“La buona novella” di Fabrizio De André rappresenta un tratto distintivo ed unico nella poetica e nulla musica del cantautore genovese. Un’autentica chicca nel panorama musicale degli inizi anni ’70 con quello che lo stesso Neri ha ” considerato uno dei primi, se non addirittura il primo concept album della discografia italiana”.
Ebbene, lo spettacolo di cui Marcoré è stato letteralmente protagonista al teatro Donizetti di Bergamo con i suoi compagni di viaggio (straordinari musicisti di un ensemble acustico!) per oltre un’ora, è stato come se il pubblico immerso in uno spazio indefinito stesse ripercorrendo la storia umana di Gesù e della Madonna sulla scorta di alcuni dei Vangeli apocrifi ripresi da De André nel 1969 (dal protovangelo di Giacomo e dal Vangelo arabo dell’infanzia) nel duplice raffronto con quelli cosiddetti “canonici”. Dopo un’introduzione allo spettacolo, s’inizia con “Laudate dominum” proseguendo con “L’infanzia di Maria”, “Il ritorno di Giuseppe”, “Il sogno di Maria”, per concludere con uno stupendo “Testamento di Tito” e “Laudate hominem”.
In buona sostanza, Marcoré ha saputo fornire il quadro per una lettura alquanto esauriente della vita e delle opere di colui il quale “è stato – per dirla con Faber – il più grande rivoluzionario di tutti i tempi”. Dunque ben ottanta minuti tra musica e racconto intensivi per far capire alla vasta platea di un teatro sold out, nella bella interpretazione di Marcoré, quello che De André è riuscito ad esprimere: ovvero la grande umanità dei suoi personaggi. Il tutto condito dagli arrangiamenti di Paolo Silvestri (che ha curato anche la direzione musicale dello spettacolo) e “ad un ensemble di cantanti – come si legge dalle note del regista Giorgio Gallone – fortemente virato al femminile. Come a dire che “La buona novella” tratta certo la passione di Cristo ma la racconta anche e sorprendentemente dalla parte di Maria, madre bambina inconsapevole e prescelta prima, straziata e piangente mater dolorosa poi”.
Marcoré ha saputo dunque cogliere quelle sfumature nel canto e nel racconto di una storia che, probabilmente, i più non conoscono. Vicende di vita vissuta in cui è stato narrato il periodo, pure turbolento, di un bambino: Gesù, che come tutti i bambini, sapeva fare pure “marachelle e dispettucci” nei confronti dei propri coetanei (e non solo), anche se possedeva, per dirla con Marcoré: dei veri e propri “super poteri” che fece valere sin dai suoi primi anni di vita.
Aneddoti e fatti che i Vangeli apocrifi hanno saputo far risaltare come pure l’atteggiamento dimesso e stanco di un uomo come Giuseppe che quasi novantenne, “era costretto” a riprendere il figlio per le sue “intemerate” intemperanze. Ecco, pertanto, come la storia di Gesù e di sua madre poi non sia così diversa dalle innumerevoli storie che l’avevano preceduta o seguita. Vien fuori prepotentemente la testimonianza di un’umanità che altro non è che la rappresentazione plastica della “normalità” di ciascun individuo poi non tanto dissimile dall’altro con le sue paure, le sue gioie, le sue angosce e le sue incomprensioni e dove grazie a Gesù viene fornita anche la chiave della salvezza dell’uomo nel regno di Dio.
Una testimonianza recondita e di cui Faber è stato un degnissimo quanto grande interprete, così come molto bene ci ha saputo fare lo stesso Marcorè che ha saputo mirabilmente stare dietro al Maestro genovese. Mentre il pubblico del teatro non ha mancato di riservare a lui ed alle musiciste: Giuia (voce e chitarra), Barbara casini (voce, chitarra e percussioni), Anais Drago (violino e voce) ed Alessandra abbondanza (voce e fisarmonica) nonché all’unico musicista Francesco Negri (al pianoforte) un tripudio di applausi convinti e molto apprezzati. Con Marcoré, a fine spettacolo, intento all’unisono con i suoi compagni e gli spettatori, a sipario aperto sul palcoscenico e luci accese, ad intonare ed a battere le mani a tempo: “Il pescatore”.
Senza dimenticare i meriti di Marcello Chiarenza che ha curato le scene, Francesca Marsella i costumi ed Antonio Mantovani le luci, per una produzione del teatro Stabile di Bolzano, del teatro Carcano di Milano e la fondazione teatro della Toscana e Marche teatro. Nel frattempo, proseguiranno – sempre sold out – fino alla prossima domenica in pomeridiana le repliche di uno spettacolo che piace ed emoziona.