strada. Ricordo ancora una battuta del copione: “Filo d’oro tutto intorno, d’oro come il sole chiaro, come il sole a mezzogiorno, filo d’oro e fato amaro. Fato amaro e sorte avversa di un eroe dal cuore forte, sguardo altero e fronte tersa che sorrise anche alla morte […]”. Mi lego alle parole con tutto il corpo. Sono passati 16 anni.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Vorrei che le mie immagini interiori continuassero a prendere forme tangibili, vorrei essere sempre fiera di me come lo sono oggi e libera, soprattutto libera.
Carolina Montuori è una giovane voce poetica che proviene da un mare antico.