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Quartett (Le relazioni pericolose)

fotodi Heiner Müller 
da Le relazioni pericolose di Laclos 
nuova versione italiana Agnese Grieco e Valter Malosti 

con 
Laura Marinoni
 (Merteuil) 
Valter Malosti
 (Valmont)

regia VALTER MALOSTI

 

Si apre la scena e subito siamo catapultati nell’anima dei due protagonisti, il visconte di Valmont e la marchesa de Merteuil. Due anime fredde e spietate come le luci dell’asettica stanza di ospedale che domina tutta la scena.

Un letto mobile che permette il cambio di scena e concede ai due attori, Laura Marinoni e Valter Malosti, di esprimere il loro “talento teatrale delle bestie”, a cui fanno riferimento spesso i due protagonisti.

Un talento teatrale che gli permette di indossare i volti di altri due personaggi: Valmont si trasforma in la Tourvel, obbligata a sacrificarsi per salvarlo dalle tentazioni e la marchesa assume il ruolo proprio di Valmont, e non per caso. E’ lei infatti a guidare la scena, è lei il vero regista delle “relazioni pericolose” che intercorrono tra Valmont, la Tourvel e la giovane nipote di Merteuil, Cécile de Volanges.

Proprio come bestie si lasciano guidare esclusivamente dal loro istinto e in tutto questo l’assassinio e la morte sembrano quasi un atto salvifico che ripulisce quella stanza di ospedale.

fotoLa separazione tra carnalità e sentimento diventa quasi l’obiettivo alto da raggiungere, una virtù che deve essere coltivata ad ogni costo.

I tre specchi, posti in fondo alla scena, più volte permettono ai due personaggi di riflettere loro stessi, ma questi specchi essendo opacizzati, mostrano un’umanità ormai superata.

Il regista, Valter Malosti, porta in scena Quartett di Heiner Müller, ispirato al romanzo maledetto “Le relazioni pericolose” di Laclos, ed imposta l’intera sceneggiatura sullo scambio di battute, che si trasformano anche in lunghi monologhi, assumendo la forma di un duello tra esperti spadaccini.

Pur rimanendo immobili nella freddezza della scenografia, le vicende si susseguono, come sprazzi di storia, al ritmo di una musica che incalza i movimenti e accompagna, come un maestro d’orchestra, la recitazione dei due attori, aggiungendo enfasi ai testi e permettendo al pubblico di essere guidato anche lui nel pensiero dei due libertini.

fotoI colori che, in momenti precisi illuminano la scena, sono anch’essi spenti, aridi e in conflitto con l’idea stessa di colore. Vengono infatti chiamati in causa per descrivere la morte nelle sue diverse forme e la malattia, che incombe.

Sesso, identità e finzione sono i tre temi principali che non rispettano una gerarchia, ma sembrano legarsi l’uno all’altro diventando parte di quel “talento teatrale delle bestie”, che ha preso il posto dell’umanità dei due personaggi.

Il vero protagonista in questo spettacolo di prosa sono proprio le pieghe dell’anima di Merteuil e Valmon, che via via si rivelano al pubblico, ma che i due conoscono bene a tal punto che i peccati dell’uno sembrano ricadere sull’altra e viceversa. Sono due anime che si compensano e combaciano fino a diventare due facce della stessa medaglia.

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