drammaturgia e regia Ugo Chiti
con Massimo Salvianti, Lucia Socci, Andrea Costagli
costumi Giuliana Colzi
luci Marco Messeri
produzione Arca Azzurra
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Anche quest’anno, l’ Associazione Progetto Arcobaleno, storicamente impegnata nell’accoglienza delle alte marginalità, si è aperta agli spettatori, in occasione del Festival Il respiro del pubblico, organizzato da Cantiere Obraz; l’ evento, giunto con successo alla sua terza edizione, si è concluso, infatti, con tre bellissimi monologhi di Ugo Chiti, messi in scena, presso questi spazi insoliti, in un clima caloroso e informale.
La scenografia, quasi assente, si è profondamente arricchita di architetture narrative catturanti, che il vernacolo fiorentino ha contribuito a contestualizzare marcatamente, esaltando la sapidità dei racconti, tanto semplici quanto dolci e aspri assieme.
Una girandola emotiva, di stridori e armonie, ha attraversato l’atmosfera, con la disinvolta coloritura genuina, tipica di quei bottegai che la vita, il lavoro, il tempo, hanno confinato sul ciglio della strada di quartiere, dietro il bandone, la vetrina e il banco che consuma le loro storie, le loro fragilità, le aspirazioni, le difficoltà.
Tre brani che fanno i conti con le aspettative, le violenze, il mercato senza sconti degli affetti di comodo, il vasto assortimento delle scelte troppo costose, le rinunce, i sacrifici che alimentano la sanguinosa, mortale macelleria della cassa, nella fabbrica a ciclo continuo della compravendita che piega e confeziona anche i sogni e i pensieri, mentre accumula ricchezze che nessuno dei personaggi sa spendere veramente.
Le interpretazioni degli attori hanno sorpreso, commosso, inciso, rotto il silenzio interiore del pubblico, raccolto e assorto nell’apparente clima di quotidianità familiare ispirata dai personaggi, che sono poi scivolati, gradualmente, in una fedele rappresentazione dell’intimità della vita: una botte di cui, prima o dopo, si arriva a grattare il fondo.
Ines Arsì