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Rigoletto dell’Orchestra Senzaspine

Recensione di Amelia Di Pietro

Andato in scena al Teatro Duse di Bologn

L’orchestra Senzaspine torna al Teatro Duse e lo fa cimentandosi per la prima volta con uno dei più importanti compositori italiani: Giuseppe Verdi. Dopo il successo de Il barbiere di Siviglia (2018), Le nozze di Figaro (2019) e Don Giovanni(2021) l’orchestra decide di dare voce, musica e un pizzico di modernità al Rigoletto, la prima e più innovativa opera della trilogia popolare del compositore che, insieme a La Traviata e Il Trovatore, sono da sempre tra i melodrammi più eseguiti al mondo.

L’orchestra Senzaspine è un’associazione che oggi conta più di 450 musicisti under trentacinque, nata del 2013 dall’idea di Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani. Molto nota nella città di Bologna l’associazione, con entusiasmo e preparazione, è decisa a espandere sul territorio nazionale la propria visione della musica classica, diventata una vera e propria missione.  Scopo principale è riconsegnare la musica da orchestra al grande pubblico ma anche dare ai giovani opportunità professionali e la possibilità di confrontarsi con il repertorio sinfonico, impegnativo e affascinante al contempo.

Quella portata in scena al Teatro Duse, storico teatro bolognese che da tempo ospita la compagine per i suoi spettacoli, è una produzione incentrata, ancora una volta, su temi cari ai giovani orchestrali e ai due ideatori Matteo Parmeggiani e Tommaso Ussardi: il desiderio d’inclusione e accessibilità, una musica che “senza spine” che renda tutti uguali di fronte alla sua complessità e bellezza, una musica che non divide ma unisce. Anche questa volta l’opera è stata preceduta da un mese di laboratori cittadini sul capolavoro verdiano, culminati con una festa popolare, il Verdi Fest, ideata proprio per avvicinare più persone possibili a questo linguaggio molto complesso ma estremamente affascinante e universale.

Ad avere in mano il timone dell’orchestra è stato, per l’occasione, il direttore Matteo Parmeggiani che si dichiara molto emozionato nel confrontarsi “con uno dei più importanti compositori di sempre” e che, dichiara il maestro, “più di altri riesce a scuotere sia la mia sensibilità artistica, sia quella del grande pubblico”. Il direttore ha guidato l’orchestra con sicurezza e grande maestria. Nonostante la vicinanza con il pubblico dell’orchestra, la compagine era sistemata al livello della platea, il suono risultava chiaro e non predominava sulle voci.

A dare un tocco di fantasia e modernità all’opera verdiana ci ha pensato Giovanni Dispensa, in grado sempre di stupire con brillanti scenografie, capaci di dare un tocco di originalità anche con pochi e semplici elementi. La lettura pensata per l’occasione è stata vincente. L’opera si è trasformata in una sorta di Graphic Novel in grado di rendere la messinscena immediata, chiara, proprio come la musica di Verdi. Grazie ai bellissimi disegni di Andrea Niccolai, alle luci di Pietro Sperduti ci troviamo dentro una fiaba dark pop, funzionale al racconto, in grado di dare chiarezza e immediatezza. Una sorta di fumetto dark che punteggia l’azione, la amplifica e interagisce con essa. Anche il libretto entra nella scenografia, i balloons permettono di integrarlo all’interno della scena, inglobarlo nell’azione e di farlo diventare parte integrante della scenografia. 

Anche questa volta la sfida di questi giovani musicisti e artisti è stata vinta. A testimoniarlo i grandi applausi e l’entusiasmo del pubblico. Entusiasmo che raramente si vede così colorito e allegro alla fine di un’opera lirica.

 

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