La programmazione del Teatro Verdi di Pordenone non si è mai fermata: dall’inizio del lockdown ad oggi sul suo sito e i canali Social è infatti in corso presente una ricca programmazione “on demand”.
Il Teatro pordenonese, però, adesso rilancia per spostare, sempre di più, l’attenzione sugli artisti lanciando un appello pubblico al mondo delle istituzioni e della cultura, perché agli artisti sia permesso di lavorare eseguendo le loro prestazioni direttamente sul palcoscenico del teatro, anche in assenza di pubblico. Una proposta concreta, a partire dal comparto musicale, che da sempre ha trovato nel Verdi un palcoscenico privilegiato per la valorizzazione dei giovani talenti. Il Teatro si farebbe carico non solo di retribuire le performance, ma anche di registrarle in forma professionale per poi rilanciarla sui suoi canali web, se non in diretta streaming.
«Il mondo dello spettacolo vive grazie alla presenza degli artisti, spiega il Presidente del teatro Giovanni Lessio, senza di loro non ci sarebbe spettacolo e non ci sarebbero i teatri. In questo momento ritengo che la priorità sia quella di rispondere in primis alle loro esigenze per poter garantire – soprattutto agli artisti più giovani, che non possono contare sulla notorietà o su una situazione economica già consolidata – nuove possibilità di lavoro e sostentamento».
Al primo posto, naturalmente, resterebbe il massimo rispetto delle disposizioni vigenti per la tutela della salute degli artisti e di tutto il personale coinvolto: l’osservanza delle distanze di sicurezza e un numero limitato di persone presenti. La finalità è quella di dare un segnale di attenzione ad una categoria che rischia, forse più di altre, di pagare un altissimo prezzo alla crisi causata dalla pandemia.
«Se attendiamo un anno, un anno e mezzo, prima che l’artista possa tornare a svolgere il proprio mestiere, rischiamo davvero che il mestiere stesso sia messo in serio pericolo», spiega il pianista di fama mondiale e consulente artistico del Teatro Verdi di Pordenone Maurizio Baglini. «Per far sì che domani, quando saremo tutti liberi dall’incubo del virus, ci sia un pubblico ancora più dinamico, eterogeneo, voglioso di ascoltare musica dal vivo, bisogna preservare la professione della figura dell’artista che per esistere, per non spegnersi, deve potersi misurare con la performance dal vivo, che ci sia pubblico in presenza, o meno. Trovo davvero opportuno che qualche illuminata Istituzione culturale possa pionieristicamente farsi carico, in questo momento, di questa missione sociologica fondamentale. Il Verdi di Pordenone è una volta di più un passo avanti nell’ideare formule di educazione culturale innovative».
L’appello del Teatro di Pordenone ben si sposa con la sensibilità del suo pubblico che sta aderendo numeroso alla campagna nazionale #iorinuncioalrimborso, che abbraccia il mondo teatrale e che aiuta il Teatro a proseguire la sua attività culturale a distanza.