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La coscienza di Zeno

fotodi Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo

con Giuseppe Pambieri, Nino Bignamini, Giancarlo Condé

e con (in ordine alfabetico) Silvia Altrui, Guenda Goria, Margherita Mannino, Marta Ossoli, Antonia Renzella, Raffaele Sincovich, Anna Paola Vellaccio, Francesco Wolf

Scene Lorenzo Cutùli Costumi Carla Ricotti Musiche Giancarlo Chiaramello

Regia Maurizio Scaparro

Produzione Teatro Carcano di Milano

Italo Svevo portato in scena davenerdì 11 a domenica 13 aprile al Teatro Duse con la regia di Maurizio Scaparro con Giuseppe Pambieri che interpreta le considerazioni e le riflessioni di Zeno. Romanzo memoriale che diventa vicenda teatrale, simbolo dell’uomo del ‘900 nella versione degli anni ’60 di Kezich.

Dopo l’applauditissimo debutto nazionale al Teatro Carcano a gennaio 2013 e una tournée che ha visitato nella stagione passata numerose città, “La coscienza di Zeno” arriva anche al Teatro Duse. Protagonista nel ruolo di Zeno Cosini Giuseppe Pambieri, attore tra i più versatili del nostro teatro, che tratteggia il suo personaggio con tocchi insieme ironici e meditativi. La regia, nitida e elegante, è firmata da uno dei maestri del teatro italiano e internazionale, Maurizio Scaparro, che vince in scioltezza la non facile scommessa di portare sulla scena il capolavoro sveviano, non catalogabile come romanzo d’azione o d’intreccio, bensì libro d’iniziazione e introspezione. Scaparro fa proprio lo storico adattamento che Tullio Kezich realizzò per il teatro nel 1964, primo interprete, nello stesso anno, Alberto Lionello, seguito nel 1987 da Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci e nel 2002 da Massimo Dapporto con la regia di Piero Maccarinelli.

Sullo sfondo di una Trieste cosmopolita e mercantile, crogiolo culturale della mitteleuropa, tra la fine della Belle Epoque e la Prima guerra mondiale, si svolge la vicenda di Zeno Cosini, che, partendo da una seduta psicanalitica, evoca i momenti salienti della sua vita (la morte del padre, l’amore non ricambiato per una fanciulla, il matrimonio di ripiego con una sorella di lei, la rivalità con il cognato Guido – che muore suicida – la relazione extraconiugale con Carla). Fragile e inadeguato di fronte ai cambiamenti della società, pieno di tic e di nevrosi, si dichiara “malato”, ma la sua malattia è tutta di origine psicologica. Di fronte alla vita Zeno riesce però sempre a mantenere un atteggiamento ironico e distaccato (“La vita non è né brutta né bella, ma è originale”) che gli permetterà di capirla meglio e, quindi, di crescere; uomo nuovo in cerca di un modo di essere plausibile in un mondo che sembra sfuggirgli. Sarà lui a dire il bellissimo, inquietante monologo finale sulla ferocia e l’inutilità di quella guerra che di lì a poco avrebbe rivoluzionato tutto.

Pubblicato nel 1923, “La coscienza di Zeno” abbandona il modulo romantico ottocentesco e, come nel caso di Musil o del pirandelliano Mattia Pascal, di Joyce o di Proust, ai quali pure è stato accostato, introduce l’aspetto tutto novecentesco dell’introspezione. Dal romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda si passa a una narrazione in prima persona che non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Nella sua opera più conosciuta Svevo affronta un viaggio nella mente umana, un percorso nella malattia e nella cura; ci parla dell’insoddisfazione e dell’inquietudine dell’uomo che si percepisce come corpo estraneo della società, fornendo il ritratto di un’epoca e, insieme, quello di un’umanità senza tempo.

Il romanzo si apre con la Prefazione: lo psicanalista “dottor S.” induce il paziente Zeno Cosini, vecchio commerciante triestino, a scrivere un’autobiografia come contributo al lavoro psicanalitico. Poiché il paziente si è sottratto alle cure prima del previsto, il dottore, per vendicarsi, pubblica il manoscritto. Nel preambolo Zeno racconta il suo accostarsi alla psicanalisi e l’impegno a scrivere il suo memoriale, raccolto intorno ad alcuni temi ed episodi.

Il fumo” racconta dei vari tentativi attuati dal protagonista per guarire dal vizio del fumo, che rappresenta la debolezza della sua volontà.

Ne “La morte di mio padre” è raccontato il difficile rapporto di Zeno con il padre, che culmina nello schiaffo dato dal genitore morente al figlio.

In “Storia del mio matrimonio” Zeno è alla ricerca di una moglie. Frequenta casa Malfenti e si innamora di una delle quattro figlie del padrone di casa, Ada, la più bella. Viene però respinto e, dopo essere stato rifiutato da un’altra sorella, viene accettato dalla materna e comprensiva Augusta.

Nel capitolo “La moglie e l’amante” Zeno rievoca la relazione con Carla; egli non sa decidersi fra l’amore per la moglie e quello per l’amante, finché è quest’ultima a troncare il rapporto.

Il capitolo “Storia di un’associazione commerciale” è incentrato sull’impresa economica di Zeno e del cognato Guido. Sull’orlo del fallimento, Guido inscena il suicidio per impietosire i familiari, ma muore.

Qui terminano i capitoli del memoriale. Zeno, abbandonato lo psicanalista, scrive un altro capitolo, intitolato “Psicoanalisi”, in cui spiega i motivi dell’abbandono della cura e proclama la propria guarigione. Il protagonista indica l’idea che lo ha liberato dalla malattia: “La vita attuale è inquinata alle radici”; in definitiva, l’unico mezzo per essere sani è l’autoconvincimento di esserlo.

La coscienza di Zeno” e Maurizio Scaparro sono entrati nella terna dei finalisti del Premio Le Maschere del Teatro 2013 per il migliore spettacolo e la migliore regia.

APERITIVO CON L’ATTORE: sabato 12 aprile alle ore 18.30 nel bar del teatro si terrà l’incontro con il pubblico con Giuseppe Pambieri e la compagnia de “la coscienza di Zeno”. Modera l’incontro il Prof. Giuseppe Liotta. Ingresso libero.

PROMO DELLO SPETTACOLO

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=PKJH9npKwE4

 

Prevendite presso la biglietteria del Teatro Duse (dal martedì al sabato dalle 15 alle 19), nei punti prevendita Vivaticket.

Biglietteria e informazioni: Via Cartoleria, 42 – tel. 051 231836

biglietteria@teatrodusebologna.it

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