Abissale e suggestivo: Marcos Morau crea Nachtträume (Sogni notturni) per il Balletto di Zurigo: uno spettacolo stupefacente
Serata d’apertura andata in scena il 30 settembre 2022 presso il Teatro dell’Opera di Zurigo
Per Nachtträume – “sogni notturni”-, la nuova creazione per il Balletto di Zurigo, il coreografo Marcos Morau punta deliberatamente all’opposto di qualsiasi tradizione che idealizza l’armonia e il movimento fluente. Al contrario, presenta una sorta di follia, eccesso di velocità e bizzarria. Il Ballett Zürich ha conquistato uno dei coreografi più richiesti del nostro tempo, Morau non è un ballerino ma possiede eccezionali qualità artistiche ed estetiche con le quali ha guadagnato il suo successo internazionale.
L’opera Nachtträume si svolge nella magia della notte, dove non esistono limiti, ma solo costrutti irreali della nostra mente e dove tutto è possibile. Si tratta di visioni oniriche, dell’impotenza di fronte a forze invisibili e del ruolo che queste giocano, consciamente o inconsciamente, nelle nostre vite. Quella di Morau è una tavolozza di brevi studi che “minacciano mondi”, balletti che suggeriscono dittature, società deformate, perdita di punti di riferimento, frustrazione, crisi, rivoluzione e autorità. Lo scopo di Morau in questi “sogni notturni” non è tanto quello di raccontare una storia, quanto quello di presentare quello che definisce “un paesaggio aperto, che il pubblico può riempire con i propri sogni e le proprie idee”, il suo è dunque un invito ad essere creativi nell’assemblare una narrazione che funzioni per ciascuno di noi.
La partitura, firmata dalla compositrice catalana Clara Aguilar è un segno distintivo del suo genere: una buona dose di percussioni e colori vivaci. Ma la produzione presenta anche brani di Schubert, Rachmaninov e Weill, e spesso uno strumento a fiato o a corda accompagna i ballerini sulla scena, su tutti, vale la pena menzionare il superbo corno solista Heinz Della Torre. Il narratore è la “regina” ricoperta di diamanti, il basso-baritono Ruben Drole che guida in maniera caricaturale lo spettatore attraverso questo mondo misterioso. Marcos Morau lavora con pochi oggetti di scena e figure talvolta grottesche. La scenografia in bianco e nero di Max Glaenzel ricorda il cinema muto e il cabaret ed è dominata da un enorme lampadario. Le sfere luminose che lo compongono possono essere rimosse, utilizzate come palline o posizionate su quelle creature sovradimensionate tipiche del sogno che entrano in scena senza testa.
I ballerini del Balletto di Zurigo si rivelano ancora una volta a dir poco meravigliosi. In linea con i ritmi frenetici delle loro configurazioni di gruppo, hanno padroneggiato passi intricati, gesti frastagliati, contorsionistici ed ingombranti. Il pezzo che si colloca al di fuori delle precedenti esperienze di danza di questo ensemble di grande talento sebbene siano abituati a mettere in scena tutte le sfaccettature tra il neoclassico e il contemporaneo, qui si richiede ai ballerini movimenti che non hanno mai eseguito prima e di non lasciare quasi mai il palco per 95 minuti.
Morau, per questo nuovo lavoro si ispira al Grüne Tisch (tavolo verde) di Kurt Jooss (rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1932) in cui i politici siedono al suddetto tavolo, istigano alla guerra invece che alla pace, mandano la gente in disgrazia e i soldati alla morte. Malvagia volontà di potenza, menzogne, illusioni, abusi da cima a fondo, il “Tavolo verde” è nato tra le due guerre mondiali e Morau ci chiede forse oggi se questo tavolo sia cambiato o meno facendoci voltare lo sguardo a quanto accade nel mondo oggi.
Nachtträume è una serata in bianco e nero, il cui palco rimane in penombra per tutto il tempo. I costumi elaborati di Silvia Delagneau sono neri – in contrasto con del bianco, grigio o elementi di pallette e brillantina, intervallati da rari momenti di rosso – un mazzo di rose, una luna rossa; chissà un po’ di speranza-. Il tavolo, rettangolare nell’opera di Jooss, è rotondo e molto grande nell’opera di Morau.
Ruben Drole canta un brano di Schubert, accompagnato al pianoforte da Luigi Largo in modo affatto romantico; la scena poi si allarga in un allegro spettacolo e trasportate dai ballerini, delle pecore bianche di lana saltellano sul palco e rendono il tutto un incredibile connubio tra romanticismo, allegorico e grottesco.
“Amami”, ordina la regina all’inizio e alla fine dell’opera ma non ci riesce, né con i ballerini né con il pubblico. Chissà, quindi, se davvero le cose sono cambiate dal Tavolo di Verde di Joss. Siamo forse in grado di cambiare il destino e ‘amarci’ gli uni con gli altri…
Dopo l’acclamata prima, celebrata con una standing ovation, il Ballett Zürich ha ricevuto il premio “Glanzlicht des Jahres” (“Highlight of the Year”) dalla rivista “tanz”, assegnato sulla base dei sondaggi della critica e più che meritato, soprattutto dopo questa serata.
Non si può che elogiare la compagnia e consigliare questa enorme produzione a tutti gli amici e appassionati di danza.