Se all’inizio, oltre a manifestare vivo interesse, nutrivo qualche perplessità sulla padronanza scenica di Lucrezia Lante della Rovere, devo confessare che le nebbie del dubbio si sono disperse fin dalle prime battute. La stessa cautela s’è fatta certezza nei confronti di Concita De Gregorio, giornalista da sempre apprezzata, nella veste di autrice del romanzo da cui sono stati estratti i magnifici frammenti. L’unico “personaggio” sulla quale non avevo dubbi, avendola apprezzata in molte occasioni, era Vicky Schaetzinger musicista e concertista di grande valore e spiccata personalità.
La pièce indaga e viviseziona con grande partecipazione il dolente universo femminile, le contraddizioni della donna nel suo essere oggetto della violenza maschile in tutte le declinazioni da quella psicologica alla più brutale accezione e la sua capacità di sopportare, di convivere con il dolore. Si chiede l’autrice che cosa c’è nella testa delle donne che le porta ad avere una confidenza col dolore che a volte sfiora il masochismo? Perché qualcuna ama così poco se stessa al punto da accettare che la propria vita sia un calvario? Qual è il prezzo che tutte pagano per avere indipendenza e libertà? Storie e voci di donne nei loro quotidiani rapporti con l’intolleranza, la prepotenza, la protervia, la perversione dell’uomo e il nodo inestricabile che lega la vittima al carnefice. Ma Concita non racconta solo storie appassionanti e commoventi di donne, famose e non che – nella presunzione di poter cambiare la situazione così come la topolina della favola pretende di cambiare il gatto – hanno per anni continuato a farsi del male. Ma racconta anche storie salvifiche di donne che riescono a trasformare il dolore in forza, che elaborano la sofferenza in dignità e si ribellano dimostrando che l’uomo, pavido con i forti, è l’anello debole della catena.
Spettacolo intenso che fa riflettere, commuove e, in certi momenti, stempera la tensione con intermezzi divertenti. Di grande impatto emotivo il concerto fra l’interpretazione intensa, appassionata di Lucrezia e le musiche della bravissima Vicky. Molto accurata e misurata la regia di Francesco Zecca. Belle infine le scene e funzionali le luci di Mario Loprevite. Vibranti gli applausi da parte di un pubblico attento e appassionato che ha riempito il teatro in modo inusuale in questi tempi grami.