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Teatro Prati Stagione di prosa 2023-2024

‘O Scarfalietto nella riduzione di Fabio Gravina
Il primo atto si svolge nella casa di Amalia e Felice Sciosciammocca, giovani sposi, i quali, a seguito di continui litigi, che vedono coinvolti anche i loro camerieri, Michele e Rosella, decidono di separarsi chiamando in causa i loro avvocati Anselmo e Antonio. Nella lite viene coinvolto anche il malcapitato Gaetano Papocchia, uomo curioso e dal carattere singolare, che si rivolge ai coniugi per prendere in fitto una casa di loro proprietà nella quale sistemare la sua giovane amante, la ballerina Emma Cartcioff.
La scena del secondo atto è ambientato dietro le quinte del teatro dove lavora Emma, nel quale fervono i preparativi per il nuovo spettacolo. Qui si reca spesso Don Gaetano, che ricopre di gentilezze la ragazza, non sapendo che la stessa ballerina è amata anche da Antonio. E qui capitano anche Felice e Amalia, che pretendono a tutti i costi che Gaetano diventi loro testimone nella causa di separazione. Nella confusione generale si inserisce anche Dorotea, moglie di Gaetano, che, venuta a sapere della storia di suo marito con la ballerina, è decisa a chiedere giustizia.
Il terzo atto è ambientato in un’aula di tribunale, dove convengono tutti i personaggi della commedia e dove, dopo le testimonianze e le arringhe degli avvocati, la giuria potrebbe proclamare il verdetto finale. Ma nell’atmosfera esagerata e inverosimile delle storie di Scarpetta, tutto è possibile…

Questa commedia venne scritta da Eduardo Scarpetta nel 1881 è ispirata all’opera francese “La Boulè” di Meilhac e Halèvy. Il personaggio centrale, don Felice Sciosciammocca, è una delle maschere più frequenti della sua Opera, che esprime in sé i caratteri fondamentali della commedia napoletana, i quali ricorrono senza dubbio anche nell’arte di Eduardo De Filippo.

Tre calzoni fortunati nella riduzione di Fabio Gravina
La trama è piuttosto intrecciata, ricca di equivoci, di colpi di scena e di grandi battute.Ci caliamo nella realtà della Napoli povera, dove la gente vive di lavori giornalieri, e di piccoli espedienti, ma sempre con allegria e con un innato ottimismo. Il personaggio principale è Don Felice Sciosciam-mocca, un uomo povero e semplice, che campa alla giornata, con la speranza che arrivi, prima o poi, l’occasione giusta che possa cambiargli la vita.
Nella casa di Don Felice si rifugia Amelia, una giovane ragazza figlia della signora dove sua moglie prestava servizio, che è fuggita di casa per coronare la sua storia d’amore con un giovane mal visto dall’aristocratica famiglia di lei. Don Felice e la moglie la ospitano con grande affetto, nonostante le loro povere condizioni e i “contrattempi” che da questa ospitalità deriveranno.
Un bel giorno a Don Felice viene recapitato un pacco da parte di un caro cugino, che contiene… tre paia di vecchi calzoni. Apparentemente sono oggetti di valore comune, che però celeranno grandi sorprese. Quali? Beh, vi invitiamo a scoprirle in Teatro, gustandovi dal vivo questo spettacolo.
In questa rappresentazione possiamo ritrovare i tratti caratteristici delle opere teatrali di Eduardo Scarpetta. In particolare nei personaggi, che rispecchiano fedelmente la misera condizione sociale del popolo napoletano dell’epoca, e che affrontano i guai della vita col sorriso e con la battuta di spirito, credendo fortemente che prima o poi la buona sorte busserà alla loro porta. Soprattutto, le difficoltà non inaspriscono queste persone, che sanno invece stringersi tra loro con genuina solidarietà.
Anche in questa commedia alla fine ci sarà un riscatto per tutti: l’invito per il pubblico è quello di ri-dere, perché soltanto col sorriso e con la battuta la vita assumerà un altro colore.

“Na pecora viziosa” nella riduzione di Fabio Gravina
Questa commedia è tratta da “Tre pecore viziose”, scritta da Scarpetta nel 1881. La storia: Felice Sciosciammocca protagonista di questa vicenda è sposato con Beatrice, la quale tiene le redini di tutta la famiglia, è una donna imponente e autoritaria essendo la ricca proprietaria che amministra tutte le sostanze di casa Sciosciammocca. L’arrivo inaspettato in casa Sciosciammocca, di Giulietta, amante di Felice, creerà una serie di equivoci, di situazioni tragicomiche al limite del paradosso che accompagneranno lo spettatore al consueto finale scritto dal grande Scarpetta per il solo sanissimo scopo di divertire il pubblico.
Eduardo Scarpetta (Napoli 12 marzo 1853 – 29 novembre 1925), considerato il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Eduardo Scarpetta all’età di quindici anni decide di entrare in una compagnia teatrale sia per seguire la sua ambizione che per aiutare la famiglia in gravi condizioni economiche. Entrato nella compagnia di Antonio Petito, ne diviene capocomico nel 1879; tra i personaggi da lui interpretati ricordiamo Felice Sciosciammocca. Ambizioso e arrivista, Scarpetta mira a emergere a tutti i costi, fino al successo strepitoso con Don Felice maestro di calligrafia meglio conosciuta come Lu curaggio de nu pompiere napulitano. Nel 1880, grazie a un ingente prestito, riesce a riaprire e rinnovare il vecchio e glorioso San Carlino dove debutta con la commedia Presentazione di una compagnia comica. È il capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo e fondatore del teatro dialettale moderno, specializzato nell’adattare la lingua napoletana in moltissime pochade francesi. La sua commedia più celebre, Miseria e nobiltà, è una creazione originale del suo repertorio. Dal 1875 si afferma come commediografo seppur la carriera in questo senso sia interrotta bruscamente da una celebre causa intentatagli da Gabriele D’Annunzio nel 1904. Deluso e amareggiato, nel 1909 Scarpetta si ritira dalle scene teatrali. Attore cinematografico, gira anche alcuni film per una casa di produzione milanese, tratti da sue commedie quali la suddetta Miseria e nobiltà (1914) oltre a La nutrice e Un antico caffè napoletano (1914), Tre pecore viziose e Lo scaldaletto (1915). Di questi film rimangono solo alcune foto di scena. È padre di numerosi figli, riconosciuti e no, tra cui Vincenzo, Domenico e Maria Scarpetta, Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, Ernesto Murolo, Eduardo (in arte Passarelli) e Pasquale De Filippo.

‘A nanassa di Eduardo Scarpetta nella riduzione di Fabio Gravina
Questa commedia in 3 atti è stata portata per la prima volta in scena dallo stesso Eduardo Scarpetta alla fine dell’ottocento è una delle sue commedie più frequentemente rappresentate e il pubblico, che negli anni l’ha vista è rimasto sempre colpito dal brio e dai simpatici equivoci che si intrecciano. Tratta da “La dame de chez Maxim” di Georges Feydeau, non si allontana dall’ormai collaudata formula, incentrata su una molteplicità di personaggi che, ciascuno a suo modo, è protagonista della storia. Qui, Felice Sciosciammocca, sposato con Clementina, vedova e benestante, non riesce a frenare i bollenti spiriti che lo portano a trascorrere una serata con la bella Giulietta, detta ‘a Nanassa. Questa, innamorata di Errico Delfino, si spaccia per moglie di Felice, costringendolo ad assecondarla, in casa di Don Cesare, zio di Felice. Questo scambio sarà la causa scatenante di una serie di impicci dai quali, però, il protagonista riuscirà sempre a venir fuori. Tra i vari interpreti, ha un ruolo determinante anche una poltrona, detta “estatica”, acquistata da Felice per i suoi esperimenti scientifici. Uno spettacolo in cui gli attori regalano al pubblico la gioia e la poesia del teatro napoletano, fatto di intrighi, inciuci, malintesi grotteschi e vulcanici. . Insomma uno spettacolo molto “interessante” da non perdere… Siamo nei primi anni del 1930.
Origine del nome. “Sciosciammocca” in lingua napoletana sta ad indicare colui che sta a bocca aperta; letteralmente scioscia vuol dire soffia e ‘mmocca equivale a in bocca: quindi respira a bocca aperta. Si tratta quindi di una persona che si meraviglia di tutto, credulona, di una ingenuità che arriva alla stupidità.
Una curiosità: Il primo spettacolo della Stagione di prosa 1955/56 del Teatro San Ferdinando con la regia di Eduardo De Filippo fu: ‘A nanassa, va in scena al San Ferdinando il 30 settembre 1955. Nel corso della stagione verranno messi in scena diversi altri lavori, ai quali collaborerà saltuariamente, affidandone la direzione ad altri registi. In questa compagnia si formeranno attori come Pupella Maggio, Franco Sportelli e altri, che entreranno successivamente a far parte del Teatro di Eduardo con ruoli di primo piano.

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