Cosa ti aspetti dal futuro? È la domanda che i tre registi Alice Rohrwacher, Pietro Marcello e Francesco Munzi hanno fatto ai giovani tra i 15 e i 25 anni dal Nord al Sud Italia, tra cui anche i giovani di e quelli della Normale di Pisa.
Ne emerge un ritratto del Paese osservato attraverso gli occhi di adolescenti che raccontano i luoghi in cui abitano, i propri sogni e le proprie aspettative tra desideri e paure.
E’ il documentario Futura, in programma domenica mattina al cinema Stensen alle 10.30 alla presenza dei tre registi, un film che lascia spazio alla voce dei nostri adolescenti, che raccontano l’Italia e il mondo coi loro occhi e le loro aspettative (il documentario sarà proiettato anche allo Spazio Alfieri lunedì 26 ottobre alle 18.30, martedì 27 ottobre alle 21.30 e mercoledì 28 ottobre alle 17).
Il metodo scelto per realizzare Futura è quello dell’inchiesta pura sulla scia del sapiente lavoro di documentazione di autori come Nuto Revelli e che trae ispirazione dalla lettura dei libri di Stefano Laffi. La storia di questo film è fin da principio legata indissolubilmente alla sua opera e alle sue ricerche sulle culture giovanili.
Nell’individuazione di un metodo di lavoro hanno rappresentato un riferimento le grandi inchieste realizzate negli anni ’60 e ’70 in Italia da registi importanti come Soldati, Comencini e Rossellini e prodotti dalla televisione di allora. Inchieste che rappresentano ancora oggi una testimonianza fondamentale, uno strumento per leggere la nostra storia, il nostro passato e il nostro futuro. “Siamo partiti senza una tesi preliminare da difendere – hanno spiegato i registi – e la forma dell’indagine ha lasciato il posto alla curiosità per gli altri, al piacere di scoprire una collettività”.
Nel realizzare l’inchiesta i registi hanno viaggiato attraverso l’Italia, dal nord al sud, senza un criterio scientifico o sociologico, ma seguendo suggestioni e associazioni libere così da raccontare la diversità dei ragazzi, le differenti provenienze, e per creare un mosaico eterogeneo e dissonante capace di restituire un’idea della temperatura del nostro Paese.
“Si tratta di un reportage nella sua forma più nobile – hanno aggiunto i registi – Nel realizzarlo ci siamo messi a servizio delle storie, subordinando il nostro ruolo di registi a quello di testimoni ed esecutori con l’intento di produrre un materiale filmico da raccogliere in una sorta di archivio del contemporaneo. Un archivio al quale abbiamo avuto accesso nella fase di montaggio e dentro al quale abbiamo scavato riportando alla luce le immagini, così da creare con la distanza necessaria un rapporto con il presente”.