Ecco Lunathica, a mio avviso uno dei migliori festival di strada forse non solo a livello nazionale. È cominciato il 22/7 e proseguirà fino al 25 dello stesso mese. Hanno cambiato formula, non più tanti spettacoli di qualità spalmati in 2 settimane ma tanti spettacoli di qualità in pochi giorni. I luoghi coinvolti sono 9 comuni della Val di Lanzo, belle ed interessanti zone ad una manciata di chilometri da Torino: Ciriè, San Maurizio, San Francesco, Mathi, Nole, Fiano, Lanzo, Leinì e Villanova proponendo complessivamente 13 compagnie internazionali per un totale di 42 spettacoli concentrati in un fine settimana. Questo significa che in luoghi diversi ma allo stesso orario ci possono essere più spettacoli, sempre gratuiti pur mantenendo un livello di attenzione alle restrizioni attuali molto alto. Tutto questo è reso possibile, oltre al lavoro organizzativo e preparatorio dei responsabili, alla alta qualità dei volontari, di tutte le età e pervasi da un grande entusiasmo che non lascia indifferente. È una formula che ho già avuto modo di lodare, nelle precedenti edizioni, proprio per la capacità di gestire in tutta sicurezza grandi masse di persone, per il rivalutare la potenza del teatro portato nei paesi e per l’avvicinare i giovani, ma non solo, alla funzione sociale dello stare insieme agli altri in piazza. Cose queste che le nuove tecnologie ci hanno portato a dimenticare. Ovviamente la pandemia ha costretto a saltare l’edizione del 2020. Uno dei responsabili organizzativi, Dario Duranti ha espresso grande soddisfazione per l’affluenza di pubblico nonostante le difficoltà causate dalla pandemia. Hanno quasi sempre il tutto esaurito ovunque e la gente ha risposto con entusiasmo a questa chiamata collettiva, a dimostrazione del fatto che il bisogno di momenti culturali e di evasione sono tutt’altro che secondari nel nostro vivere quotidiano.. Siamo arrivati al Villa Remmert, di Ciriè, circa mezz’ora prima dell’inizio dello spettacolo, come consigliato dai prenotanti. C’era un tavolo occupato dal gruppo di accoglienza e, una volta verificato che eri prenotato ti affidavano ad un/a volontario/a che ti accompagnava ai tuoi posti. Funzionava a nuclei familiari, e fra un nucleo e l’altro c’erano due sedie libere. Il famoso metro di sicurezza. Ovviamente un po’ di coda l’abbiamo fatta, e anche lì abbiamo trovato il solito signore che, incurante delle indicazioni ripetute fino alla nausea, ti stava addosso e ti alitava vicino con la mascherina abbassata. È bastato ricordarglielo e lui, un po’ risentito si è subito adeguato. Eravamo all’interno di una tenso-struttura, praticamente un tendone quadrato con le porte laterali aperte, ma che dava sicurezza nel caso di pioggia improvvisa. Lo spettacolo è iniziato quasi in orario, spazio pieno ma sicuro. Gli artisti sono due clown notevoli, che con niente (praticamente le mutande che avevano addosso, un flauto semplice e due accappatoi) hanno creato un mondo sotto i nostri occhi fatto di giochi, allusioni, corse, acrobatica e molto altro davvero divertente. Le risate dei bambini erano spesso annullate dalle grida divertite di signore e signori già avanti con gli anni, mentre quelli di età mediana cercavano risate più consone al loro status. Era impossibile resistere, non potevi non applaudire ed alcune situazioni erano nello stile più classico e più vero del mondo del Circo. Di ogni storia creata in scena cercavano le varie possibilità e le varie angolazioni di iterazione, per cui si entrava in questo mondo assurdo con i loro occhi di creatori di giochi, e vivevi fino alle lacrime in quanti modi si possono inventare e reiterare le stesse situazioni. Il rapporto con il pubblico era continuo e sfruttavano anche ciò che avveniva al di fuori dello spazio, rumori di piatti e bottiglie, abbaiare di cani, suoni di telefoni ed altro inglobandolo con il loro lavoro. Dimostrando così anche una grande capacità di improvvisazione. Finale lungo e colorito. Il pubblico non si voleva alzare, imitava certi politici nostrani nel non voler mollare la sedia costringendo gli attori a nuovi bis, facendo finta di essere scocciati ma contentissimi dell’entusiasmo provocato.
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OKIDOK Slips Inside
Belgio Clown contemporaneo e danza PRIMA REGIONALE
Lo spettacolo è stato salutato con grandi elogi dalla stampa britannica nel corso del prestigioso London International Mime Fest 2010
· Premio Prince Rainier de Monaco 1997
· Premio Annie Fratellini
· Prix du Cirque Eloize
· Prix World’s Fair al Festival Mondial du Cirque de Demain (Francia)
· Prix Charlie Rivel dell’International Clown Festival di Copenaghen
· Gran Premio della Giuria al Festival del Clown di Milano
· Premio del pubblico al Festival du Rire di Rochefort
· Premio del pubblico al Festival d’Humour di Strasburgo
Descrizione Spettacolo
I clown acrobati Xavier Bouvier e Benoit Devos nati in Belgio sono due straordinari clown capaci di sorprendere sia il pubblico adulto sia il pubblico dei ragazzi e dei piccoli. Rinunciano a tutto ciò che normalmente caratterizza il clown classico: il naso rosso, il costume esagerato, le scarpe sproporzionate. Sono due clown nudi e crudi, in mutande. Non hanno armi o trucchi per far ridere. Eppure, ci riescono dall’inizio alla fine dello spettacolo.
Show scoppiettante, pieno di gag e numeri spassosi, con una innovativa relazione tra personaggi e pubblico. Due indimenticabili clown molto irriverenti quanto contemporanei.
Curriculum
Xavier Bouvier e Benoit Devos si sono formati all’Ecole Lassaad, una scuola di teatro nata dopo dieci anni di collaborazione di Lassaad con Jacques Lecoq a Parigi. All’École Nationale du Cirque a Montreal, completano la formazione in circo e teatro che li ha portati a trionfare al Festival du Cirque de Demain di Parigi e ad essere considerati fra i più interessanti esponenti della nuova clownerie internazionale. Moderni e raffinati ma estremamente popolari e diverte